Vincenzo Costa - C'era una volta un'Europa cosmopolita, lavoratrice, pacifista

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Vincenzo Costa - C'era una volta un'Europa cosmopolita, lavoratrice, pacifista


di Vincenzo Costa*


C'era una volta un'Europa cosmopolita che la guerra come scelta, per qualsivoglia ragione, non la contemplava nemmeno. Era l'Europa dei viaggiatori che considerava la pace tra i popoli come unica opzione e questo non per bontà d’animo, ma perché costoro avevano vissuto in più città, in più Paesi: non avevano una sola identità culturale, linguistica, geografica.

Era la Mitteleuropa di Joseph Roth, Zweig, Kraus, Canetti, quella di Herzog sulla frontiera franco-tedesca, di Brokken che ci racconta la vita di Dostoevskij e la magia eterogenea dei Baltici, della Zambrano e di Neruda esiliati, di Ernesto Sabato argentino, calabrese, arbëreshë che visse a Parigi innamorato della fisica e della filosofia. L'Europa dell'esule Tönle di Mario Rigoni Stern, caratterizzato dall'istintiva resistenza ad accettare come normale ciò che invece è determinato dalle dinamiche della Storia (la prima guerra mondiale), quella
di Ungaretti poeta della pace in trincea -si sta come d'autunno sugli alberi le foglie- e dello sradicamento geografico e interiore:"in nessuna parte di terra mi posso accasare, a ogni nuovo clima che incontro mi trovo languente che già gli ero stato assuefatto, e me ne stacco sempre straniero (...) cerco un paese innocente"

Non era dunque solo il vecchio continente degli ebrei erranti e degli intellettuali giramondo, era anche quello dei lavoratori uniti dalla fatica quotidiana come monito all’eccesso che la promessa di vittoria insita in ogni guerra cela. Lavoratori che potevano anche essere senza patria, come quell’uomo semplice del romanzo di Roth, il maestro “Giobbe”, diviso tra città e lingue (passa dal russo all’inglese) da non poterne abbracciare nessuna in modo assoluto: ‘’più la vita lo spoglia e lo sradica da tutto, più egli appare fermo, con lo sguardo lucido e una forza segreta di resistenza’’.

Era forse una fuga senza fine, una partita a scacchi giocata sul filo del rasoio, la nostalgia per un mondo che moriva, come sta morendo la nostra Europa, tradita dalle élites che ci avevano raccontato una storia diversa, nella quale l’odio per il nemico non c’era, dove la caccia alle streghe era un retaggio del passato, mera materia storica.
 
*Post Facebook del 3 aprile 2025
 

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