Nessuno le vuole più, ma le sanzioni alla Russia dureranno almeno fino a giugno: è la democrazia bellezza!

Tutto quello che impone il regime di Bruxelles e Francoforte non può più neanche essere discusso

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Nessuno le vuole più, ma le sanzioni alla Russia dureranno almeno fino a giugno: è la democrazia bellezza!


di Alessandro Bianchi

In quel mondo che si crede libero e democratico, alla fine tutti e 28 i paesi dei governi dell'Unione Europea hanno detto si ieri al prolungamento delle sanzioni alla Russia - un nostro partner strategico fondamentale a livello economico, energetico e geopolitico, divenuto un nemico, quando il regime nord-americano ha deciso di voler portare la Nato ai suoi confini, in Ucraina, giocando apertamente con scenari apocalittici di guerra termonucleare sul nostro territorio. 
 
La timida, ma seria al punto da far vacillare il suo governo, presa di distanza di Renzi delle settimane scorse è già passata nel dimenticatoio. Anche la Grecia di Tsipras, che se ricordate bene aveva messo la discussione del rinnovo delle sanzioni come uno dei suoi primi atti di governo, si è ormai allineata senza fiatare. 
 
Tutto quello che impone il regime di Bruxelles  e Francoforte non può neanche essere discusso. Ieri in Parlamento italiano, per farvi capire il livello di anti-democraticità vigente nei paesi membri dell'Unione Europea, si discutevano quattro diverse mozioni presentate dalle opposizioni che chiedevano al governo di non votare il rinnovo delle sanzioni. Rinnovo che era già stato deciso a Bruxelles. Quello che fa ancora più sorridere che anche il principale partito della maggioranza, il Pd, ribadiva la necessità di un dialogo prima del rinnovo di sanzioni. Rinnovo che l'esecutivo a sua guida aveva già autorizzato. Siamo ormai oltre il “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”, Bruxelles e Francoforte hanno reso i Parlamenti dei paesi dell'Europa del Sud un triste spettacolo del teatro dell'assurdo. Siamo più che al bivacco, ormai all'”Huis clos” di Sartre, che in traduzione italiana porta il titolo Porta chiusa, un dramma di anime morte che giocano a discutere dell'esistenza. 
 
Questa Europa non è riformabile, è un regime totalitario. Come tutti i regimi totalitari va abbattuto, alternative non esistono. Nel contesto attuale e per il livello di globalizzazione raggiunto a livello economico e finanziario, un singolo paese difficilmente potrà farlo da solo. Ma dopo la Grecia, le elezioni in Portogallo e poi quelle in Spagna di domenica hanno mostrato come in Europa del sud le popolazioni abbiano ormai la consapevolezza del cambiamento. Questo processo deve avvenire a livello di Europa del sud e tutte queste forze devono iniziare a discutere con un'unica voce per riportare la sovranità, come ha ricordato Iglesias ieri in conferenza stampa, al centro del dibattito politico interno.
 
Come sottolinea correttamente Mauro Gemma, direttore di Marx 21, “nessuno di questa Europa che qualcuno si illude ancora di "riformare", anche in questa occasione, ha avuto una sola parola, non dico di condanna, ma neppure di preoccupazione sulla messa al bando dei comunisti in Ucraina. E si, hanno scelto proprio il momento più opportuno per rinnovare il loro sostegno ai nazisti che governano a Kiev”. 
 
Se solo avessimo una stampa libera in un mondo che si crede ancora libero, i governi nazionali subirebbero la pressione per far valere le istanze nazionali contro il regime dell'Ue. Ma il circo mediato si mobilita, al contrario, quando un esecutivo chiede un dialogo sul rinnovo e non si accoda ai criminali bombardamenti della faticente coalizione internazionale. Il risultato? Rinnovo automatico e soldati in Iraq e Renzi ha probabilmente salvato il suo governo. E' la democrazia bellezza.

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