L'lluminante intervista del direttore dell'Aifa

Ieri interessante intervista sul Corriere al direttore dell'AIFA dott. Nicola Magrini.
Dell'intervista, che può essere letta integralmente a questo link, due punti mi sembrano illuminanti e vi voglio dedicare qualche breve considerazione.
Il primo punto chiarisce qual è la strategia che stiamo adottando. Questa volta, finalmente, le carte sono in tavola: secondo il direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco d'ora in poi dovremo vaccinarci contro il Covid tutti ogni anno ("ma sarà una decisione collegiale da prendere nei prossimi mesi").
Dunque, eccoci al punto.
La strategia che, come nazione, intendiamo adottare è quella di vaccinare con una cadenza di circa 9 mesi tutta la popolazione italiana finché il virus sarà in circolazione.
E siccome, per le sue caratteristiche di alta contagiosità e di limitata durata dei vaccini, il virus, salvo miracoli, non potrà MAI essere debellato in modo terminale, questo significa rendere l'intera popolazione italiana dipendente dalla somministrazione regolare del vaccino per sempre.
Naturalmente nel frattempo il virus muterà, e i produttori del vaccino dovranno rincorrere le mutazioni, il vaccino dovrà essere aggiornato. In tutti gli spazi tra una mutazione e l'aggiornamento del vaccino saremo di nuovo in situazione emergenziale, in un perenne "stato d'eccezione", mentre una popolazione che non ha sviluppato difese naturali sarà alla mercé, per la sua funzionalità lavorativa e quotidiana, dalla disponibilità di un vaccino prodotto da una multinazionale.
Questo nel caso più felice, quello in cui i vaccini non mostrassero effetti collaterali seri nel medio periodo.
Se sfortunatamente dovesse invece verificarsi proprio quest'ultimo caso, ci troveremmo d'un tratto senza vaccini, con una popolazione prevalentemente 'vergine' quanto a difese immunitarie autonome specifiche, e con in circolazione un virus 'selezionato' dai vaccini (non si tratta naturalmente di una selezione di tipo 'darwiniano', visto che il virus non ha replicazione sessuale, ma non approfondiamo qui il punto).
Sarebbe una catastrofe peggiore di quella vissuta finora.
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Molte altre cose nell'intervista sarebbero degne di osservazione. Ad esempio la liquidazione di ciò che sta avvenendo in Israele, dove il vaccino sembra mostrare una copertura da infezione di solo il 39% (vedi articolo) - e dove stanno cercando già di rincorrerlo con una terza dose - come un "eccesso di prudenza".
Ma il secondo punto cruciale è la chiusa dell'intervista. Qui il dott. Magrini esprime la propria sorpresa, dopo aver letto sui giornali ("io non ne sapevo nulla") che le aziende farmaceutiche, dalla cui attività ci stanno rendendo totalmente dipendenti, avrebbero aumentato i prezzi dei vaccini.
Subito dopo, però, il direttore dell'AIFA trova la giustificazione - com'è che non c'era venuta in mente prima:
"Credo che sia stato motivato dagli investimenti sulla produzione e la distribuzione di vaccini efficaci anche contro le varianti virali da rendere disponibili già nei primi 2 trimestri del 2022."
In sostanza, il direttore ci spiega da un lato di non capire come sia possibile che un'azienda farmaceutica possa usare la propria leva, in termini di potere contrattuale dominante, per incrementare i profitti.
In effetti è assai plausibile che il direttore di un'agenzia che si occupa di rilasciare le patenti per la commercializzazione nazionale dei prodotti delle case farmaceutiche ignori che si tratta di ordinarie imprese capitalistiche guidate dalla massimizzazione del profitto. Si può capire la sorpresa. Finora eravamo tutti convinti che si trattasse di organizzazioni di francescani che operavano pro bono.
Ma a ripristinare la sua fiducia nell'ispirazione filantropica delle case farmaceutiche ecco la soluzione!
Le case farmaceutiche aumentano i prezzi, ma non perché sono macchine da profitto e ora sono nella posizione di ottenerlo, no, lo fanno perché hanno bisogno di soldi, da impiegare nella ricerca sulle varianti virali del 2022! (In effetti visti i magri bilanci dell'ultimo anno, le si può capire).
In sostanza a ispirare la nostra strategia anti-Covid sembra esserci gente che, o non ha idea dei meccanismi economici più elementari, o fa finta di non conoscerli.
Non è facile decidere quale delle due prospettive sia più preoccupante.

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