Addio al russo: Poroshenko impone l’inglese come seconda lingua per governo, esercito e funzionari

Addio al russo: Poroshenko impone l’inglese come seconda lingua per governo, esercito e funzionari

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di Eugenio Cipolla

  

E’ ancora vivo nella memoria di molti il ricordo di una leggendaria zuffa in Rada, qualche anno fa, a causa di un progetto di legge che doveva rendere il russo seconda lingua ufficiale del paese. Allora furono molte le critiche ricevute dal governo filorusso guidato da Viktor Yanukovich. Le proteste dilagarono in buona parte del paese, lo speaker della Rada si dimise in segno di protesta, l’occidente bollò il progetto del presidente ucraino come il tentativo di distruggere definitivamente l’identità dell’ex repubblica sovietica, svendendola al “dittatore Putin”. Quattro anni dopo le parti si sono praticamente invertite. Alla guida del paese c’è un presidente filo-occidentale che nei discorsi ufficiali utilizza l’ucraino (e non il russo come Yanukovich e Azarov) e che sta attuando un vero e proprio piano di occidentalizzazione della nazione ucraina.

Con la legge sulla ‘decomunistizzazione’ del paese, ad esempio, molte città sono state rinominate per cancellare il ricordo di nomi russi o troppo legati al periodo dell’Unione Sovietica. Così Dnipropetrovsk, una delle maggiori città nell’est del paese, è stata rinominata qualche mese fa semplicemente Dnipro. Con essa anche Dniprodzerjynsk, che si chiamerà Kam’ianske, mentre Kirovograd sarà ribattezzata molto presto in Kropyvnytskyi. La “svolta” ha riguardato anche la toponomastica e il reparto alimentare. La Moskovskaya Prospekta, una lunga strada nel centro di Kiev, sarà intitolata a Stepan Bandera, simbolo dell’UPA, l’esercito insurrezionale ucraino che durante la seconda guerra mondiale collaborò con il regime nazista. Stessa sorte per un tipo di salsiccia, anche questa chiamata Moskovska e anche questa chiamata con il nome di Bandera.

La vera svolta, però, è nell’auspicio espresso l’altro giorno da Petro Poroshenko in occasione delle celebrazioni per il 400° anniversario della Mogilyanka, una delle istituzioni universitarie più importanti del paese. «Nella vostra accademia – ha detto il presidente ucraino – sono state introdotte due lingue di lavoro: ucraino e inglese. Penso che sarebbe una cosa buona per il paese, e non solo per la Mogilyanka, se questo avvenisse anche nel meccanismo amministrativo». Il magnate ha spiegato che l’insegnamento della lingua inglese sarà una delle priorità delle politiche statali e che lui stesso è favore della sua introduzione come «seconda lingua di lavoro». In realtà già da quasi un anno, e limitatamente allo staff dell’Amministrazione presidenziale, il requisito della lingua inglese è in vigore, come aveva spiegato il Dmitry Shimkiv, che dell’amministrazione Poroshenko è il vice capo. Per i dipendenti delle altre agenzie governative la regola entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2017. «Daremo loro l’opportunità di imparare gratuitamente la lingua inglese. Forniremo anche un certificato di riconoscimento e un premio del 10% sullo stipendio», aveva spiegato Shimkiv.

Oggi intanto è entrato in vigore un decreto firmato da Poroshenko che obbliga i funzionario di alto livello a imparare perfettamente l’inglese, lingua ufficiale del Consiglio d’Europa, entro il maggio del 2018. Assieme ad essi anche gli ufficiali dello Stato maggiore dell’esercito ucraino avranno un anno di tempo per conoscere alla perfezione la seconda lingua. «Il comando supremo avrà il compito di far imparare l’inglese ai suoi ufficiali e questo compito dovrà essere assolto entro un anno», ha detto Valentin Fedichev, direttore del dipartimento per le politiche sociali e umanitarie del Ministero della Difesa di Kiev. Fedichev ha aggiunto che gli ufficiali dovranno raggiungere un livello linguistico pari agli standard imposti dalla Nato. La svolta filo-occidentale dell’Ucraina è appena cominciata, ma le resistenze sulla lunga strada di questo cammino potrebbero essere molte. Il russo in Ucraina è ancora la lingua madre di 15 milioni di persone (circa un terzo della popolazione) e nella capitale Kiev, nonostante le vicende degli ultimi due anni, è piuttosto diffuso. 

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