Bagnai in Senato sui roghi in Grecia: «Colpa dell'austerità»
«La Grecia è il più grande successo dell'Euro», ebbe a dire senza sprezzo del ridicolo il senatore a vita Mario Monti. Già a capo del governo tecnico che attraverso misure di neoliberismo selvaggio ha fatto sprofondare la situazione economica dell'Italia e le condizioni di vita della popolazione.
I tragici eventi che stanno sconvolgendo la Grecia, in particolare Atene martoriata dai roghi, mostrano plasticamente il fallimento delle politiche di austerità. Con lo Stato ellenico ridotto ai minimi termini senza nessuna possibilità di poter fronteggiare in maniera efficace questa emergenza.
In Senato Alberto Bagnai, senatore ed economista da anni in prima linea contro Euro ed austerità neoliberista, denuncia i guasti causati dalle ottuse politiche neoliberiste applicate in Grecia nella maniera più selvaggia.
Questo è quanto scrive Alberto Bagnai tramite il suo profilo Facebook: «Ieri il collega Pittella, col quale già ebbi il piacere di confrontarmi nel 2014 (https://youtu.be/0xufcZYEnY0), ha chiesto la solidarietà dell’Europa per la Grecia, colpita da una tremenda catastrofe naturale. Ma quando la Grecia veniva sbriciolata da un programma di austerità assurdo perché basato su dati che i suoi stessi autori sapevano essere falsi (come ho dimostrato qui: http://goofynomics.blogspot.com/…/kpd6-limf-e-il-moltiplica… e come i responsabili hanno ammesso: https://twitter.com/cottarellic…/status/1013513111784042497…), Pittella, che oggi si intenerisce, dov’era? Era vicepresidente prima, e presidente poi del Parlamento Europeo. Oggi perfino (sottolineo: perfino!) il Corsera ammette che l’austerità, fra l’altro, ha compromesso il sistema di protezione civile greco (https://www.corriere.it/…/incendi-grecia-tagli-protezione-c…). Chi è stato complice di questo scempio dovrebbe avere il pudore di astenersi da commenti. Noi non dimentichiamo. Concludo dicendovi che quando mi sono impegnato in politica non sapevo, e tuttora non so, se sarei riuscito a mantenere i patti stretti con gli elettori, ma di una cosa sono certo, perché è storia: noi “gialloverdi”, come ci chiama la stampa, non saremo perfetti, ma non abbiamo sulla coscienza un paese come quel “tecnico” che in un certo giorno di maggio ci volevano rifilare per primo ministro. Direte che mi piace vincere facile! Ma arrivare qui non è stato facile…»