Bolivia: i golpisti accusano Evo Morales di terrorismo
Lo schema è quello già visto in altri paesi dell’America Latina. I leader progressisti, socialisti e popolari vengono colpiti ed estromessi dal potere, oltre che dalla vita pubblica attraverso provedimenti della magistratura costruiti ad hoc nei loro confronti.
C’è un termine che definisce questa pratica: lawfare.
L’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas langue ancora in carcere. Varie imputazioni pendono sul capo di Rafael Correa per impedirgli di correre alle prossime presidenziali. In Brasile Lula e Dilma hanno subito la stessa sorte. Come Cristina de Kirchner in Argentina.
Adesso sembra arrivato il turno di Evo Morales in Bolivia. Con l’aggravante che il primo presidente indigeno del paese è stato spodestato con un golpe dopo che aveva indiscutibilmente ottenuto una nuova schiacciante vittoria elettorale. Diversi studi hanno mostrato la fallacia e l’inconsistenza delle accuse di brogli lanciate dall’Organizzazione degli Stati Americani. Evidentemente il ‘Ministero delle Colonie’ degli USA - efficace espressione coniata da Fidel Castro - era parte integrante del progetto golpista pianificato in quel di Washington.
La Procura Dipertimentale di La Paz ha formalmente accusato l'ex presidente boliviano Evo Morales per il caso di un presunto "audio-terrorismo" che si è verificato nel novembre 2019, nel mentre si verificava il golpe che lo avrebbe costretto a rifugiarsi dapprima in Messico e adesso in Argentina.
Secondo il procuratore distrettuale di La Paz, "abbiamo già presentato la risoluzione formale delle denunce dinanzi all'autorità giurisdizionale per i crimini di terrorismo e il finanziamento di questa attività illegale e stiamo chiedendo la corrispondente detenzione preventiva". Con questo, la Procura conclude la fase preliminare del processo.
Dopo l'annuncio del procuratore, l'ex presidente Evo Morales ha rigettato ogni accusa, denunciando la mancanza di prove: “Illegalmente e incostituzionalmente, la Procura della Paz intende accusarmi di terrorismo con un audio alterato e senza essere informato, un'altra prova della sistematica persecuzione politica del governo di fatto", ha twittato l’ex presidente.
De manera ilegal e inconstitucional, la Fiscalía de La Paz pretende imputarme por terrorismo con un audio alterado y sin ser notificado, una prueba más de la sistemática persecución política del gobierno de facto. Pronto volverá la democracia y el Estado de Derecho a #Bolivia.
— Evo Morales Ayma (@evoespueblo) July 6, 2020
“Presto la democrazia e lo Stato di Diritto torneranno in Bolivia”, ha poi aggiunto Evo Morales.
Le conclusioni raggiunte dal procuratore sono l'imputazione e la detenzione preventiva. Va notato che in questo caso è coinvolto anche il dirigente Faustino Yucra. I due imputati sono accusati di presunto terrorismo e relativo finanziamento.
Il 14 novembre 2019 e dopo che Morales è andato in esilio in Messico a causa della violenza generata dall'estrema destra boliviana, il governo di fatto ha accusato l'ex presidente di coordinarsi con un leader di Cochabamba di nome Faustino Yucra, per "bloccare" l’invio di cibo nelle città del paese.
Il 16 giugno, il Movimento per il Socialismo - Strumento Politico per la Sovranità dei Popoli (MAS-IPSP) ha denunciato il nuovo tentativo di vietare la partecipazione del partito alle elezioni generali del 2020.
Nelle ultime due settimane, il governo golpista ha intensificato i suoi attacchi contro Morales, il suo partito Movimiento per il Socialismo (MAS) e il candidato presidenziale dell'organizzazione, Luis Arce, che è dato favorito come vincitore delle elezioni secondo i primi sondaggi.