Brasile, fondazione per i diritti umani conferisce a Lula lo status di prigioniero di coscienza

Brasile, fondazione per i diritti umani conferisce a Lula lo status di prigioniero di coscienza

Dopo il capovolgimento di fronte che ha costretto Lula a rimanere in galera, la Fondazione Internazionale per i Diritti Umani ha affermato che Lula è un prigioniero politico

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di Fabrizio Verde
 

La detenzione senza alcuna prova concreta che si protrae dallo scorso aprile dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, ieri sembrava essere giunta alla fine. Infatti, il giudice Rogerio Favreto del tribunale regionale di Porto Alegre accogliendo la richiesta di ‘habeas corpus’ presentata da alcuni parlamentari aveva ordinato la scarcerazione immediata di Lula.  

 

Poco tempo dopo, però, l’intervento del giudice Thompson Flores sconfessava quanto decretato dal giudice di Porto Alegre, stabilendo che l’ex presidente dovesse continuare a restare in stato di detenzione. Nonostante a suo carico non siano state presentate prove concrete. Tutto l’impianto accusatorio si basa esclusivamente su congetture. La stessa sentenza di condanna parla di ‘atti indeterminati’. 

 

Molti osservatori parlano orami di interessi politici di Sergio Moro, il quale sarebbe stato incaricato di portare avanti la persecuzione giudiziaria contro Lula, per impedire che l’ex sindacalista torni alla giuda del Brasile. Come indicato da tutti i sondaggi che nonostante la carcerazione lo indicano come il candidato favorito dal popolo brasiliano. 

 

Dopo il capovolgimento di fronte che ha costretto Lula a rimanere in galera, la Fondazione Internazionale per i Diritti Umani ha affermato che Lula è un prigioniero politico e ha deciso di concedere al leader brasiliano lo status di prigioniero di coscienza. 

 

Il consiglio della fondazione - creata negli anni 20’ del secolo scorso e di cui fanno parte organizzazioni per i diritti umani di oltre 112 paesi - riunita d’urgenza in una sessione telematica per discutere delle violazioni riscontrate in questo caso, ha evidenziato la mancanza di garanzie per la difesa dell’imputato, nonché l'empatia che una parte dei giudici del processo ha manifestato nei confronti dell’accusato. 

 

Tramite Twitter, è tornata a far sentire la sua vice l’ex presidente Dilma Rousseff, spodestata attraverso un cosiddetto golpe istituzionale. Rousseff ha affidato al noto social network questo messaggio: «É evidente, per il Brasile e per il mondo, che Lula è stato perseguitato dai giudici che lo hanno condannato ingiustamente. É evidente il carattere di questa persecuzione perché nemmeno con un ordine giudiziario viene liberato». 

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