C'è stato un "cambiamento" di Trump sul conflitto in Ucraina?

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C'è stato un "cambiamento" di Trump sul conflitto in Ucraina?


di Francesco Dall'Aglio*

Poco fa Vance ha riferito che quello di Trump non è un cambiamento di posizione sul conflitto, ma che è solo "molto impaziente" e vuole che la guerra finisca perché danneggia la Russia, e se non negozieranno la pace sarà molto male per il paese. Da Mosca, immagino, ringraziano per l'interessamento. Che non sia un cambio di posizione è abbastanza chiaro, ad ogni modo. Lo dicono fonti ucraine (Tatarigami ad esempio, che pubblica analisi interessanti anche se a volte sbilanciate), e varia altra gente - Goncharenko, Zheleznyak e Fesenko, ad esempio (link 1), che giustamente dicono che non gli pare di ravvisare alcun cambio di politica. Anche qualche europeo, rigorosamente in anonimato, ha detto che gli pare che, sostanzialmente, Trump abbia salutato tutti, e perfino Nawrocki non sembrava particolarmente entusiasta (link 2). Come dar loro torto, in effetti: nessuna ulteriore sanzione, nessuna promessa reale di aiuto, solo l'offerta, diciamo così, di vendere armi all'Europa e una pacca sulla spalla.

Va bene, uno dice, è già qualcosa la vendita delle armi, loro ce le mettono e gli europei pagheranno, e l'Ucraina avrà tutto quello di cui ha bisogno (tranne il personale, quello ovviamente è un altro discorso). Le cose, come sempre, sono un po' più complicate. Qualche giorno fa The Atlantic (link 3, se è il vostro primo articolo del mese lo potete leggere) aveva, discretamente, suonato l'allarme: gli USA stanno "quietamente" mettendo in pausa la consegna di sistemi d'arma per gli alleati. La Danimarca, che aveva concluso un accordo per i Patriot, se li è vista all'ultimo momento rifiutare senza troppe spiegazioni, finché Elbridge Colby non ha dichiarato a una fonte anonima che "non gli piaceva l'idea di vendere i Patriot [...] alla Danimarca, perché ce ne sono pochi e dovrebbero essere riservati agli Stati Uniti perché li usino per le loro necessità". Il Pentagono, continua l'articolo, considera che alcuni sistemi d'arma siano in scarso numero, e sta bloccando le richieste degli alleati europei che li richiedono - pagando, ovvio, mica gratis. Non è chiaro di quali sistemi si tratti, quanto durerà il blocco, e se altre armi saranno incluse nell'elenco. Per quanto riguarda la Danimarca bene per noi, alla fine, hanno comprato i SAMP/T, ma diciamo che il dato non è incoraggiante. Uno dei pochi che ha accettato di identificarsi, Mark Cancian, che lavora per il Center for Strategic and International Studies, ha fatto notare che "chiediamo agli europei di mandare armi in Ucraina e comprare rimpiazzi, ma poi gli diciamo 'non li potete avere'. Gli diciamo di difendersi da soli, ma poi gli diciamo che non gli venderemo le cose che gli servono per farlo".

È dura avere i soldi, volere qualcosa e non poterlo avere. Però c'è un'altra cosa da dire sulla questione "soldi europei per l'Ucraina", di cui di solito non si parla, occupati come siamo a comparare i prezzi della benzina nelle stazioni di servizio in Baschiria per dedurne che, come al solito, la Russia è spacciata. La cosa di cui non si parla è che i nostri soldi non vanno solo in armi, vanno anche a pagare il funzionamento dell'apparato statale ucraino - pensioni, stipendi, eccetera, e il prestito del Fondo Monetario Internazionale che l'Ucraina ha richiesto. Anche da questo lato le notizie non sono ottime. Venerdì il Ministro delle Finanze Serhii Marchenko ha dichiarato che l'Ucraina ha intenzione di chiedere un nuovo prestito al FMI - quello in corso termina nel 2027, per 15.5 miliardi di $ (link 4). Per i prossimi quattro anni, dice, serviranno tra i 150 e i 170 miliardi di $, e lo scoperto per il 2026 è stimato in 18.1 miliardi. Di questi 150/170 miliardi, dice sempre Marchenko, si aspettano che "dall'estero" ne arrivino almeno 50. L'altro ieri però il FMI ha stimato che di miliardi ne servano almeno 65 per avere accesso a un altro prestito (link 5). Pare che l'Ucraina abbia accettato e abbia informato la Commissione Europea, che non deve esser rimasta troppo contenta della cosa visto che ha annunciato altre ipotesi di utilizzo "creativo" dei fondi russi congelati. Non mi pare un quadro roseo, ma che ne so io di queste cose.


FONTI: 


*Post Facebook del 25 settembre 2025

Francesco Dall'Aglio

Francesco Dall'Aglio

 

Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari. Autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO: 

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