Caso Chen, i familiari denunciano intimidazioni e aggressioni da parte della polizia cinese come rappresaglia

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Il caso del dissidente cieco Chen Guangcheng sembra continuare a mantenere l’attenzione di analisti di politica internazionale, delle autorità americane e del governo cinese desta. I familiari dell’attivista che dopo essersi rifugiato nell’Ambasciata americana di Pechino a seguito da un fuga dagli arresti domiciliari, ora si trova in ospedale per cure mediche, denunciano di essere state vittime di aggressioni da parte delle autorità della regione dello Shandong dove Mr.Chen era appunto agli arresti ed è scappato.

Attualmente il dissidente è ricoverato in una struttura ospedaliera nella capitale, dal momento che nell’avventurosa fuga per la libertà si era rotto un piede e il suo stato di salute generale era stato messo a dura prova. Soprattutto il nipote di Guangcheng, Chen Kui, dopo aver reagito ad un irruzione nella sua casa da parte della polizia locale, che voleva perquisire l’appartamento dello zio fuggitivo sarebbe stato posto agli arresti domiciliari. Amici dissidenti e gruppi civici di avvocati, che chiedono riforme da parte del governo, denunciano di essere stati minacciati o posti in stato di fermo per evitare di assumere la difesa legale dei familiari di Chen. Inoltre chiedono che i media internazionali ma soprattutto le autorità americane non distolgano lo sguardo dalla situazione del dissidente Chen e della sua famiglia per cui hanno ricevuto solo rassicurazioni generiche di equo trattamento da parte di Pechino. 

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