Chen Guangchen andrà negli Stati Uniti ma forse non tornerà in Cina
Il caso del dissidente cinese Chen Guangcheng continua a tenere sulle spine le diplomazie di Cina e Stati Uniti. I giorni del segretario di Stato Hillary Clinton e della delegazione americana, che era prevista da mesi in Cina, e non per discutere della vicenda Chen sono stati difficili. Ora il dissidente, avvocato autodidatta, si trova in ospedale per ricevere adeguate cure mediche dal momento che durante la avventurosa fuga dagli arresti domiciliari nella sua casa dello Shandong all’ambasciata americana a Pechino dove si era rifugiato Chen si era rotto un piede e anche il più generale quadro di salute non faceva bene sperare tanto da aver bisogno di immediate cure mediche. Ora in un intricato “gioco” di smentite e conferme sembra che il dissidente cinese, grazie ad una borsa di studio, andrà all’Università di New York e con lui andranno anche la moglie e le sue figlie.
Tuttavia Chen teme per possibili rappresaglie nei confronti della sua famiglia. Suo nipote è già stato sottoposto ad arresti domiciliari e potrebbe essere condotto in carcere e torturato per rappresaglia. Il tema più delicato nell’intera vicenda sembra quello che Pechino storicamente rifiuta che si tratti con un altro governo di un proprio cittadino, che ritiene soggetto esclusivo della propria sovranità. E’ quindi chiaro che il caso Guangcheng abbia teso ai massimi livelli questo principio rischiando di spezzarlo. Chen inoltre in un primo momento dopo aver lasciato l’ambasciata ed essere stato ricoverato in ospedale avrebbe dichiarato di voler rimanere in Cina ma in seguito a minacce e soprattutto alla conversazione intrattenuta con il proprio legale e la moglie avrebbe spinto Chen a voler lasciare il paese. Anche l’amministrazione americana è stata colta di sorpresa dal cambio di atteggiamento dell’attivista cinese. Altri sviluppi del caso sono attesi nei prossimi giorni e mesi dal momento che la vicenda vedrà continui colpi di scena e comunicati più o meno ufficiali.