“Come operai, chiamiamo a una costituente mondiale per prendere il potere”

Intervista al dirigente sindacale venezuelano, Wills Rangel

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“Come operai, chiamiamo a una costituente mondiale per prendere il potere”

In occasione del Terzo Congresso della Centrale Bolivariana Socialista dei Lavoratori e delle Lavoratrici (CBST), abbiamo invitato al nostro programma Abrebrecha Venezuela, il presidente della Centrale, Wills Rangel. Un dirigente politico venezuelano, con più di 33 anni di esperienza nell'industria petrolifera e in campo sindacale, che inoltre è stato deputato all'Assemblea Nazionale Costituente, nel 2017.

 

di Carlos Aznárez e Geraldina Colotti

 

Benvenuto, Wills. Ti abbiamo visto, insieme al ministro del Lavoro, il compagno Eduardo Piñate, al Terzo congresso della CBST, esaminare il futuro del progetto bolivariano dalla prospettiva dei lavoratori. Cosa è risultato da questo congresso e come si prepara la classe operaia in questa fase di aggressione dell'imperialismo nordamericano?

Grazie, Geraldina e compagno Carlos, per l'opportunità. Effettivamente, ci spettava celebrare il Terzo Congresso della nostra Centrale Bolivariana, che compie già quattordici anni. Questa Centrale, come sapete, è stata costruita grazie all'unità di tutti i lavoratori e le lavoratrici venezuelane, incluse le federazioni settoriali, le federazioni statali nei ventiquattro stati, e tutti i sindacati derivati.

In questo Terzo Congresso, abbiamo redatto una serie di documenti, naturalmente in linea con il Piano della Patria e con la realtà che vive il mondo del lavoro: l'intelligenza artificiale, il lavoro sulle piattaforme e, più all'interno, la trasformazione di quelle che abbiamo chiamato le Sette Trasformazioni che il Presidente ha lanciato nella sua campagna e che, attraverso l'Assemblea Nazionale, oggi sono legge.

Dentro queste Sette Trasformazioni c'è l'obiettivo di andare verso lo Stato Comunale. Noi, come classe operaia, sappiamo che sia nelle comuni produttive sia in tutte le comuni ci sono lavoratori e lavoratrici. Perciò, dobbiamo renderci visibili nel tema dell'economia locale, nel territorio, per impedire che l'impero e l'oligarchia creola continuino a bloccare il nostro benessere.

 

Il presidente Maduro ha proposto una Costituente Operaia. Di cosa si tratta?

Nella visione geopolitica che sta concretizzando il presidente Nicolás Maduro, leader fondamentale dei lavoratori, ci ha convocato a una Costituente Operaia, qualcosa di superiore a un congresso. Il tema è trasformare tutto il processo storico del movimento sindacale venezuelano, che è plasmato nella nostra Legge Organica dei Lavoratori e delle Lavoratrici. Come sapete, abbiamo avuto un dibattito che abbiamo fatto per strada, in assemblee, in incontri, con tutti i settori del paese. Abbiamo costruito una legge noi stessi, a differenza della Quarta Repubblica, quando le norme venivano scritte negli studi legali secondo tutte le prerogative del capitale, di Fedecámaras e dei loro alleati. Questa legge l'abbiamo fatta noi lavoratori e lavoratrici.

Questa legge è per noi il programma dei lavoratori venezuelani, quello che abbiamo costantemente difeso all'OIL. È un programma in cui si garantiscono, in base agli interessi dei lavoratori, tutti i patti che abbiamo sottoscritto con l'OIL, specialmente la libertà sindacale, il tripartismo (Governi, Datori di Lavoro, Lavoratori), il salario minimo e le convenzioni 26, 87 e 144, che è stata la bandiera che Fedecámaras ha portato all'OIL contro il Venezuela. Siamo convinti che questa legge contempli tutte le lotte storiche, anche del movimento sindacale mondiale.

Di fronte a questa convocazione che ci ha fatto il presidente, abbiamo riorientato quello che doveva essere il Terzo Congresso e andremo a una Costituente Sindacale Operaia che ci permetterà di allinearci con il Piano della Patria e le Sette Trasformazioni (2025-2030) per andare a qualcosa di superiore nella lunga traiettoria. Il nostro obiettivo è realmente porre fine una volta per tutte a quel vecchio sindacalismo asservito al capitale, quello che organizza Fedecámaras e gli imprenditori in Venezuela, e che hanno dimostrato nella serrata petrolifera padronale quando ci fu il colpo di Stato del 2002. Dobbiamo trasformare queste vecchie scorie del sindacalismo giallo. Siamo convinti che ciò si realizzi con una costituente in cui parteciperemo tutti i lavoratori per il dibattito in base alla nostra Costituzione e, soprattutto, alle Sette Trasformazioni, e andare a quello che sarà lo Stato Comunale.

 

Come state vedendo voi, come movimento sindacale, combattivo, antiburocratico e rivoluzionario, la strategia di aggressione che sta portando avanti l'imperialismo a livello globale, come si vede con il genocidio in Palestina, e in particolare la minaccia che incombe sulle vostre coste?

Come sapete, la classe operaia e i lavoratori della Centrale maggioritaria siamo, in maggioranza, militanti della sinistra, difensori del progetto bolivariano, della Costituzione e della nostra Legge Organica. Il famoso decreto Obama, Premio Nobel per la Pace, con cui ha stabilito che il Venezuela era una minaccia inusuale e straordinaria per gli Stati Uniti, si è basato sulla convinzione che una volta scomparso fisicamente il comandante Chávez, noi avremmo fatto crollare la speranza del popolo venezuelano per il progetto Bolivariano. Ma si sono sbagliati. La situazione è stata di allineamento con il nostro fratello presidente.

 Abbiamo dato battaglia sotto tutti gli aspetti: economici, politici e nella difesa della patria. Noi ci stiamo organizzando nella Milizia da molto tempo, perché la difesa della patria in Venezuela non è solo della Forza Armata Nazionale Bolivariana, è di tutto un popolo. È costituzionalmente stabilito nell'articolo 326 che la difesa della patria è di corresponsabilità.

Nel 2018, nel Secondo Congresso, abbiamo approvato i Consigli Produttivi dei Lavoratori e delle Lavoratrici (CPTT), che non sono altro che una risposta alle più di mille azioni di blocco e guerra contro le industrie fondamentali del Paese. Di fronte alle misure coercitive, noi lavoratori, con la nostra esperienza, ci siamo costituiti in Consigli Produttivi per "fare di più con meno", come diciamo da noi. Nell'industria petrolifera, per esempio, di cui sono lavoratore e in cui mi occupo delle operazioni di produzione, la nostra esperienza è stata molto utile per mantenere l'operatività nonostante il blocco. Questa industria ha più di cento anni e il modello di gestione era quello delle multinazionali; la nostra strumentazione dipendeva per la maggior parte dall'impero (USA e Inghilterra), e tutti si sono allineati contro il Venezuela. Abbiamo creato i nostri CPTT e, in tema di difesa della patria, ci siamo costituiti in quelli che chiamiamo Corpi Combattenti.

 

Qual è la loro funzione?

Questi Corpi Combattenti esistono per garantire la produttività e la produzione delle nostre entità di lavoro, in qualsiasi circostanza, specialmente nelle aziende che attraversano l'economia. Inizialmente, quando creammo i CPTT, ci fu un blocco delle aziende che dipendono da Fedecámaras, quello che fu conosciuto colloquialmente come il bachaqueo (contrabbando), in cui gli imprenditori nascondevano i prodotti e poi li vendevano per altre vie per colpire il benessere del popolo, sperando che si sollevasse contro la Rivoluzione. Noi, con la nostra coscienza politica, e identificando pienamente i nostri nemici (i "Leopoldo" che sono oggi negli USA e in Spagna, e Fedecámaras al suo tempo), siamo stati l'avanguardia con i CPTT per controllare la produzione nei primi tre motori che il Presidente ha creato: agroalimentare, pulizia della casa e medicina.

Poi ci siamo espansi a tutte le altre aziende. Con l'avanguardia dei CPTT e dei Corpi Combattenti, cerchiamo di garantire la produttività qualunque cosa accada. Come Corpi Combattenti, siamo costantemente allineati con la Milizia Territoriale, che si trova nell'intorno delle nostre aziende, e con l'Alto Comando della Milizia Nazionale Bolivariana, che in Venezuela è il quinto componente. Inizialmente avevamo più di 4,5 milioni di compagni e compagne arruolati. Ora, con le aggressioni più recenti dell'impero, più concrete, con missili e armamento, e la presenza di 4.000 marine che puntano al Venezuela, il Presidente ci convoca come popolo ad arruolarci.

 

La destra dice che Maduro sta militarizzando la società. È così?

No. Ci arruoliamo nel quadro dell’articolo 326 della Costituzione, relativo alla corresponsabilità nella difesa della patria, e in quello della Terza Trasformazione. Siamo un Paese storicamente di pace, che è andato a conquistare la pace. Non siamo mai andati ad aggredire nessuno. Ma, come disse Bolívar, in pace ci prepariamo per difenderla. Per questo oggi più di 8.500.000 venezuelani e venezuelane ci siamo arruolati.

Sottolineiamo che il presidente operaio, Nicolás Maduro, è un esempio del fatto che noi possiamo assumere il potere, i lavoratori e le lavoratrici. Per questo osiamo chiamare a una costituente internazionale latinoamericana, e perché no mondiale, per trasformare il modello sindacale storico e assumere il potere. Per essere un operaio, le oligarchie e i capitali si accordano per colpire il nostro presidente: perché, per loro, è questo il "cattivo esempio" da eliminare. Sanno che un operaio tende sempre alla giusta distribuzione delle ricchezze e ad approfondire la garanzia del maggior stato di benessere possibile per un popolo.

Con questa chiarezza, siamo preparati e pronti a difendere la nostra terra e la nostra patria. Qui non si tratta di Nicolás o del PSUV, si tratta di tutti i venezuelani e le venezuelane. Ci sono perfino stranieri che amano questo paese e che si stanno arruolando, perché questo è un paese di pace. Crediamo che gli apolidi nordamericani, come la ExxonMobil e tutte quelle multinazionali che giocano a scacchi con il Sud Globale, sono lì in Guyana per attaccarci. Crediamo che parte di questa mobilitazione missilistica dell'impero e dei "vermi" cubani di Miami, che oggi sono governo, sia anche per proteggere questo satellite dell'impero che è ExxonMobil, che ci sta rubando la nostra ricchezza in Guyana.

A proposito della Guayana Essequiba, abbiamo perfino fatto un referendum che è già una realtà, e abbiamo un governatore che governa lì perché così è stato ordinato da più di 11 milioni di venezuelani e venezuelane che hanno votato nella consultazione popolare. Ad oggi, il popolo venezuelano, e specialmente i lavoratori, di fronte a questa minaccia che incombe, siamo ora preparati al 100% in difesa della pace e in difesa del bene più prezioso che abbiamo, che è la nostra indipendenza. Abbiamo un alto rispetto per l'autodeterminazione dei popoli, e la nostra indipendenza la difenderemo con tutte le nostre forze. Sicuramente, se l'impero oserà toccare la nostra terra, alcuni cadranno, ma altri continueranno la lotta.

 

Per concludere e nei pochi minuti che ci restano, vorremmo ricordare con te un compagno molto caro che se n'è andato, Jacobo Torres, con cui abbiamo sempre dibattuto, da marxisti, sul ruolo del sindacato in situazioni rivoluzionarie. A questo proposito, come rispondi all’accusa dell’estrema destra secondo cui con la Costituente Operaia "il dittatore Maduro farà finire i sindacati"?

Guarda, non so quanti altri "falsi positivi" si inventeranno contro il presidente Maduro. Quello che posso dirti, dalla prospettiva dei lavoratori e delle lavoratrici, è che mai è passato né passerà per la mente del presidente Maduro disconoscere i diritti sindacali (Convenzioni 87, 144, 26). Lui viene da lì, è un dirigente sindacale, un operaio che si rivendica come tale. Parte degli attacchi contro di lui sono precisamente perché ci sono settori che non perdonano che il comandante Chávez lo abbia designato per dare l'irreversibilità alla Rivoluzione e per approfondire le comunas.

Noi siamo firmatari di questi patti davanti all'OIL. Abbiamo una Costituzione, un Piano della Patria e una Legge Organica dei Lavoratori e delle Lavoratrici. Questo è un esempio, io sto convocando i compagni e i dirigenti: abbiamo già fatto diverse videoconferenze a livello internazionale dicendo la nostra verità. Questo Paese non è nessuna minaccia, questo Paese è una speranza e vogliamo che sia un riferimento per i lavoratori e le lavoratrici del mondo.

Dobbiamo seppellire quel vecchio sindacalismo che non fa altro che generare affari per la dirigenza e non approfondire i diritti dei lavoratori. Vogliamo lasciare la strada libera alle generazioni che verranno affinché non debbano affrontare quel vecchio modello fascista, nefasto e asservito del movimento sindacale. Non abbiamo alcun timore: faremo il dibattito. Siamo sicuri, e il miglior esempio è il presidente Maduro, che come classe operaia e lavoratori, prima o poi, dobbiamo assumerci il potere. L'esempio da seguire è, ripeto, il presidente Maduro.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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