Cosa hanno firmato Usa e Ucraina?

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Cosa hanno firmato Usa e Ucraina?


di Francesco Dall'Aglio

Non è facilissimo capire in cosa consista esattamente l’accordo firmato ieri tra USA e Ucraina: un testo ufficiale (e soprattutto integrale) non è stato pubblicato e i commenti dei due firmatari (il Segretario del Tesoro USA Scott Bessent, link 1 e 2, e la vice Prima Ministra ucraina Yulia Svyrydenko, link 3, entrambi nella foto che allego) si concentrano, comprensibilmente, su diversi aspetti, con la parte ucraina che condivide molti più dettagli di quanto non facciano gli stringatissimi comunicati statunitensi.

Molto in sintesi viene istituito un fondo comune tra Stati Uniti e Ucraina, il cui obiettivo finale è la ricostruzione dell’Ucraina, al quale Ucraina e USA parteciperanno in parti uguali sia per quanto riguarda i finanziamenti che i guadagni. Il settore prioritario nel quale questo fondo agirà sarà quello dell’estrazione delle riserve naturali (le famose ?terre rare”, ma anche petrolio, gas, metalli, carbone, ogni cosa insomma che si trova nel sottosuolo. La lista comprende 57 materie prime). Il contributo ucraino al fondo sarà costituito dal 50% delle royalties e delle tasse sulle licenze delle nuove estrazioni, mentre gli USA contribuiranno finanziariamente: non è ancora chiaro se come ?finanziamento” gli USA possano far rientrare nuovi aiuti militari (secondo l’interpretazione ucraina sì, non c’è commento statunitense su questa questione specifica), mentre quelli forniti dall’amministrazione Biden e che Trump voleva farsi ?ripagare” sono invece esclusi e restano a fondo perduto, e sarà interessante vedere come Trump riuscirà a far passare questa parte come un successo statunitense. Parimenti esclusi sono i giacimenti già sfruttati sia in forma autonoma dall’Ucraina che da compagnie straniere in base ad accordi coi precedenti governi, per cui ogni sfruttamento (ergo ogni guadagno) è potenziale e ancora da realizzare. I partecipanti al fondo (ovvero USA e Ucraina) hanno priorità nell’acquisto delle risorse minerarie estratte, a condizioni ovviamente vantaggiose (tra l’altro esentasse), ma la proprietà del sottosuolo resta ucraina, così come la decisione su cosa estrarre e dove. L’accordo è valido indefinitamente a meno che entrambe le parti non decidano di comune accordo di porvi fine, e prevale su qualsiasi legge ucraina presente e futura. Infine, ma forse è la cosa più importante, non è prevista alcuna garanzia di sicurezza per l’Ucraina, di alcun tipo.
A occhio, non sembra un grande affare per nessuno dei due. A meno che, naturalmente, l’idea che gli USA possano contribuire al fondo in armi sia realtà, e che l’intera faccenda non sia altro che un elaborato schema per giustificare altri invii di materiale militare. Questi invii dovranno essere compensati nel fondo da un’equivalente quantità di denaro messavi dall’Ucraina, essendo i contributi al fondo fissati al 50% per entrambi i contraenti - se gli USA mandano munizioni per 250 milioni di $ l’Ucraina deve contribuire con la stessa cifra. Ovviamente l’Ucraina, che è sostanzialmente in default, questi soldi non ce li ha e qui sono sicuro che entriamo in ballo noi europei. Ce li metteremo noi i soldi, in pratica finanziando l’acquisto di armi dagli USA che poi intascheranno anche la metà dei guadagni che verranno dalle estrazioni, se mai ce ne saranno, guadagni dai quali noi saremo invece esclusi perché al fondo partecipano solo USA e Ucraina.

Stando al Kyiv Post (link 4), che cita non specificate ?fonti diplomatiche”, siamo già a buon punto: l’amministrazione Trump avrebbe informato il Congresso della volontà di riprendere gli invii di materiale militare, specificando che saranno sotto forma di vendita diretta (DCS, Direct Commercial Sale, che non deve necessariamente essere annunciata pubblicamente come le FMS, Foreign Military Sales). Il primo lotto, di cui non è rivelata la tipologia, non sarà inferiore a 50 milioni di $ (l’ultimo pacchetto di aiuti militari dell’amministrazione Biden, ricordo, era di un miliardo di $). IL Kyiv Post non dice dove l’Ucraina troverà i 50 milioni o più in questione, ma penso non ci sia bisogno di spiegarlo.

Per concludere: la guerra continua (poco fa Vance, poveraccio, ha detto che nei primi 100 giorni di presidenza Trump sono state risolte le faccende semplici, ora i negoziati diventano più complessi e sperano di cavarsela in altri 100 giorni – link 5), gli USA incassano, gli europei pagano, gli ucraini muoiono, i russi pure. Mi pare un ottimo affare per tutti.

Francesco Dall'Aglio

Francesco Dall'Aglio

 

Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari. Autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO: 

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