Cosa si nasconde dietro il record delle operazioni di buyback

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Cosa si nasconde dietro il record delle operazioni di buyback



Nel 2022 il riacquisto di azioni proprie (il cosiddetto buyback) ha raggiunto livelli record. Secondo un rapporto Janus Henderson le imprese hanno riacquistato proprie azioni per un controvalore di 1.310 miliardi di dollari (janushenderson.com).

Il volume dei riacquisti è aumentato del 22% rispetto al 2021, anno in cui era stato stabilito il record precedente.

Negli ultimi dieci anni il valore delle operazioni di buyback è triplicato. A guidare la classifica ci sono le maggiori aziende americane, con in testa Apple e Meta, le aziende petrolifere, le banche, ma anche Nestlé.

Si tratta di aziende che hanno realizzato grandi profitti e che non hanno alcuna intenzione di re-investire questi profitti.

La missione di ogni azienda è investire gli utili per realizzare nuovi profitti (ROI). Se l'azienda sceglie di non investire i profitti in nuovi impianti e in nuove assunzioni vuol dire che dall'investimento non si attende un guadagno, ma, al contrario, si attende una perdita.

L'utilizzo del capitale in eccesso per riacquistare le proprie azioni, nasconde gravi magagne.

1.310 miliardi di dollari non sono ricchezza effettiva (attuale), sono titoli rappresentativi di ricchezza potenziale che congela le aspirazioni dei disoccupati di avere un impiego, che congela le aspettative dei produttori di impianti, di semilavorati e di materie prime di trovare un impiego remunerativo.

I 1.310 miliardi del buyback sono il titolo di una macchina capitalista che si tira indietro dalla produzione, che rinuncia alla sua vocazione.  Non siete più in grado assolvere al vostro compito, fatevi da parte.

Leo Essen

Leo Essen

Ha studiato all’università di Bologna con Gianfranco Bonola e Manlio Iofrida. È autore di Come si ruba una tesi di laurea (K Inc, 1997) e Quattro racconti al dottor Cacciatutto (Emir, 2000). È tra i fondatori delle riviste Il Gigio e Da Panico. Scrive su Contropiano e L’Antidiplomatico.

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