Crisi di governo: Conte ter con maggioranza Ursula e MES?

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Crisi di governo: Conte ter con maggioranza Ursula e MES?

Una cosa è certa: nessuno vuole andare ad elezioni anticipate.

Non dimentichiamo che non c'è in ballo solo l'elezione del Presidente della Repubblica. Sono circa 500 le nomine nei "posti che contano" da assegnare.

Non ci vogliono andare sicuramente i partiti di maggioranza che fino ad oggi hanno sostenuto il Conte bis.

Non vuole andarci neppure l'opposizione di centro-destra, nonostante i proclami di rito altisonanti.
Basta leggere tra le righe la dichiarazione di Salvini su Berlusconi Presidente della Repubblica.
È impossibile, se non altro per ragioni di età, salute, trascorsi giudiziari, quadro geopolitico, credere che Salvini veramente proponesse questa prospettiva.

Ma la sua dichiarazione è stata funzionale a "ricompattare" la maggioranza giallorossa. Come accaduto alle ultime regionali in Emilia-Romagna dove emersero le ‘sardine’ in funzione di Bonaccini. Ormai siamo al dejavù.

Lo spauracchio Berlusconi presidente avrebbe dovuto far accettare al Movimento 5 Stelle il "male minore", cioè un Renzi o una Boschi oggi, per "combattere" la gallina del paventato "fascismo" domani.

E forse la mossa non è peregrina.

Come avevamo anticipato in un precedente articolo (senza palla di vetro) in questa prima mano ha vinto Renzi.

Non perché sia riuscito a far dimettere Conte, ma perché è riuscito di fatto a scoperchiare la pentola a pressione fino ad oggi rimasta ambigua e non più sostenibile.
L'illusione che il Recovery Fund fosse la soluzione percorribile "contro" il ricatto del Mes è caduta miseramente.

Più volte abbiamo documentato come il Recovery Plan non sia altro che un Mes mascherato.

Adesso, con la pressione dello spread e soprattutto con una gestione della pandemia che ha portato l'economia italiana allo sfascio a favore delle multinazionali e delle grandi aziende, era ormai maturato il momento di fare passare il Mes come unica soluzione possibile.

Ed è così che ha vinto Renzi, cioè ‘Leuropa’ (la mancanza di apostrofo non è un refuso) e il "nuovo corso" di espansione e consolidamento imperialista degli USA di Biden.
Non è un caso che il ministro degli esteri si sia affrettato a fare la sua dichiarazione a favore del blogger neonazista russo Navalny.

E non è una coincidenza la svolta fortemente europeista e atlantista di Conte e dei vari esponenti sparsi del Movimento 5 Stelle (in assenza di una leadership riconosciuta).

Forse non è neppure un caso che questa leadership 5 Stelle non sia stata espressa: il leader DEVE essere Conte, solo agganciandosi a lui i parlamentari M5S possono sperare di restare dentro il palazzo (soprattutto dopo il taglio dei parlamentari e la riconferma ambigua del limite del secondo mandato, "salvo meriti").

E adesso Conte come da copione si dimette, per dare il via al vero obiettivo: un Conte ter con una maggioranza Ursula, un minestrone senza visione né programma, funzionale alla rinascita del PD e di ciò che rappresenta in Europa (da Sassoli a Gentiloni a Gualtieri) e oltreoceano.
E funzionale alla definitiva ri-affermazione del bipolarismo.

Un harakiri quello del Movimento 5 Stelle che sarà analizzato dai libri di storia, sebbene il sogno abbia avuto vita più breve di una meteora.

Una responsabilità storica immane soprattutto per le generazioni future, per aver risvegliato nei cittadini l'illusione di poter essere protagonisti attivi e partecipi della democrazia.

Difficilmente, nei prossimi anni, un nuovo soggetto politico riuscirà a ottenere la credibilità e la passione, la partecipazione attiva, che il Movimento 5 Stelle è riuscito ad esprimere.
Adesso tutti con Conte, dicono i grillini, pronti anche a cadere nella ulteriore trappola di Renzi che, 
dicono voci di corridoio, potrebbe proporre addirittura Di Maio per spaccare l'asse 5 Stelle e PD.

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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