Cuba, falsità del Parlamento Europeo sui diritti umani e gli 'effetti collaterali' del capitalismo Usa

Cuba, falsità del Parlamento Europeo sui diritti umani e gli 'effetti collaterali' del capitalismo Usa

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Il 16 settembre si è conclusa la sessione plenaria al Parlamento europeo e, tra le varie cose, si è proposta una nuova 'Risoluzione' sui diritti umani contro Cuba presentata sempre dai soliti parlamentari, facenti parte dei gruppi della destra europea. Anche in questo caso le falsità presentate da alcuni eurodeputati si sprecano. Ho scritto che “si è proposta una nuova Risoluzione” perché – sembrerà incredibile ma è vero – ce ne è stata un'altra appena tre mesi fa, nel mese di giugno, sulla quale avevo espresso i miei pensieri su un articolo pubblicato nel Blog de «il Fatto Quotidiano»[1].

In quell'occasione ero stato molto 'misurato' nel contenuto, dato che era la prima volta che proponevo al 'Fatto Quotidiano' un articolo su Cuba. Avevo fatto bene, perché gli altri proposti – molto più espliciti – non hanno ritenuto opportuno pubblicarli. Il motivo mi è rimasto sconosciuto.

Nell'articolo segnalerò anche un video (che rimando nelle note finali) sugli “effetti collaterali” del capitalismo Usa.

Per quanto riguarda il voto del Parlamento Europeo sulla 'Proposta di Risoluzione', è inutile che in questa occasione io ripeta le molte falsità che si trovano in essa, perché delle tante fake news su Cuba ne ho già parlato abbastanza in più di un articolo sull'AntiDiplomatico, e di esempi ne ho portati molti, soprattutto a ridosso delle proteste dell'11 luglio che sono avvenute nell'Isola[2].

Per questo motivo, sull'argomento, preferisco tradurre un articolo pubblicato da «Granma» e aggiungere un breve video di soli cinque minuti, realizzato da «Cubainformación Tv», nel quale c'è la possibilità di selezionare i sottotitoli in italiano. Nonostante i sottotitoli ho comunque trascritto il testo che farò seguire dopo il video, in modo che rimanga in evidenza nell'articolo.

Il 16 settembre, Nuria Barbosa León, ha scritto su 'Granma' un articolo dal titolo “Parlamento Europeo nel gioco sporco degli USA contro Cuba”, ed è una risposta al voto dell'Europarlamento sulla 'Risoluzione' discussa e votata proprio in quel giorno.

Di seguito il contenuto da me tradotto:

«Si deve catalogare come una vergogna la posizione degli elementi più reazionari del Parlamento Europeo che giovedì hanno votato a favore di una 'Risoluzione' di condanna contro Cuba, sostenendola con la scusa della violazione dei diritti umani, della repressione, e del divieto nell'uso di Internet, la quale risoluzione costituisce una flagrante ingerenza negli affari interni del nostro Paese.

Il suo testo è l'ennesima infamante ingerenza.

Non si permetterebbero mai di accusare nessun altro Paese che abbia gli stessi alti indici di salute, di istruzione, con la tranquillità che vive la sua popolazione, che i suoi nemici vogliono alterare; con scienziati e medici le cui opere sono il rispetto al più sacro diritto umano, che è il diritto alla vita, come invece hanno accusato Cuba. Non lo farebbero nemmeno con la menzogna presentata sul divieto al libero accesso alla rete.

Nonostante il Paese più potente al mondo ostacoli ai cubani di avere questo accesso, ci sono più di 7,5 milioni di utenti su Internet, e di questi più di sei milioni attivi sui social network. Sempre di più le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni svolgono un ruolo importante nella nostra società.

Gli eurodeputati hanno parlato di repressione avvenuta il passato 11 luglio solo perché hanno bisogno di giustificare la loro falsa narrazione.

Sanno bene che la gente è scesa in strada per difendere la sua Rivoluzione, il loro lavoro e i loro diritti, e sanno bene anche chi sono quelli che hanno organizzato, dalle loro comode stanze, a 90 miglia dalla più 'Grande delle Antille', le sbandierate “rivolte” inscenate proprio nel bel mezzo del grande problema che il Covid-19 ha creato.

Dovrebbero invece ricordare le violenze che subiscono i popoli dell'Europa civile quando vanno a manifestare per difendere i loro diritti.

Sia il Parlamento cubano, che il Partito della Sinistra d'Europa, hanno ritenuto che tale 'Risoluzione' non solo sia costruita su una grande menzogna, ma che sia un'ingerenza inaccettabile negli affari interni di un Paese.

Ciò che ha fatto il Parlamento Europeo con questa posizione di evidente ingerenza, è unirsi all'aggressione politica, economica e comunicativa del governo degli Stati Uniti contro Cuba, diventando un agente servile nella guerra multidimensionale che su più fronti si sta facendo all'Isola.

Se fosse interesse del Parlamento Europeo alleviare le difficoltà del popolo cubano, causate dalla politica estera della Casa Bianca, dovrebbe proporsi di ampliare e rafforzare la cooperazione con Cuba, e ascoltare i propri legislatori, che apportano le loro parole a favore della sovranità dell'Isola. Potrebbero sollecitare il Congresso degli Stati Uniti a eliminare il 'blocco' e, con esso, le oltre 243 misure coercitive unilaterali applicate durante l'Amministrazione Trump, tuttora in vigore, e che ledono anche gli interessi dell'Unione Europea e delle sue persone fisiche e giuridiche.

Quanto accaduto a Bruxelles non corrisponde alla volontà espressa da entrambe le parti di preservare e rafforzare “l'Accordo per il Dialogo Politico e la Cooperazione tra Cuba e l'Unione Europea”, basato sui principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

Cuba, di fronte a questa posizione colonizzatrice, che cerca di metterla in discussione e screditarla, non rinuncerà mai alla difesa della sua Patria, rispettando le leggi che sovranamente si è data, con trasparenza e con forte osservanza della verità.»

Anche questo video che segue è stato pubblicato il 16 settembre da. Il suo contenuto entra nel merito di come vengono proposti dai grandi media alcuni fatti quando accadono a Cuba, e il loro silenzio su cose più gravi se accadono negli Stati Uniti o in qualsiasi altro Paese a loro 'allineato'. Si fa un accenno anche a un video – dei moltissimi che sono in rete – girato a Kensington, quartiere di Philadelphia, tra l'atro una delle città più 'blasonate' degli Stati Uniti che, con il loro sistema ultra liberista, producono molti “effetti collaterali”.

 

Guardando il video di «Cubainformación Tv» sarà evidente la ripugnante faziosità dei media nei confronti di Cuba.

 

Nonostante la possibilità di selezionare i sottotitoli in italiano, trascrivo anche il testo completo del video.

La differenza tra protestare in un ospedale a Cuba o negli Stati Uniti

«Cuba è, al momento, il paese con il più alto tasso di vaccinazione contro la Covid-19, anche l'unico che utilizza vaccini creati dal suo settore pubblico. E il primo a immunizzare massivamente anche i bambini/e.

Sono inconfutabili traguardi che dimostrano che la campagna “SOS Cuba” diffusa nella rete circa due mesi fa, per una presunta crisi sanitaria nell'Isola, non è stata affatto una iniziativa umanitaria, bensì una grande operazione di destabilizzazione politica basata solo su fake news.

Ma ci sono molti media che continuano ad accusare L'Avana di irresponsabilità per non aver richiesto i vaccini 'Covax' all'OMS. Un 'apparato' che non aveva soddisfatto nemmeno il 10% delle richieste. Il Venezuela, per esempio, ha appena ricevuto il suo primo lotto, dopo aver pagato 120 milioni di dollari cinque mesi fa.

Cuba ha fatto bene a investire le sue scarse risorse nella creazione di propri vaccini dai quali, inoltre, otterrà proventi dall'esportazione. Ma nulla di questo leggiamo sulla stampa internazionale.

Negli Stati Uniti ci sono 600mila persone 'senzatetto' e 27 milioni soffrono di tossicodipendenza. Ogni giorno muoiono, per overdose, 227 persone.

Pochi giorni fa è diventato virale un video registrato a Kensington, quartiere di Philadelphia, dove vivono migliaia di persone dipendenti da eroina e fentanyl[3] [non perdetevi nelle note gli 'effetti collaterali' del capitalismo Usa].

Ci domandiamo, ci sono stati media che hanno diffuso questo video per provare ad analizzare la crudeltà del sistema capitalista negli Stati Uniti? No! Non l'hanno fatto per non parlarci di quella moltitudine di persone che sembrano più zombie che esseri umani.

Ma vi immaginate se un luogo come quello fosse a Cuba? Allora si che ne parlerebbero, ma solo per dimostrare il fallimento del comunismo e della necessità di un intervento umanitario.

Il governo di Cuba ha approvato il Decreto Legge 35, che differenzia i crimini nel campo delle telecomunicazioni: cyberbullismo, notizie false, attacchi informatici, messaggi di odio. Niente di nuovo, la Germania ha approvato una legge simile nel 2017 e la Francia nel 2018, solo per citare due casi. Però, per i media delle grandi 'corporazioni', solo la legge cubana è censura, ed è chiamata “legge bavaglio”.

I media più ipocriti sono quelli spagnoli, che da anni giustificano centinaia di multe o arresti solo per tweet pubblicati o per canzoni. Nel Regno Unito, per esempio, le leggi puniscono le attività digitali che causano “perdite economiche o danni commerciali” o che “tentano di minare l'integrità, la prosperità e la sicurezza del Paese.

Però Cuba deve accettare la sfrontata propaganda delle sanzioni e del blocco economico che la strangola; oppure che vengano acclamati pubblicamente gli atti di violenza che subisce contro i luoghi pubblici; o che si chieda, direttamente, l'intervento militare sull'Isola.

Se nell'Isola si applicassero le stesse leggi che sono in vigore nel Regno Unito, è sicuro che, tutti loro, classificherebbero Cuba come uno Stato che viola la libertà di espressione.

A metà agosto, nella città di Holguin, un gruppo di medici ha pubblicato un video sui social, in disaccordo con il Primo Ministro cubano che aveva criticato la “sciatteria” personale di alcuni medici cubani al culmine della pandemia. E subito 'titoloni' sui media: “La ribellione dei medici sull'Isola”.

Però, da quello che si sa, a Cuba non ci sono state sanzioni per questi professionisti.

Qualcosa di molto diverso da quello che è accaduto negli Stati Uniti, dove le critiche pubbliche a un ospedale si pagano con il licenziamento.

Il Centro Langone Health di New York, ad esempio, ha avvertito il suo personale che parlare ai media senza autorizzazione sarebbe “soggetto ad azioni disciplinari”.

Un Medico di emergenza di Washington è stato licenziato dopo aver denunciato, in una intervista alla stampa, la mancanza di dispositivi di protezione; e lo stesso è accaduto a una infermiera di Chicago, dopo aver inviato una e-mail ai colleghi, chiedendo mascherine protettive.

Ma, per loro, dove s'imbavaglia la gente, com'è noto... è a Cuba.

Per ultimo ricordiamo che dalla rete, dai media e dalle istituzioni di Miami (con l'appoggio di alcune persone a Cuba) si continuano a lanciare incitamenti all'odio; al blocco navale; ad un'invasione; a uccidere i comunisti; all'occhio per occhio; all'intervento militare; ecc., ecc. Queste sono le proposte del sindaco di Miami Francis Suárez, o di anticastristi come Orlando Guitiérrez Boronat o Gulliermo Fariñaz, o di youtuber come Alex Otaola, Liu Santiesteban e Ultrack.

«Se il regime cubano non ci ripensa, oppure il mondo li costringe a ripensarci, il sangue scorrerà, perché il popolo cubano ha gridato a gran voce che ha perso la paura.» Questo è un messaggio su Twitter di Camila Acosta, presunta “corrispondente” del quotidiano spagnolo «ABC» a L'Avana.

In qualsiasi altra parte del mondo si sarebbero applicate leggi severe contro tutte queste persone, residenti o meno nel Paese.

E Cuba, ricordiamolo, è un Paese 'de facto'... in stato di guerra.»

[1] Blog de 'il Fatto Quotidiano': “Cuba, non bastava l’embargo: anche l’Europarlamento si accanisce contro l’isola”

 https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/13/cuba-non-bastava-lembargo-anche-leuroparlamento-si-accanisce-contro-lisola/6226969/

 [2] l'AntiDiplomatico: "La dittatura dell'algoritmo e le menzogne dei mediahttps://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_dittatura_dellalgoritmo_lhastag_soscuba_e_le_menzogne_dei_media/8_42300/

[3] Uno degli “effetti collaterali” del capitalismo negli Stati Uniti: “gli zombie di Kensingtonhttps://www.youtube.com/watch?v=A97njrnvq_E

 

 

 

 

 

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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