Da Moro a Trump: l'appeasement con Mosca

Da Moro a Trump: l'appeasement con Mosca

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

PICCOLE NOTE


La caccia al cinghiale è ufficialmente iniziata. Ieri il capo dell’Fbi James Comey ha dichiarato che è stata aperta un’inchiesta riguardante eventuali influenze russe sulle presidenziali Usa in accordo con lo staff elettorale di Trump. Una dichiarazione resa in una sede ufficiale, ovvero la commissione intelligence del Congresso, istituita anch’essa per indagare in tale direzione.

 

A rafforzare le affermazioni di Comey, la presenza accanto a lui del capo della Nsa (national security agency), Mike Rogers, che ha implicitamente spalleggiato il collega e ha confermato che la denuncia di Trump circa un’asserito spionaggio di Obama nei suoi confronti durante la campagna elettorale è infondata.

 

Le indiscrezioni sui legami tra esponenti russi e gli uomini dell’inquilino della Casa Bianca hanno già fatto vittime illustri: da Paul Manafort, che si è dovuto allontanare da Trump, a Michael Fliynn, anche lui costretto a rinunciare alla carica di consigliere per la sicurezza nazionale. Come anche l’attuale segretario alla Giustizia, Jeff Cadmessus, che ha dovuto rinunciare a partecipare all’inchiesta sul russia-gate.

 

La caccia è iniziata appunto: gli uomini dell’apparato cercheranno in tutti i modi di stringere in una morsa gli uomini del presidente, mentre questi verranno costretti alla gogna della commissione d’inchiesta, dove ogni loro parola e ogni loro silenzio gli sarà ritorto contro.

 

Ma il cinghialone è lui, Donald Trump, che un imprevisto ha portato sulla poltrona più importante degli Stati Uniti, nonostante tanta parte dell’apparato statunitense (politico, mediatico, di intelligence e militare) abbia provato a fermarlo in ogni modo.

 

Hanno provato a screditare la sua figura, ridotta a una sordida macchietta xenofoba (lui ci ha messo del suo, certo, ma la sua avversaria, Hillary Clinton, non è certo santa Teresa d’Avila).

 

In più, al solito, hanno agitato lo spettro della catastrofe economica in caso di una sua affermazione; usuali fiumi di inchiostro sono stati versati per descrivere tale nefasta eventualità, che è stata puntualmente smentita: con Trump l’economia degli Stati Uniti ha ripreso a respirare e sperare.

 

Non ci sono riusciti a fermarlo allora, ci provano oggi con tutti i mezzi a loro disposizione. Federico Rampini sulla Repubblica di oggi spiega che è ancora presto per immaginare l’inizio di una procedura di impeachment, stante che i repubblicani sarebbero costretti a sostenere il loro presidente anche obtorto collo. E però alcuni repubblicani «hanno interesse a indebolirlo: finalmente smetterebbe di dettare la sua agenda. E sarebbe una rivincita dell’establishement».

 

In realtà Rampini la fa un po’ facile. Quello che è in ballo, come dimostra il tema della contesa, non è tanto l’agenda di Trump, ma se egli sarà libero di fare passi in direzione di un attutimento delle tensioni con Mosca o sarà costretto suo malgrado a convertirsi alla religione anti-russa, sposando i suoi dogmi che vedono in Mosca il male assoluto.

 

Ad oggi il presidente non ha dato seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero avviare una nuova stagione di collaborazione con Putin in chiave anti-terrorismo. Il fuoco di sbarramento del russia-gate glielo ha impedito.

 

Ma, allo stesso tempo, Trump ha evitato di lanciare strali contro Mosca, cosa alla quale si era dovuto piegare anche Obama, nonostante anche lui avesse iniziato la sua avventura presidenziale all’insegna del disimpegno militare americano nel mondo in una prospettiva di collaborazione multipolare.

 

Nonostante tutto Trump non ha ancora ceduto. Da qui l’accanimento nei suoi confronti. D’altronde dal ’78 ad oggi la politica del mondo per tanta parte ruota attorno a un unico perno: se la Russia debba essere accettata nel consesso internazionale come un partner degno di credito o se debba essere considerata un avversario da abbattere.

 

Nel ’78 la prospettiva di un appeasement con Mosca, ideata da Giulio AndreottiEnrico BerlinguerFranco Rodano e Aldo Moro (e assecondata nei modi e nelle forme possibili a un papa, da Paolo VI), finì con l’assassinio di Moro, schiacciato dalla morsa della Guerra Fredda che accomunava il complesso militare industriale russo a quello americano.

 

Una svolta che portò, nell’89, al crollo della Russia, in realtà iniziato proprio nel ’78. Un crollo inarrestabile nonostante la breve parabola gorbacioviana, il quale aveva immaginato di poter attuare la prospettiva italiana rovesciandola, ovvero facendola iniziare dal centro piuttosto che dalla periferia.

 

Da allora tale prospettiva ha perso di attualità, dal momento che la Russia è stata per lungo tempo relegata ai margini della geopolitica internazionale. Ma Putin ha riportato la Russia alla ribalta e oggi si ripropone il vecchio dilemma che ha lacerato a suo tempo l’Occidente: se cioè considerarla come un partner o avversarla. In fondo la storia tende spesso a ripetersi. Trump ha vinto le elezioni americane sull’onda della prima prospettiva.

 

Non possiamo paragonare Trump a Moro o ai politici che hanno partecipato della sua visione, ovviamente. Sarebbe paragone scellerato data la consistenza delle figure politiche in questione e il cambiamento epocale da allora avvenuto, nella geopolitica e in altro.

 

E però la prospettiva che egli incarna rispetto all’approccio con Mosca è assimilabile a quella che allora incarnava Moro (partendo da destra e non da sinistra), E in Occidente trova le stesse, feroci, forze ostative.

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite di Pasquale Cicalese L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE di Giuseppe Masala Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti