Dai parapendii a Greta Thunberg

6791
Dai parapendii a Greta Thunberg


di Pasquale Liguori

C’è stato un tempo in cui i parapendii fecero tremare l’ordine del mondo. Era il 7 ottobre, e da quel cielo bucato dai corpi di gruppi di combattenti palestinesi precipitava la verità che nessuno in Occidente voleva vedere: un popolo che resiste. Un popolo che - dopo decenni interminabili di massacri, assedi, furti, devastazioni e umiliazioni - decide di infrangere il recinto dell’inerzia, anche a costo del sangue. Fu un gesto tragico, ma storico: un atto di rottura, di insubordinazione radicale contro l’ordine coloniale più impunito del pianeta.

E oggi? Due anni dopo, quel cielo sembra essere diventato un palcoscenico da talk show. Siamo passati dal parapendio dei miliziani alle tournée, da un gesto di liberazione alla passerella di Greta Thunberg con la kefiah: si potrebbe dire la metamorfosi di una tragedia in performance. L’eroismo della resistenza sostituito dalla posa di un’icona mediatica che raccoglie applausi, microfoni e titoli di giornale. Gaza, ancora una volta decontestualizzata, bonificata e restituita al parametro rassicurante della coscienza occidentale: compassionevole, ipocrita, innocente.

Tantissimi che hanno lasciato scorrere il genocidio come un notiziario di routine, sventolano adesso bandiere, espongono striscioni, si agitano pontificando sui social. Non rischiano nulla. Perlopiù restano in attesa - passiva, se non addirittura fiduciosa - dell’esito dei mirabili piani di pax imperial-trumpiana. Il disimpegno è l’emozione a tempo determinato, la terapia di gruppo per anime liberal che vogliono sentirsi dalla parte giusta.

Il problema non è Greta Thunberg in sé - nemmeno è il caso di confrontarsi con le volgarità che si leggono sulla sua condizione fisica - ma ciò che rappresenta: l’appropriazione occidentale della tragedia altrui, la riduzione della resistenza a linguaggio emotivo e compatibile con l’audience. La trasformazione della lotta di un popolo colonizzato in prodotto comunicativo globale, gestito da influencer, esperti e opinionisti autoproclamati che fluttuano nel vuoto politico della loro stessa notorietà e dell’isteria che essa genera. La Palestina, così, torna a essere ciò che l’Occidente ama di più: un’icona di cui parlare, non un popolo da sostenere nella sua lotta per l’autodeterminazione.

Siamo di fronte a una regressione profonda: la resistenza che viene rimpiazzata dal racconto della resistenza; il coraggio, dal consenso; la lotta, dai follower.

Il parapendio dei miliziani fu una ferita nel cielo della complicità globale. Greta Thunberg, oggi, è il cerotto ecologico che la ricopre. La Palestina può ritornare così nel ruolo da sempre assegnatole: vittima eterna, mai soggetto politico.

 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA di Fabrizio Verde Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

La Geoeconomia di Prevost di Giuseppe Masala La Geoeconomia di Prevost

La Geoeconomia di Prevost

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo? di Raffaella Milandri Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Ma che c'entra La Russa con Pasolini? di Paolo Desogus Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo di Alessandro Mariani Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Nessun altro posto di Giuseppe Giannini Nessun altro posto

Nessun altro posto

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire di Michele Blanco La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti