Dai vaccini alla guerra. Le tecniche del "Framing": così si addestrano anche i cani

Dai vaccini alla guerra. Le tecniche del "Framing": così si addestrano anche i cani

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Tempo fa il canale televisivo tedesco Ard distribuì un libretto ai suoi dipendenti per istruirli su come adottare con successo le tecniche di framing.

Se eseguite correttamente, queste tecniche sarebbero in grado di persuadere il pubblico della validità delle notizie date a prescindere dalla notizia in sé. Dal manuale operativo del buon dipendente televisivo si apprende che il framing è quella tecnica che permette “l’ancoraggio di una determinata espressione linguistica a un valore morale” in modo tale da trasformare il termine in una dichiarazione di principio e blindarlo contro ogni attacco logico.

Il processo è molto semplice; prendiamo ad esempio il termine multiculturalismo. Di per sé un concetto complesso che ha bisogno di analisi critiche non semplicissime per essere definito con chiarezza. Tutta fatica scansabile se si lega il termine a valori morali precisi come tolleranza, libertà di movimento, arricchimento culturale, diversità, rinforzando l’associazione con immagini ad alto impatto emotivo. Una volta fissati bene i valori nelle menti prensili dei cittadini, chi metterà in discussione il concetto “multiculturalismo” avrà messo in discussione niente meno che l’idea stessa di tolleranza e di convivenza tra culture diverse. In questo modo si condizionano anche i cani.

Tutti i regimi hanno fatto e fanno ricorso a forme di framing per introdurre norme o comportamenti che altrimenti avrebbero incontrato la resistenza dei cittadini.

I nazisti ancorarono il concetto di razza ariana a valori positivi come Heldentum (eroismo), coraggio, cameratismo, Rittergesellschaft (società dei cavalieri) Per contro la razza giudaica era ancorata a dis-valori come la vigliaccheria, l’attaccamento al denaro, l’assenza di ideali, il tradimento, l’intrigo e le malattie infettive. Tutti volevano far parte della prima, nessuno della seconda. Una volta disumanizzato un gruppo di cittadini con il framing la sua segregazione in termini razziali e successiva distruzione è solo questione di tempo, perché, come spiegò molto bene Primo Levi in questo video, alla fine del fascismo c’è sempre il lager.

Il framing viene applicato in dosi massicce dai media occidentali sulla questione ucraina allo scopo di bloccare sul nascere qualsiasi pensiero a sostegno di una soluzione diplomatica del conflitto. L’opzione negoziale viene sabotata dai media con le tecniche di censura improntata sulla cancel culture, vale a dire creando il tabù “pro negoziato = pro Putin” e rimuovendo in questo modo l’intera catena di pensiero critico che renderebbe possibile tale opzione. Nel caso ci fossero dei dubbi, questo è l’abc dei regimi autoritari e noi ci siamo dentro fino al collo.

Grazie alla tecnica di framing il termine vaccino, che di per sé indica semplicemente un preparato biologico che ha lo scopo di procurare un'immunità acquisita contro un particolare tipo di infezione, è stato fissato dai media di regime a valori morali ben definiti come altruismo, progresso scientifico, salvare vite, trovarsi dalla parte giusta della storia.

Di conseguenza chiunque si sia posto e si ponga ancora criticamente nei confronti del vaccino anti-Covid, minaccia, o addirittura nega, i valori ancorati ad esso e nessuna punizione sarà mai abbastanza severa per lui. I critici del vaccino sono stati compressi dai media nella categoria subumana dei no-vax e contro di essa continua ad essere lecito dire le cose peggiori senza incorrere nella disapprovazione sociale. Contro il cittadino che si è lasciato framizzare il cervello la ragione non può nulla. Sarebbe come cercare di convincere un cane a mollare l’osso usando la logica aristotelica. E questo è un grosso problema. Anche la migliore argomentazione supportata da dati, fatti e ragionamenti non riuscirà a scalfire il framing. Argomenti logici che dimostrino che l’argomento fissato dal potere mediatico sia irrazionale, ascientifico, antidemocratico o semplicemente sbagliato rimbalzano sullo scudo morale del framizzato che è convinto di sostenere una posizione etica, pur avendo un idea molto confusa di cosa sia l’etica.

La convinzione di appartenere a una classe di cittadini che persegue un valore morale superiore è la condizione necessaria per l’adesione a ogni tipo di regime. Questo tipo di persone saranno portate a credere che sia normale che una parte della popolazione, quella virtuosa che persegue valori morali superiori dettati dal governo, goda di diritti superiori alla parte meno virtuosa che invece vi si oppone.

L’unico modo per rompere l’incantesimo del framing è uno shock. Wer nicht hören will, muss leiden è un modo di dire tedesco che significa chi non vuole capire deve soffrire. Chi non vuole uscire dal sortilegio del framing con le sue forze lo farà solo se costretto dalle circostanze, da un atto di forza, da una catastrofe o da tutte e tre le cose insieme. Tenuto conto che sul tema vaccini in Europa il 70% dei cittadini si è fatto framizzare il cervello senza opporre resistenza (l’Italia guida con la cifra bulgara di 90%), le prospettive sono quantomeno cupe. Però se è vero che chi si oppone al regime sanitario, e a quello guerrafondaio che vi si è sovrapposto, è una minoranza, bisogna considerare che i framizzati che sostengono il regime sono sì una maggioranza ma totalmente passiva.

Seguono le linee guida governative lasciandosi condurre docilmente nella stalla dal buon pastore e farebbero lo stesso anche se all’ultimo momento il pastore, invece di imboccare la strada dell’ovile, prendesse quella per il macello. Il vero showdown, quindi, non è con loro ma con il “buon pastore”. E qui non rimane molta scelta; ciò che è da fare non è tanto protestare o lamentarsi quanto disubbidire e trovare un modo, o più modi, per porre fine a questo stato di cose e liberarsi del buon pastore prima che imbocchi la via del macello. Perché, nel caso ci fossero ancora dei dubbi, è lì che è diretto. Un esempio arriva dal parlamento tedesco che oggi (28 aprile) ha approvato la fornitura di armi pesanti all’Ucraina. E secondo un sondaggio del Tagesspiegel, il principale giornale berlinese, dopo due mesi di framing intensivo oltre il 60% dei tedeschi è d’accordo con la decisione e non si pone nessuna domanda dove ciò possa condurre.

Edoardo   Laudisi

Edoardo Laudisi

Edoardo Laudisi (Genova, 1967) è scrittore e traduttore. Ha pubblicato il romanzo “Zenone” (2001, Prospektiva Letteraria) l’ebook “Superenalotto” (2013), il romanzo “Sniper Alley” (2015, Elison Publishing), il romanzo “Le Rovine di Babele” (2018, Bibliotheka Edizioni), il saggio “Germania anno nero” (2020 Edizioni Epokè). Laureato in economia, suoi articoli sono apparsi su numerose riviste e siti internet. 

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