Dopo Rio: i BRICS guidano la rivoluzione silenziosa del Sud globale
Il futuro non è più scritto a Washington: i BRICS ridisegnano le regole del gioco
di Fabrizio Verde
L’appena concluso XVII Vertice BRICS a Rio de Janeiro ha segnato una svolta storica nel panorama geopolitico mondiale. Con l’ingresso ufficiale di Colombia e Uzbekistan nella New Development Bank (NDB) e la partecipazione come partner di Vietnam e Iran, il blocco dei Paesi emergenti si conferma non solo un’alternativa credibile al sistema occidentale dominante, ma anche l’avanguardia di un nuovo ordine internazionale multipolare.
Il blocco BRICS, che oggi include circa la metà della popolazione mondiale e genera oltre il 40% del PIL globale, non è più solo un acronimo economico. È un progetto politico, culturale e strategico che mira a ridefinire i fondamenti stessi della governance globale. Come ha sottolineato il Premier cinese Li Qiang durante il vertice, “il futuro della globalizzazione deve essere più giusto, equo, efficiente e inclusivo”. La Cina, da anni motore principale della cooperazione BRICS, sta investendo in progetti concreti – come il centro per le nuove forze produttive e il fondo per le borse di studio – per consolidare una rete di sviluppo autonomo e solidale tra i Paesi del Sud globale.
Il ruolo dell’Iran: un fulcro anti-unilateralista
Una delle voci più incisive emerse dal vertice è stata quella del Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. In un contesto in cui Washington ha minacciato con dazi chiunque sostenga posizioni "anti-statunitensi", l’Iran ha usato la sua nuova piattaforma BRICS per lanciare un attacco frontale contro l’unilateralismo statunitense e israeliano. La dichiarazione finale del vertice, che condanna gli attacchi militari alle strutture nucleari civili iraniane, rappresenta una netta sfida alla dottrina dell’egemonia occidentale.
Araghchi ha definito il documento “una vittoria strategica” e ha ribadito che l’Iran non è solo un membro simbolico, ma un attore centrale nella costruzione di un nuovo ordine globale. Ha inoltre demolito il cosiddetto “modello a due Stati” per la Palestina, proponendo invece un referendum democratico che includa tutti gli abitanti storici della regione, seguendo l’esempio post-apartheid del Sudafrica. Un messaggio radicale, ma coerente con la visione anticoloniale e antimperialista che anima gran parte dei BRICS.
Riformare il sistema: NDB, tecnologia e pace
La New Development Bank, fondata nel 2015, si presenta sempre più come un’alternativa vitale al Fondo Monetario Internazionale (FMI) e alla Banca Mondiale. Finora ha approvato oltre 120 progetti per 40 miliardi di dollari, concentrati su infrastrutture, energia verde e digitalizzazione. A differenza del sistema tradizionale, la NDB basa le sue decisioni sul principio di uguaglianza tra membri, senza diritti di voto ponderati o condizionalità neocoloniali.
Il Brasile, in qualità di presidente di turno, ha posto al centro il tema della cooperazione del Sud globale per una governance più inclusiva e sostenibile. L’obiettivo non è solo economico: è anche tecnologico. I BRICS puntano a creare un centro congiunto di ricerca sull’intelligenza artificiale per contrastare il monopolio tecnologico occidentale e prevenire una forma di “apartheid digitale”. Economia, tecnologia, diplomazia: tutto converge verso un'unica direzione, la ridefinizione dei rapporti di potere mondiali.
Verso un ordine multipolare: resistenze e prospettive
Nonostante le crescenti pressioni degli Stati Uniti – che hanno minacciato dazi del 10% sui Paesi che aderiscono a posizioni “anti-statunitensi” del BRICS – il blocco ha mantenuto una posizione unitaria. La condanna collettiva delle misure unilaterali fuori dal quadro WTO è un chiaro segnale: i BRICS non intendono piegarsi ai ricatti di un occidente ormai in pieno declino.
Anche l’espansione del blocco continua. Con l’ingresso di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia, Indonesia e Iran lo scorso anno, il blocco BRICS si colloca ormai come un’alternativa strutturale al G7 e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, entrambi accusati di inefficienza e mancanza di rappresentatività.
Come affermato dal Presidente brasiliano Lula, “questo è un momento tettonico”. E il terremoto geopolitico non riguarda solo il presente: riguarda il futuro dell’umanità. BRICS si propone come voce del Sud globale, ma anche come custode di un multilateralismo realmente democratico, basato sul rispetto reciproco ela cooperazione win-win.
Verso una nuova era
L’edizione 2026 del vertice sarà ospitata dall’India, che ha già espresso forte interesse per l’approfondimento delle relazioni commerciali e tecnologiche all’interno del blocco. Mentre il mondo assiste al progressivo declino dell’unipolarismo statunitense, il blocco BRICS vuole rappresentare l’idea di un ordine globale meno gerarchico, più diversificato e meno dipendente da un solo centro di potere.
In questo scenario, l’Italia e l’Europa intera non possono permettersi di restare indifferenti. Le scelte compiute oggi determineranno se l’Occidente potrà ancora giocare un ruolo rilevante in un mondo dove la centralità degli Stati Uniti si dissolve e nuovi poli di potere si affermano. Non si tratta più di schierarsi, ma di scegliere da che parte stare nella storia.