Fulvio Scaglione: Guarda guarda, ora Sputnik V ci piace

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Fulvio Scaglione: Guarda guarda, ora Sputnik V ci piace

 

di Fulvio Scaglione - letteradamosca.eu

Non si vorrebbe infierire ma i fatti parlano da soli. Ricordate i broncetti e i ditini alzati quando, l’11 agosto scorso, Vladimir Putin annunciò che la Russia aveva prodotto il primo vaccino anti-Covid, battezzato Sputnik V? Giù tutti a dire che avevano fatto troppo in fretta, che non era possibile, che era una truffa. E pazienza l’Oms, che voleva vederci chiaro: è il suo mestiere. E pazienza gli scienziati, che hanno comunque dei doveri e ai quali magari non faceva piacere che un russo qualunque, magari dentro un laboratorio militare, fosse arrivato al traguardo prima di loro. Ma tutti gli altri? Finti esperti, giornalisti che di vaccini non sanno un tubo ma pontificano? Tutti belli in riga a cantare la solita canzone: che Putin è cattivo, la Russia è l’impero del male, quindi da lì non può arrivare nulla di buono. E vai con l’ironia sul nome Sputnik V, che riprende quello del primo satellite artificiale messo in orbita intorno alla Terra, dall’Urss nel 1957… Ancora il mese scorso, un autorevole quotidiano economico italiano definiva la vaccinazione di massa in Russia, in quel momento appena annunciata, “una fuga in avanti”.

Un classico esempio della piaga che affligge la nostra società: prima viene lo schieramento, poi la realtà dei fatti. Putin è stato dichiarato cattivo, lo dice anche san Joe Biden da Washington. Quindi per essere tra i buoni devi dire che qualunque cosa Putin faccia va male. Anzi: è male. Un’idiozia. Che affligge, però, proprio quelli che dovrebbero essere i primi a ragionare senza paraocchi, per aiutarci a capire il mondo.

Perché ora, mentre scopriamo che le casa farmaceutiche del mondo dei “buoni” non riescono a stare al passo e ci hanno fatto promesse fasulle, che succede? 

A parte le decine di Paesi che allo Sputnik V si sono avvicinati senza pregiudizi (ma quelli sono Paesi poveri o meno ricchi, si sa, non gente bene come noi). 

A parte l’Ungheria, che è pur sempre nella Ue, che si è stufata di aspettare e l’ha ordinato senza tanti problemi. 

A parte Israele, che non passa per un Paese di tonti arretrati e che ne ha subito ordinato un milione e mezzo di dosi. A parte tutto questo, ecco che Angela Merkel definisce “sicuro” lo Sputnik V e addirittura ipotizza che la Germania possa produrlo in collaborazione con la Russia. Ed ecco che anche la Ue si riavvicina a Mosca e al suo fino a poco tempo fa inaffidabile e deprecabile vaccino. Completa l’opera l’Italia dove adesso tutto quelli che tre mesi fa storcevano il muso si dicono pronti ad accoglierlo: se funziona, perché no?

Appunto, qui sta il problema. Perché dicevate che Sputnik V era un bidone prima ancora di vederlo all’opera? Forse sarebbe stato utile interessarsene subito. In modo laico, senza pregiudizi né ingenuità. Magari si sarebbe anche salvata qualche vita. Ma in un Paese come il nostro dove, a suo tempo, abbiamo letto sui giornali che i tecnici militari russi che sanificavano le Rsa nella bergamasca erano spie che spruzzavano liquidi misteriosi sulle nostre strade, qualunque fesseria è possibile.

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