Gli effetti del "nazismo economico" dell'UE

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Gli effetti del "nazismo economico" dell'UE


di Pasquale Cicalese


Un iscritto su telegram, che è stato nel ponte del 2 giugno ad Atene, e l'ha vista derelitta, mi chiede, nel prossimo libro, di parlare delle politiche naziste della Ue.

Nel 1991 mi imbattei, nell'emeroteca della Facoltà di Scienze Politiche di Bologna, nel Piano di unificazione monetaria Werner del 1972, proseguito nei decenni successivi fino al raggiungimento del Trattato di Maastricht del 1992. Da un economista, seppi solo negli ultimi anni che il Ministro degli Esteri De Michelis firmò perché lui, veneziano, vedeva uno spazio economico europeo, tramite la Renania, per la sua città e la sua regione.

Solo in seguito si pentì, pubblicamente, durante una trasmissione televisiva, quando ancora guardavo la tv.

Nel 1991 vidi l'orrore con il Piano Werner, il riproporsi del nazismo economico, che definii in seguito "fascismo economico".

Gli anni passavano, i decenni pure, venne la Grecia e i fratelli greci, io che appartengo alla Magna Graecia, martoriati.

Dal 1991 non ho altro che odio per l'Ue, per i suoi accoliti, specie a "sinistra", spesso  voce inascoltata tra i militanti. Una Cassandra. Oltretutto sono crotonese, vidi il deserto industriale che l'Ue, assieme ai traditori italiani, causava alla mia povera città.

La derelitta Atene è la derelitta Crotone, un tempo tra i poli industriali del Mezzogiorno piu' importanti.

L'Istat ha comunicato alcuni giorni fa il dato trimestrale del Pil primo trimestre, +0.6%, grazie ai servizi, specie turismo.

Ecco, l'Ue ci ha riservato il ruolo di camerieri di grassi tedeschi che prendono il sole da noi, per rinfocolarsi da quel clima del cacchio che hanno. Ma tutto questo fu grazie ai nostri Quisling, celebrati come patrioti, padri della Seconda Repubblica. Che è e rimane infame.

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