Il giornalista Khashoggi è morto. L'Arabia Saudita ammette ma Amnesty parla ancora di “possibile esecuzione extragiudiziale”
Cosa è successo a Khashoggi? Se lo domanda stupita (su Twitter, il 21 ottobre e in questo articolo-appello ancora on line) Amnesty International, che parla ancora di “possibile esecuzione extragiudiziale”, DOPO che il governo saudita (il 19 ottobre) ha ufficialmente ammesso della sua morte (“avvenuta accidentalmente”), ovviamente, senza degnarsi di restituire il cadavere (fatto a pezzi o già dissolto nell’acido?). Eppure Amnesty non aveva avuto remore nell’accusare immediatamente il governo russo (qui lo screenshot tratto da Archive.org dell’articolo, successivamente rimosso da Amnesty) dell’”omicidio” del giornalista russo, esule in Ucraina, Arkadiy Babchenko, poi miracolosamente resuscitato dai servizi segreti ucraini, autori del suo finto rapimento e della sua finta esecuzione.
Ultima ora: Amnesty International con questo tweet del 22 ottobre (ore16:02) si è finalmente accorta della morte di Khashoggi e dell’Arabia Saudita che “ha ammesso le sue responsabilità nell'uccisione”. Una condanna per il governo di Riad (così come viene chiesto per l’Ungheria?)? Assolutamente no. Amnesty International, come Trump, si limita a chiedere “un'indagine indipendente ed imparziale da parte dell’ONU”.
Magari condotta dal UNHRC - Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – presieduto, appunto, dall’Arabia Saudita.
Francesco Santoianni