Il piano USA per l’Argentina: isolare la sinistra, controllare le risorse e blindare Milei
Peter Lamelas, il nuovo ambasciatore statunitense in Argentina nominato da Donald Trump, ha suscitato aspre reazioni per le sue dichiarazioni sulla sovranità del Paese sudamericano e per l’aperto sostegno alla politica del presidente neoliberista Javier Milei. Presentandosi davanti al Comitato per gli Affari Esteri del Senato USA, Lamelas ha delineato una strategia che molti interpretano come un tentativo di allineare ulteriormente Buenos Aires agli interessi di Washington.
"Dialogherò non solo con il governo centrale, ma anche con le province", ha affermato Lamelas, citando nomi chiave dell’amministrazione Milei. "Sostenere questa presidenza è essenziale per rafforzare i legami tra i nostri Paesi". Tra i suoi obiettivi, ha indicato una maggiore collaborazione nella sicurezza e nell’intelligence per combattere il narcotraffico, ma senza nascondere l’intenzione di influenzare gli equilibri politici interni.
Particolarmente controversa la rivelazione che Trump gli avrebbe chiesto di "lavorare con il suo amico Javier" per una "grandezza senza precedenti". Un’affermazione che, secondo l’analista Gustavo Sylvestre, confermerebbe il ruolo attivo degli USA nel plasmare la politica argentina, con l’obiettivo di marginalizzare il peronismo e la sinistra, considerati ostacoli agli interessi USA. Sylvestre ha inoltre accusato Washington di essere dietro alle persecuzioni giudiziarie contro ex presidenti come Cristina Kirchner.
Lamelas ha definito Milei un alleato "chiave" in Sudamerica, promettendo livelli di cooperazione "mai visti prima". Ma dietro le parole sulla partnership si intravede una chiara agenda economica: l’Argentina, ricca di risorse minerarie, è un bersaglio strategico per gli investimenti USA.
Ancora più provocatorie le sue dichiarazioni sulle potenze rivali, bollate come "influenze maligne": Cuba, Venezuela, Nicaragua, Cina e Iran sarebbero, a suo dire, una minaccia alla democrazia regionale. Un linguaggio che ricorda da vicino la retorica della Guerra Fredda e che solleva dubbi sull’autonomia decisionale dell’Argentina.
Sulle Malvinas, infine, Lamelas ha ribadito la posizione ufficiale USA: neutralità sulla sovranità, ma riconoscimento dell’amministrazione britannica. Una presa di posizione che, seppur non nuova, suona come un’ulteriore sconfitta per le rivendicazioni argentine.
Le sue parole hanno scatenato un dibattito acceso, con critiche trasversali verso quello che molti considerano come un tentativo di subordinare definitivamennte la politica argentina agli interessi di Washington.