Kapò 2.0 e neo-colonia Italia

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di Paolo Desogus*

 

I primi giorni della crisi sanitaria possono essere ricordati per un forte e inatteso protagonismo dello stato italiano. Nonostante le prime incertezze Conte è stato reattivo. Ha avviato il lockdown combattendo con le amministrazioni più stupide della terra, quelle di Lombardia e Veneto. È poi andato in Europa opponendosi alla linea tedesca e spingendosi là dove nessun presidente del Consiglio italiano era mai arrivato in sede europea.


Insieme a lui, Mattarella: di fronte alle infauste dichiarazioni della Lagarde, Mattarella ha rotto il protocollo che prevede che il Presidente della Repubblica non dialoghi direttamente con i partner internazionali. In un secondo intervento Mattarella si è rivolto alla Commissione europea, perfettamente in linea con Conte. Il risultato è un successo a metà: Lagarde cambia radicalmente linea dando importanti margini di respiro all'Italia. La Germania invece non cede. La commissione europea resta cosa loro. Però nel frattempo in Italia è stato approvato il provvedimento decisivo e fondamentale che istituisce la golden power. Il suo scopo è quello di difendere le aziende strategiche italiane dalle possibili scalate in caso di crisi. Sembra un monito agli speculatori: no pasaran.
 

Poi qualcosa è cambiato. La linea del governo sembrava tenere. Conte ha certamente sbagliato nel chiedere i coronabond, avrebbe dovuto proseguire sulla linea della BCE, ma in ogni caso ha dato prova di resistenza opponendosi al MES. Il martedì dopo Pasqua arriva però la reazione in grande stile del partito dell'establishment che rigetta le posizioni di Conte e chiede che il governo adotti il MES nonostante le criticità siano sotto gli occhi di tutti (di tutti quelli che vogliono vedere, è ovvio). Il ministro Gualtieri va all'Eurogruppo e accetta condizioni in contrasto con il governo. Conte all'inizio tenta di resistere, poi cede e al Consiglio europeo presenta una linea persino più morbida di quella dei francesi, tanto che alcuni osservatori internazionali (Munchau sul FT, non uno qualsiasi) hanno addirittura affermato che l'Italia ha tradito Macron. Anche dentro la maggioranza le cose cambiano. Zingaretti non dice nulla, ma poi se parla qualcuno lo ascolta? In compenso parlano i suoi: tutti a favore del MES. Pure Di Maio apre al MES. Mattarella invece tace. Come se non bastasse è notizia di oggi l'opposizione della Banca d'Italia alla golden power, perché secondo un suo funzionario, il suo impiego va contro il libero mercato. Sembra quasi un invito alla speculazione: venite, venite e razziate tutto, noi ve lo diamo a poco prezzo.


Cosa è successo? Perché il nostro paese dopo aver finalmente preso una via accettabile e dignitosa ha poi radicalmente cambiato strada? Certo, il partito dell'establishment che unisce Bersani a Berlusconi, Prodi alla Bonino, Repubblica al Corriere, pezzi di Banca d'Italia a Confindustria ha nel suo complesso una grande forza, maggiore di qualsiasi altra formazione politica italiana.


Difficile fare valutazioni. Il terreno è scivoloso e basta poco per scadere nel complottismo.


Una cosa però è certa, in Italia c'è chi vuole svendere il paese nella speranza di diventare uno dei tanti governatori della nuova Colonia Italia, i nuovi kapò 2.0.


*Professore alla Sorbona di Parigi

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