Kosovo, cresce la tensione tra Serbia e Kosovo albanese

Kosovo, cresce la tensione tra Serbia e Kosovo albanese

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di Enrico Vigna, 10 gennaio 2019


Negli ultimi mesi sono tornate a livelli preoccupanti e tese  le relazioni tra il governo serbo e le forze secessioniste del KosovoNATO  e di conseguenza le trattative relative alla situazione della provincia serba che si è auto separata, in particolare a causa della decisione di Pristina di aumentare provocatoriamente i dazi relativi alle importazioni di merci dalla Serbia, rendendoli di fatto impossibili da esortare. Questo sta causando una vera e propria situazione di indigenza dentro le enclavi del Kosmet, soprattutto per quanto riguarda alimenti e farmaci. Oltre a questo anche l’istituzione della Comunità dei Comuni Serbi del Kosovo (a cui intendono aderire anche altre minoranze locali, dai Rom ai Goranci, dai turchi agli egizi, ecc…), non ha ancora trovato alcuna attuazione concreta, anzi è completamente ignorata da Pristina.

 


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Questa imposizione di nuove  tariffe di importazione vessatorie e fuori anche dalle norme UE, della CEFTA, tanto che, anche il capo delegazione UE in Serbia Sam Fabrici, ha pubblicamente chiesto a Pristina di abolirle immediatamente. In un intervista al giornale serbo Blic, ha detto che per far avanzare costruttivamente il dialogo tra le parti in Kosovo, è necessario:“…tenere conto degli interessi e delle preoccupazioni di tutte le comunità del Kosovo, degli abitanti e delle parti in questione locali, enti e organizzazioni, tra cui la Comunità dei Comuni Serbi (ZSO)…”.



 

I rappresentanti dei serbo kosovari stanno premendo sul governo di Belgrado perché adotti misure “forti” e dure contro queste misure che stanno affamando le enclavi. Alcuni chiedono nuovamente il ritorno dell’esercito serbo a garanzia dei loro diritti minimi di sopravvivenza.  

Il rappresentante russo alle Nazioni Unite V. Nebenzya ha espresso la preoccupazione della Russia per la situazione nella provincia, invitando l’ONU e la comunità internazionale a trovare soluzioni urgenti e immediate per evitare l’insorgere di nuovi conflitti e violenze e fermare crisi che potrebbero coinvolgere tutti.

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Così si è espresso Nebenzya  in un intervista con Sputnik: “…- Dobbiamo evidenziare che il dialogo tra Belgrado e Pristina con la mediazione dell'UE sta attraversando ancora una profonda crisi. La prova di ciò è la mancanza di risultati tangibili dopo i contatti tra le due parti...

Non vi è,  di fatto alcun progresso verso il raggiungimento dell'obiettivo ambizioso di redigere un accordo globale sulla normalizzazione delle relazioni. Il principale svantaggio è che l'accordo chiave raggiunto in precedenza sull'istituzione della Comunità dei Comuni serbi in Kosovo non è stato raggiunto, ha sottolineato.

Sono passati quasi sei anni da quando è stato firmato questo accordo, ma il processo è stato sabotato da  Pristina, mentre la parte serba è stata coerente nel rispettare i suoi obblighi…
…Va invece sottolineata la posizione costruttiva di Belgrado e il desiderio della parte serba di cercare soluzioni reciprocamente accettabili…Al contrario Pristina ha risposto con pretese inaccettabili dei leader albanesi del Kosovo su vasti territori della Serbia meridionale…”.  Ha dichiarato Nebenzja.

 

Anche l’Ambasciatore russo in Serbia A. Chepurin ha sottolineato che Mosca opera per risolvere il problema del Kosovo con mezzi politici nel quadro del dialogo tra Belgrado e Pristina, senza imporre scadenze artificiali, in profonda cooperazione e sintonia con la dirigenza serba.

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Chepurin in un intervista al giornale alla RTS ha ribadito che la posizione della Russia si basa su un concetto di base  ineludibile, cioè che “… La soluzione del problema del Kosovo è possibile solo a condizione che la Serbia e i serbi lo accettino. È importante che questo sia un compromesso, non una soluzione imposta dall'esterno. Il nostro atteggiamento era lo stesso prima, rimane così ora e sarà lo stesso in futuro …”.


Circa l’incontro casuale tra Putin e Thaci a Parigi nella cerimonia legata all’anniversario della Prima guerra mondiale, ha dichiarato che nelle cerimonie internazionali ci sono decine e anche centinaia di fugaci contatti, ma non sono quelle, le occasioni dove si trattano  questioni gravi o essenziali.

“…Putin è un uomo educato. Ha salutato centinaia di persone che ha incontrato scambiando alcune parole con loro. In secondo luogo, Putin era lì come ospite… quella cerimonia è stata organizzata dai francesi, e hanno chiamato quelli che pensavano di dover chiamare, compresi i rappresentanti di uno stato non riconosciuto come il Kosovo…in quelle situazioni c'è un problema, perché di solito si pensa che gli ospiti agiscano culturalmente, silenziosamente e modestamente, ma vediamo che alcuni ospiti non lo fanno....Abbiamo visto la stessa situazione a New York, dove nei corridoi delle Nazioni Unite hanno fermato tutte le persone che passavano, cercando di parlare con essi...Il problema è che i rappresentanti di stati non riconosciuti “lo fanno per stabiliti motivi" in tali eventi che coinvolgono ospiti di alto livello, e il loro comportamento a volte crea seri problemi…". Ha detto Chepurin a RTS
Ha poi aggiunto che è ridicolo pensare che questo fortuito incontro possa in alcun modo influenzare le relazioni tra Serbia e Russia o l'atteggiamento della Russia verso lo status del Kosovo, che resta di veto alle NU riguardo il riconoscimento dell’indipendenza.


Chepurin ha anche parlato della visita del presidente russo in Serbia a gennaio ( il 17),, dicendo che la data esatta non è stata ancora ufficialmente annunciata per vari motivi, ma che sarà a metà gennaio, sottolineando che questo sarà il terzo incontro dei due presidenti negli ultimi 10 mesi e che la cooperazione politica è ad un così alto livello che non ha precedenti.

Riguardo al Kosovo, Chepurin ha sottolineato che la posizione della Russia è molto chiara e netta,   è stata confermata più volte, ma che qualcuno cerca continuamente di rimestarla.

“…La posizione della Russia non è cambiata, e si riduce a quanto segue: sosteniamo che il problema sia risolto politicamente nel quadro del dialogo tra Belgrado e Pristina. Questa è la prima cosa. In secondo luogo, ogni dialogo deve avere le sue basi giuridiche e in questo caso non esiste altra base legale oltre alla risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, come unico quadro giuridico.

La terza cosa, abbiamo cognizione della posizione della Serbia. Ad esempio, nel quadro del processo di Bruxelles, ed era stabilito sei anni fa, la Serbia ha adempiuto a tutti gli impegni assunti. Il problema è che Pristina non ha adempiuto alcun obbligo fondamentale come la formazione di uno ZSO (Comunità dei Comuni Serbi del Kosovo). Abbiamo anche visto tentativi di creare un esercito del Kosovo, con soldati nel nord del Kosovo…non è possibile condurre trattative, se una delle parti non adempie ai propri obblighi e responsabilità, in questo caso è Pristina, ma anche l’atteggiamento dei mediatori, che noi riterremo coresponsabili per l'adempimento di quegli impegni presi… ".

 

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Il libro di Z. Jovanovic che raccoglie tutta la documentazione sulla Risoluzione 1244, sulla cui base e trattato era finita la guerra nel 1999

 

A cura di Enrico Vigna Forum Belgrado Italia/CIVG – SOS Kosovo Metohija-SOS YU

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