La fake della lotta al narcotraffico e l'ombra del petrolio: il Venezuela all'Onu invoca l'art. 51 della Carta
L’ambasciatore Samuel Moncada ha denunciato al Consiglio di Sicurezza un massiccio spiegamento militare americano ai Caraibi, chiedendo azioni immediate per scongiurare una “catastrofe regionale”. Caracas invoca il diritto alla legittima difesa sancito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.
Il Venezuela ha portato davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’allarme per un «imminente attacco armato» da parte degli Stati Uniti, accusando Washington di pianificare un’aggressione militare finalizzata al controllo delle risorse petrolifere del paese sudamericano. In una sessione straordinaria convocata su richiesta di Caracas, l’ambasciatore venezuelano Samuel Moncada ha delineato uno scenario di escalation, descrivendo un crescente spiegamento di forze militari statunitensi «a poche miglia» dalle coste venezuelane.
«Oltre 10.000 militari, aerei da combattimento, cacciatorpediniere missilistiche e incrociatori lanciamissili, truppe d’assalto, mezzi per operazioni speciali e missioni sotto copertura, e persino un sottomarino nucleare»: questo, secondo Moncada, il dispositivo bellico che gli Stati Uniti stanno ammassando nella regione caraibica. «Le azioni e la retorica bellicista del governo statunitense indicano oggettivamente che ci troviamo di fronte a una situazione in cui è razionale pensare che nel brevissimo termine verrà sferrato un attacco armato contro il Venezuela», ha avvertito il diplomatico, appellandosi alla Carta delle Nazioni Unite per scongiurare quello che ha definito un «crimine internazionale».
La "finzione" della lotta al narcotraffico e l'ombra del petrolio
Moncada ha categoricamente respinto la giustificazione avanzata da Washington, che inquadra la propria presenza militare nella regione come una risposta al narcotraffico. Il diplomatico ha bollato questa narrativa come una «finzione promossa da un governo bellicista» e con «i piedi d’argilla». «Chi può credere che questa escalation militare di grande portata nei Caraibi abbia come obiettivo il traffico di droga?», ha chiesto retoricamente.
Al suo posto, ha indicato quella che, a suo dire, è la vera motivazione geopolitica: «la dipendenza dal petrolio». «Gli Stati Uniti sono disperatamente desiderosi di controllare tutte le fonti di petrolio del mondo e credono che il petrolio del Venezuela appartenga loro», ha affermato, tracciando un esplicito parallelo con i precedenti interventi in Iraq, Siria e Libia. «Se il Venezuela non avesse petrolio, la minaccia militare che sta per essere messa in atto non esisterebbe», ha sentenziato.
L'appello al Consiglio di Sicurezza e l'invocazione della legittima difesa
Di fronte alla minaccia percepita, il rappresentante venezuelano ha presentato al Consiglio di Sicurezza una richiesta articolata in tre punti concreti: la formale determinazione dell’esistenza di una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali; l’adozione di misure per evitare un ulteriore aggravamento della situazione; e l’approvazione di una risoluzione in cui tutti i membri, Stati Uniti compresi, si impegnino a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale del Venezuela. «Chiediamo solo il rispetto della Carta delle Nazioni Unite», ha sottolineato Moncada.
Tuttavia, accanto all’appello diplomatico, è risuonato un netto avvertimento di carattere difensivo. «Avvertiamo il mondo che, se gli Stati Uniti dovessero attaccare il Venezuela e il suo popolo, se dovessero profanare il nostro territorio, abbiamo il sacro dovere di difendere ciò che è nostro», ha dichiarato l’ambasciatore, invocando esplicitamente il diritto alla legittima difesa sancito dall’articolo 51 della Carta ONU.
Con un riferimento storico alle guerre d’indipendenza, Moncada ha concluso con un monito: «Se qualcuno crede di poterci distruggere perché siamo un piccolo Paese, deve guardare al passato e vedere che il Venezuela è stato la tomba di un impero. Eserciteremo con tutta la forza che ci dà l’amore per la patria il nostro diritto alla legittima difesa, e così ci vorranno generazioni per vincere questa lotta. Noi vinceremo».