La lista di proscrizione del Corriere arriva in Parlamento

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La lista di proscrizione del Corriere arriva in Parlamento

 

Proseguono le polemiche per la nota lista  dei  “filoputiniani d'Italia” del Corriere della Sera in un articolo recante la firma di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, pubblicato lo scorso 5 giugno.

“La rete è complessa e variegata- si leggeva nel pezzo del  quotidiano di via Solferino.-  Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. La rete filo-Putin è ormai una realtà ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti. L'indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme — da quelle più conosciute come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelle di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews — fa partire la controinformazione.”

In quella che in molti hanno definito una vera  e propria lista di proscrizione erano sbattuti in evidenza con tanto di foto in primo piano al seguito , reporter, giornalisti, politici, analisti: tra i quali  A.Orsini, A. Fazolo, G. Bianchi,L. Ruggeri, M. Dinucci, V. Petrocelli, M.Vezzosi.

Tutti etichettati come filoputiniani, senza che  emergesse un riferimento concreto a finanziamenti russi, a una rete comune, né tanto meno uno sparuto indizio concreto.

Una vicenda che ha procurato non poco imbarazzo negli ambienti parlamentari e finanche dei servizi e del Copasir, il cui presidente Adolfo Urso (Fdi), si è  sentito in dovere di intervenire, smentendo in parte l’esistenza di uno schedario di personalità filorusse: “La lista l’ho letta sul giornale, io non la conoscevo prima”. Ma confermando inizialmente l’indagine in corso: “Ho ricevuto proprio stamane un report specifico sulla questione, ma si tratta di materiale che come sempre resta classificato” aveva affermato all'indomani della pubblicazione del pezzo.

Successivamente  in Conferenza stampa , Gabrielli, sottosegretario con delega ai Servizi, metteva a pubblica disposizione della stampa, il  documento citato che “da da fonti aperte” diveniva declassificato. “Non esiste un Grande Fratello, una Spectre in Italia: nessuno vuole investigare sulle opinioni delle persone – affermava Gabrielli ”.

Nel dossier in questione (declassificato il 10 giugno 2022), denominato Hibryd Bullettin, compaiono però poi solo 2 nomi degli 11 citati dal quotidiano: da dove sono stati attinti gli altri?

Per caso da ulteriori dossier non resi pubblici?

Ancora, come mai dei dossier di tale tipologia sono giunti sui tavoli della redazione del Corriere? Era necessaria un'operazione del genere, che gettasse nei fatti alla pubblica gogna i personaggi menzionati, ci siamo chiesti in tanti?

Il caso è ora arrivato anche in Senato con un'interrogazione all'indirizzo del  Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'interno presentata ieri a firma di Lannutti, Giannuzzi Silvana, Lezzi Barbara, Abate Rosa Silvana, Angrisani Luisa, Corrado Margherita, Granato Bianca Laura, Dessì  e  La Mura Virginia.

Testualmente nella suddetta interrogazione si chiede se il Governo ritenga opportuno assumere iniziative, nel rispetto della libertà di opinione e di stampa, per evitare che si crei un clima intimidatorio nei confronti di tutti coloro che esprimono un'opinione diversa da quella considerata mainstream, attraverso "elenchi di proscrizione" e "schedature" che riportano a tragici episodi avvenuti nel passato, in modo da evitare che in futuro possa replicarsi questo goffo tentativo di delegittimazione e discredito nei confronti giornalisti, politici e opinionisti che si discostano, appunto, dalle opinioni dominanti; se ritenga grave la compilazione di report su presunte fake news (che avrebbero lo scopo di "boicottare le scelte di governo"), quando è del tutto evidente l'inesistenza delle stesse "false notizie",dossier che però con evidenza mettono in cattiva luce coloro che hanno un pensiero diverso su quanto sta accadendo.

Il senatore Dessì del Partito Comunista, tra i firmatari, contattato in merito ci ha rilasciato la seguente dichiarazione: E' un momento bassissimo delle istituzioni; è stata fatta in maniera anche cialtrona un'operazione di delegittimazione del dissenso. Queste persone messe all'indice, ci posso mettere le mani sul fuoco, sono semplicemente dei pensatori non allineati al mainstream, si sono sempre distinte per la loro capacità di analizzare  e di dare un'interpretazione critica delle storture del Paese che Draghi ha esaltato, e si è arrivati a far fare una sorta di rassegna stampa a pagamento dei cittadini dai servizi segreti...se sono stati i servizi o i comitati, non lo so.

So invece che si tratta di una cosa abbastanza indegna che resterà nella storia, come dicevo poc'anzi,come uno dei momenti più bassi delle istituzioni. Io spero che qualcuno abbia il coraggio di prendersi la responsabilità di ciò che è successo, ma spero sopratutto che la stampa e le menti intellettuali di questo paese, abbiano la forza, la capacità e l'onestà intellettuale di riprendere la natura del proprio lavoro e di ricominciare a proporre un'informazione corretta e soprattutto paritaria nel rispetto di tutte le idee e le opinioni  che ci sono in questo momento.

Francesco Fustaneo

Francesco Fustaneo

Laureato in Scienze Economiche e Finanziarie presso l'Università degli Studi di Palermo.
Giornalista pubblicista dal 2014, ha scritto su diverse testate giornalistiche e riviste tra cui l'AntiDiplomatico, Contropiano, Marx21, Quotidiano online del Giornale di Sicilia. 
Si interessa di geopolitica, politica italiana, economia e mondo sindacale

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