“L’albatro e il petrolio” in rete solo per oggi : Pasolini 50 e il silenzio dei sottomessi
Il 2 novembre 1975, 50 anni fa oggi, l’Italia si svegliò con sgomento di fronte ad una notizia incredibile: il corpo del poeta, scrittore e regista Pier Paolo Pasolini era stato ritrovato senza vita in un campo recintato sul lungomare di Ostia.
Ne seguì un processo, conclusosi nel 1979 con sentenza definitiva di ergastolo a carico di Pino Pelosi come unico esecutore dell’omicidio.
Il processo fu riaperto nel 2009 in concomitanza con la scarcerazione per fine pena del Pelosi e delle sue inedite dichiarazioni, una volta libero. Ma fu di nuovo archiviato nel 2015 senza sostanziali novità, due anni soltanto prima della morte dello stesso Pelosi.
A 50 anni di distanza dall’omicidio, insomma, la verità ufficiale è una verità che non regge. Non regge di fronte alle numerose prove prodotte, a cominciare da quelle relative alla presenza di altre persone sul luogo dell’omicidio, le quali, senz’ombra di dubbio, hanno concorso all’omicidio.
E’ una verità che ci costringe ad accettare, come Paese, che uno dei più grandi intellettuali italiani del ‘900 sia stato ucciso per dei motivi che non sono quelli che un nostro tribunale ha stabilito.
Lo hanno capito tutti, lo hanno accettato tutti, tutti lo hanno archiviato nella soffitta della coscienza.
Hanno talmente rimosso questo elemento essenziale, che per i 50 anni dell’omicidio, non si è mosso praticamente nessuno per ricordarlo . La realtà presente incalza: l’Ucraina, Gaza, Trump, il pericolo fascismo, tutto è più urgente.
Il caso Pasolini è chiuso. Anzi, archiviato. Dimenticato.
Pasolini è quel nome che compare ogni tanto sotto ai “meme”, sotto alle frasi celebri, per sentirsi importanti, per prendere una frase a effetto, decontestualizzandola e declinandola nel modo più innocuo possibile, buona per tutte le stagioni e soprattutto per tutti i gusti.
L’omicidio Pasolini si pone su una sequenza di eventi che sta lì come una piaga ancora sanguinante nella storia dell’Italia. Pasolini stava lavorando sulle carte in possesso del giornalista Mauro De Mauro, ucciso a Palermo il 16 settembre 1970 mentre a sua volta stava indagando sull’omicidio di Enrico Mattei avvenuto il 27 ottobre 1962.
Questa sequenza di eventi da sola basterebbe per animare un qualsiasi Watson nei paraggi. Da noi resta congettura, teorema, complottismo. E così rimane lì ancora ad aleggiare senza risposta sulla storia d’Italia.
Non saranno i tribunali a svelare la non casualità di questa sequenza, perché in questa vicenda lo Stato italiano si confessa brutalmente in tutto il suo carattere di colonia. E il petrolio è lo strumento con cui gli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale ancora esercitano l’interferenza coloniale sul nostro Paese.
Ce lo ha dimostrato il caso Mattei. Ce lo ha dimostrato il caso De Mauro.
Ce lo ha dimostrato in questi anni, nel nostro piccolo, anche il tentativo mai raccolto di parlare serenamente di petrolio libico di contrabbando, commercializzato dalle milizie libiche a partire dall’assassinio di Gheddafi.
Ce lo dimostra oggi anche il caso Pasolini, se solo non fosse avvolto dalle nebbie della sottomissione tra le quali il nostro sguardo si perde.
Quale maggior atto di sottomissione infatti se non quello di accettare con rassegnazione e per imposizione una versione contraffatta della realtà?
E’ per questo motivo che il sottomesso, per non correre il rischio di essere punito, oggi preferisce fare finta di niente. Preferisce farsi trovare distratto di fronte a questo anniversario, ché mettere il dito nella piaga sanguinante fa male, anche e soprattutto ai sottomessi.
Nell’album musicale “La caverna”, al quale sto lavorando da un po’ di tempo e che sarà pubblicato nel corso del 2026, c’è un brano dedicato ai 50 anni dell’omicidio Pasolini. Il ritardo nell’uscita dell’album fa sì che oggi questo brano sia ancora inedito.
Ho deciso pertanto di metterlo gratuitamente a disposizione per l’ascolto per tutta la durata del 2 novembre 2025, accompagnato da un videoclip:
Di seguito le parole del brano.
L’ALBATRO E IL PETROLIO
(parole e musica: Michelangelo Severgnini)
Sacro albatro che il cielo ha perso
Il vento all’alba lo trovò riverso
Lo sfiorò, lo baciò
Sparse sulla spiaggia le sue piume
Alla foce di un antico fiume
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Io tremante suo amante
Dopo un rifiuto o un agguato orchestrato
Ormai perduto poi è caduto
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Ormai non è più un segreto
Mezzo secolo ora via il veto
Gemerà il mare inquieto
Pasolini rantolava al suolo
Tanta verità l’ha reso solo
Sorvolò, s’attardò
Su segreti patti e monopolio
Sulle ali tracce di petrolio
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Io accusato e carcerato
Sotto ricatto o sicari borgatari
Un vile baratto senza riscatto
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Ormai non è più un segreto
Mezzo secolo ora via il veto
Gemerà il mare inquieto
La crudele notte del mistero
E l’Italia in un buco nero
Lì affondò, lì sprofondò
Quanti all’oscuro del passato
Sanno di un futuro confiscato
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Uno Stato organizzato
Per un misfatto o una cricca troppo ricca
Ennesimo atto d’atlantico patto
Chi l’ha ucciso chi?
Chi l’ha deciso chi?
Ormai non è più un segreto
Mezzo secolo ora via il veto
Gemerà il mare inquieto.

1.gif)
