Mattarella sulla scia di Napolitano. Quando l'arbitro è tra i responsabili dello stallo attuale

Mattarella sulla scia di Napolitano. Quando l'arbitro è tra i responsabili dello stallo attuale

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di Carlo Amirante*

 

Come costituzionalista - che come ogni cittadino ha una propria visione della storia politica del paese - non posso fare a meno di ricordare che il presidente Mattarella ha uno stretto legame con quelle leggi elettorali che hanno provocato una ricostruzione del tutto artificiale del sistema politico rappresentativo attuale, perché ha contribuito non poco a favorire la formazione di un quadro politico che solo chi è privo di ogni senso della realtà non può che giudicare negativamente.


È noto che Mattarella è stato l'autore di quel sistema elettorale semimaggioritario che ha segnato il passaggio - come si dice impropriamente, dal momento che la cosiddetta transizione è avvenuta a costituzione invariata - dalla prima alla seconda Repubblica.


Certo quel sistema elettorale non era attribuibile al solo Mattarella: ricordo purtroppo molto chiaramente l'entusiasmo di molti miei giovani colleghi per il passaggio da un sistema elettorale proporzionale ad un sistema elettorale maggioritario, sicuri che tale svolta avrebbe creato un sistema politico bipolare, favorendo finalmente la possibilità di un'alternanza tra due poli politici in grado di dare luogo a governi stabili, politicamente compatti e coerenti e quindi in grado di assicurare stabilità ed efficienza al Paese.


Appartenendo a quella minoranza di costituzionalisti che annoverava personalità dalle opinioni diverse ma autorevoli, da Gianni Ferrara a Valerio Onida, convinti che, se anche l'Assemblea costituente non aveva inserito nella nuova Costituzione l'obbligo di una legge elettorale proporzionale, una tale legge fosse la più corrispondente allo spirito della Costituzione repubblicana.


Infatti, l’intera Costituzione, a partire dal principio democratico e dalla sovranità popolare e coerente con l'articolo 49 e fondata sul principio fondamentale dell'eguaglianza e libertà del voto che la Corte costituzionale ha avuto modo di riaffermare in tutte le occasioni in cui è dovuta intervenire in materia elettorale.


In effetti il Mattarellum, anziché favorire la semplificazione del sistema partitico italiano provocò, come è noto, una moltiplicazione di partiti e partitini che ondeggiò a lungo fra i venti ed i trenta; fu favorita così, anche a causa delle conseguenze che i processi di Mani pulite determinarono sulla crisi e la riconversione dei partiti costituenti, e lo scioglimento suicida del partito comunista la formazione dei governi di coalizione. Governi con un tasso di artificialità così forte da legittimare la formazione di partiti personali, ripescando addirittura un partito neofascista, divenuto parte integrante dei governi Berlusconi.


Sul fronte opposto governi di coalizione non meno ambigui e raffazzonati, spesso mossi dal timore di perdere il proprio elettorato, si sono sempre impegnati a perseguire obiettivi politici non troppo diversi da quelli dei governi di centro destra, giustificando spesso le loro politiche impopolari con l'esigenza di rispettare le regole imposte dalle istituzioni comunitarie.


Più di recente, Mattarella, divenuto presidente della Repubblica, ha assistito, senza intervenire anche quando sarebbe stato assolutamente conforme al suo ruolo, all'avvio ed alla conclusione di una revisione costituzionale contraria già nelle procedure allo spirito e alle stesse norme della Costituzione. Infatti, non è certo il governo in carica, né tanto meno la sua maggioranza parlamentare, il protagonista dei procedimenti di revisione della Costituzione, tanto più se proposti contro il parere e le prospettive politiche dell'opposizione, usando tra l'altro tutti gli artifici consentiti dai regolamenti parlamentari per la stessa revisione costituzionale, per imporre, a tappe forzate e con procedure accelerate, una improvvida revisione della costituzione.


Non è quindi un caso che sia stata respinta con un referendum dal risultato inequivocabile dai cittadini italiani, creando così le premesse per il caos politico che stiamo soffrendo in questi frangenti.


Ma responsabilità ancora più grave del presidente Mattarella è stata quella di apporre la propria firma a leggi che davano attuazione alla revisione costituzionale in contrasto invece con la Costituzione vigente, di cui pure il Presidente della Repubblica è custode e garante .

Ma la sua responsabilità più grave resta quella di aver apposto la sua firma - senza battere ciglio - alla legge elettorale vigente, ovvero il famigerato Rosatellum.


Innanzitutto, perché come Giudice costituzionale aveva dichiarato incostituzionale il Porcellum, di cui il Rosatellum ha ereditato non pochi dubbi di costituzionalità; ed in secondo luogo, perché era evidente trattarsi di una legge elettorale voluta da alcuni partiti con la convinzione di danneggiarne altri.


Di fronte ad una situazione di grave crisi istituzionale, che, per usare un eufemismo, il Presidente, non ha fatto nulla per impedire, oggi, il suo malcelato nervosismo, quantomeno fa sorridere.


Né meno patetiche appaiono le pasticciate ed inadeguate pseudo-soluzioni, tutt’altro che neutrali, che ha proposto o sta per proporre ai partiti, contribuendo - sulla scia del suo predecessore Napolitano - alla delegittimazione del ruolo istituzionale della Presidenza della Repubblica, essendosi, già in passato, comportato come un notaio, disposto a rogare un atto o un contratto pur sapendo che i relativi contenuti sono contrari alla legge e alla Costituzione.


*Già Professore di diritto costituzionale all'Università Federico II di Napoli 
 

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