Mentre l'occidente soffia sulla guerra in Cina volano i consumi

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Mentre l'occidente soffia sulla guerra in Cina volano i consumi

Oggi su China Daily c’è un articolo di un economista del CASS (Accademia Cinese di Scienze Sociali), un think tank autorevolissimo. L’autore si chiama Zhou Xuezhi  e ha finalmente rivelato i numeri del consumo cinese nel 2021.

Sono cresciuti del 12% rispetto al 2020 e del 7% rispetto al 2019.

Questo malgrado i continui lockdown metropolitani per la politica “zero covid” adottata sin da Wuhan.

I viaggi e la ristorazione ne hanno risentito, ma per l’occasione le autorità stanno implementando misure di controllo covid ed economiche per rianimarle. Ma l’aspetto più importante è che l’economista rivela che l’apporto dei consumi sul Pil cinese è pari al 65%. Alla fine degli anni novanta era pari ad un misero 40%, la facevano da padroni gli investimenti e il commercio estero.

Ora c’è la risalita, grazie alle riforme implementate dal 2013 con il salario sociale globale di classe (processo non ancora concluso, a marzo l’Assemblea del Popolo dovrà adottare misure importanti sulla sanità).

La reflazione salariale conseguente e l’apporto di servizi pubblici hanno “liberato” reddito disponibile che in parte è andato ai consumi (l’altra parte ai risparmi). Le misure di Welfare, alcune ricordano quelle nostre italiane, adottate a partire dalla Presidenza Xi hanno fatto schizzare in alto l’apporto dei consumi rispetto al Pil, che ora si avvicina agli standard occidentali (75%).

Era la pecca cinese, ora rimediata e lo si vede anche dal livello delle importazioni (nel 2021 la Cina è stata la maggiore esportatrice e la seconda per import). Ne beneficia anche l’economia italiana, con le esportazioni arrivate nel 2021 alla cifra record di 30,3 miliardi di dollari. Ora c’è un nuovo soggetto mondiale del consumo, tra pochi anni raggiungerà il podio scavalcando gli Usa. Un percorso iniziato nel 2013  che ora vede il traguardo. Un percorso fortemente voluto dalla dirigenza con effetti interni e mondiali, non a caso parlano sempre di “futuro condiviso”.

Nel mentre altre nazioni soffiano sulla guerra. Come è distante l’Asia.

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