Myanmar: la Banca Mondiale approva un piano di aiuti da 80 milioni di dollari
Dopo 25 anni di assenza, la BM riaprirà i suoi uffici a Yangoon. Nessun riferimento alle violenze etniche nel paese
La Banca Mondiale ha approvato un prestito da 80 milioni di dollari per il Myanmar con lo scopo di supportare il processo di riforme in corso nel paese. Ne dà notizia l'agenzia AFP, che riprende anche le dichiarazioni del presidente della BM Jim Yong Kim, subito dopo l'approvazione da parte del board: “Sostengo le riforme intraprese dal Myanmar ed incoraggio il governo a continuare ad aumentare i suoi sforzi”. I soldi saranno spesi per progetti di sviluppo in villaggi nelle aree rurali più povere, con un focus particolare su educazione, sanità, infrastrutture e settore privato, con lo scopo principale di aumentare i posti di lavoro.
La Banca Mondiale aveva chiuso i suoi uffici a Yangoon nel 1987, dopo che la giunta militare al potere aveva interrotto i pagamenti dei debiti contratti. Uno degli ostacoli principali allo ristabilimento di un nuovo prestito riguardava proprio gli arretrati, circa 400 milioni di dollari. Ma Kim ha sostenuto come la BM stia lavorando con il Giappone e l'Asean per risolvere la questione entro il 2013. In Aprile, del resto, Tokyo ha unilateralmente condonato circa 4 miliardi di dollari di debiti contratti come donazione per rilanciare l'economia disatrata del Myanmar.
Dopo aver assunto la guida del paese lo scorso anno, il presidente del Myanmar Thein Sein ha effettuato una serie di riforme che stanno portando il paese sulla via della democratizzazione, in particolare il rilascio di diversi prigionieri politici e l'elezione del nobel per la pace Aung Suu Kyi al parlamento. In risposta l'occidente ha iniziato ad eliminare le sanzioni commerciali imposte e le imprese di tutto il mondo stanno riprendendo ad investire in un paese, dalle grandi risorse naturali e dalla posizione geopolitica strategica, tra la Cina e l'India. Nessun riferimento nella nota di oggi della Banca Mondiale è stato, tuttavia, fatto agli scontri etnici che da un paio di settimane sono ripresi nella provincia occidentale di Rakhine tra la comunità musulmana e la maggioranza della popolazione buddista. Alcune organizzazioni dei diritti umani, in particolare Human Rights Watch ha accusato le autorità centrali di non aver fatto tutto il necessario per impedire le violenze discriminatorie contro la minoranza islamica dei Rolinghya, cui Yangoon non ha mai riconosciuto la cittadinanza. Secondo l'ultimo bilancio rilasciato dall'Onu sarebbero oltre 30 mila le persone senza casa che cerca rifugio, in quella che sta divenendo una catastrofe umanitaria. Prima di elargire un nuovo prestito, sarebbe stato importante che la Comunità internazionale avesse aiutato il Myanmar ad una soluzione della questione.