Nasce la prima Stablecoin “Europea”
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
A distanza di di undici anni dalla nascita di Tether, la stablecoin americana denominata in dollari, finalmente è arrivato il grande annuncio: anche l'Europa avrà la sua stablecoin. Un pool di banche europee composto da Ing, Banca Sella, Kbc, Danske Bank, DekaBank, Unicredit, Seb, CaixaBank e Raiffeisen Bank International ha fondato una società con sede legale in Olanda (e che quindi sarà vigilata dalla banca centrale del paese) che chiederà di essere autorizzata per “emettere moneta elettronica”. Altro punto fondamentale è che – ovviamente – la società, operando in Europa, rispetterà la normativa MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation) che è la “legge europea” (un regolamento UE, per la precisione) sui mercati delle cripto-attività, entrata in vigore il 29 giugno 2023 e applicabile da fine 2024.
Facciamo due passi in dietro. Che cosa è uno stablecoin?
Per stablecoin bisogna intendere un cryptoasset che vede il proprio valore agganciato ad un bene reale o a una moneta di stato a corso legale, che ne garantisca il valore stabile nel tempo, quindi evitando le forti oscillazioni tipiche delle cryptomonete “tradizionali” come per esempio bitcoin. Come era facilmente immaginabile nel mercato crypto, hanno avuto molto successo le stablecoin agganciate alle monete di stato a corso legale, come per esempio Tether che è agganciato al dollaro statuinitense.
Più specificamente, possiamo dire che le stablecoin se agganciate ad una moneta di stato a corso legale sono qualcosa di molto simile ad un assegno circolare di tipo bancario, dove l'emittente si impegna a “pagare a vista al portatore” quanto indicato nel titolo. L'unica differenza è che il titolo nel caso dell'assegno circolare è scritto nel pezzo di carta di cui, materialmente è fatto, mentre nel caso della stablecoin stiamo parlando di un titolo che è un codice alfanumerico criptato, sostanzialmente una stringa di cifre che può essere “letta” e scambiata informaticamente consegnandola e/o ottenendola, si opera attraverso il deposito in uno speciale tipo di wallet (il borsellino elettronico) che ha uno standard noto con il nome di Erc20. La transazione, naturalmente sarà inscritta in maniera indelebile nella blockchain dove è stato emesso lo smart contract che ha dato origine ai token che, appunto, rappresentano gli stablecoin.
E qui sta il punto fondamentale, la stablecoin non è un cryptoasset ( o se preferiamo una “cryptomoneta”) cosiddetta nativa e dunque emessa automaticamente dalla blockchain. Le stablecoin sono dei token di “secondo ordine” emessi da uno smart contract costruito e registrato in una blockchain che consente, appunto, di costruire smart contract come per esempio Ethereum. Non a caso, i token generati da uno smart contract per essere scambiati tra un wallet Erc20 e un'altro hanno necessità di pagare una piccola fee alla blockchain nella cryptovaluta nativa della blockchian nella quale è stato costruito e registrato lo smart contract che ha emesso i token che rappresentano la stessa stablecoin.
Come si costruisce una stablecoin?
Detto tutto questo, è facile comprendere come si costruisce una stablecoin. Innanzitutto bisogna scegliere una blockchain che abbia la caratteristica di poter costruire e registrare uno smart contract, come per esempio Ethereum, Cardano Algorand o BNB Chain, ma ce ne sono molte altre naturalmente. Costruire uno smart contract per emettere token è della massima facilità, oserei dire che è intuitivo, visto che l'unica cosa che bisogna compilare è la quantità di token che si desidera lo smart contract emetta. A questo punto è necessario costruire un sito internet dove viene illustrato il progetto anche attraverso la produzione di un documento chiamato “ICO – Initial Coin Offering” che è il documento che regola il crowfounding nelle operazioni di raccolta fondi dei cryptoasset. In questo documento viene illustrata l'operazione, ovvero quantità dei token emessi, il bene o la moneta legale a qui è agganciato il valore e qualunque altra informazione che consenta al sottoscrittore di fare una valutazione corretta dell'offerta e dunque se questa è compatibile con i suoi interessi e il suo personale profilo di rischio.
Va chiarito che questa procedura di crowfounding con la presentazione delle ICO, si è sedimentata nel corso degli anni nel mercato delle cryptomonete e dei cryptoassets in maniera naturale ed è comunemente accettato in tutto il mondo a partire da quella eterotopia chiamata cyberspazio. Anzi, va chiarito, che nel settore qualunque offerta di raccolta fondi che fosse priva di un sito e di un documento ICO sarebbe considerata semplicemente uno “scam” e quindi assolutamente da evitare per gli investitori. Tutto questo indipendentemente dalle eventuali leggi che i singoli stati possono promulgare per “regolamentare” il settore. Il mercato, dunque, si è creato autonomamente le proprie procedure di regolamentazione della raccolta fondi, indipendentemente da ciò che hanno deciso gli stati che, molto spesso, hanno agito con un ritardo di anni rispetto a quanto sedimentatosi nel mercato. Il vecchio elefante che insegue la gazzella, se dovessi spiegare con una immagine il fenomeno. Anche questo credo possa essere materia di importanti riflessioni per giuristi, politologi ed economisti.
Fatto tutto questo è necessario scegliere uno o più exchange sulle quali il pubblico può scambiare la nostra stableoin. La scelta come si può immaginare è vastissima. Cito come esempio, Binance, Coinbase, OKX, Kraken e moltissimi altri. E a questo punto lo stablecoin è emesso per la cifra che si è deciso.
Vi assicuro, la cosa è molto più semplice (almeno dal punto di vista tecnico-informatico) di quanto si possa immaginare. Molto più complesso spiegare la questione ad un neofita che realizzare uno stablecoin. La domanda che ci si pone in conseguenza è la seguente: se la cosa è così semplice perchè l'Europa e il suo sistema finanziario sono arrivati con ben 11 anni di ritardo rispetto agli americani con Tether?
Il ruolo del superstato europeo nel settore delle crypto
Proprio la vicenda delle stablecoin e più in generale delle crypto spiega bene, a mio modo di vedere ciò che è il ruolo del superstato europeo. Semplicemente in USA hanno lasciato che il mercato innovasse e si autoregolamentasse e successivamente - ove si è dimostrato necessario - sono state imposte regole e sono stati presi provvedimenti giudiziari anche severissimi mentre in Europa si è preferito bloccare qualunque iniziativa, anche la più innocente e semplice, con la scusa di “prevenire” eventuali azioni illecite bloccando così per anni e anni lo sviluppo del mercato a causa di un fuoco di sbarramento di Enti quali la Consob in Italia. Tutto questo fino a quando l'UE non ha emesso la asfissiante regolamentazione Micar del settore crypto che ha un unico obiettivo: evitare che qualunque nuovo attore possa entrare nel settore e possa fare concorrenza al decrepito e vetusto sistema bancario europeo.
Il risultato finale è che è stato necessario attendere 11 anni per avere l'annuncio della nascita della prima stablecoin europea, ovviamente emessa da un pool di vecchie banche raccolte in una società di diritto olandese (così risparmiano anche sulle tasse). Il trionfo dell'oligarchia mascherata da finta democrazia: «qui la torta ce la spartiamo noi e che nessuno si avvicini!» sembrano dirci. Il problema è che gli anni di ritardo accumulato per bloccare qualunque iniziativa si pagano con un ritardo di competitività dell'intero sistema economico.
Sul ruolo dell'Unione Europea inutile dire, ancora una volta si è dimostrata il supremo garante degli interessi delle élites dominanti. Tutti gli altri, sudditi.