Necropolitica a Gaza: il futuro sotto assedio
Con oltre 53.000 morti – in gran parte donne e bambini – e ospedali, scuole e campi profughi ridotti in macerie, Gaza è il volto più crudo della necropolitica: non una guerra per il territorio, ma il dominio sul diritto di esistere. Il termine, coniato dal filosofo Achille Mbembe, descrive il potere dello Stato di decidere chi può morire. In questo senso, Gaza è un “mondo di morte” perfettamente calcolato.
“La fame è diventata strumento di governo”, denuncia Mustapha Ibrahim. Gli attacchi contro cliniche, corridoi umanitari e infrastrutture vitali non sono errori: sono politiche. La distruzione del centro IVF di Gaza, con 5.000 embrioni polverizzati da un raid israeliano, ha segnato un punto di non ritorno: colpire anche il potenziale della vita futura. La comunità internazionale? Complice, armando Israele e proteggendolo da ogni responsabilità. “Gaza è il solo luogo dove entrano bombe, ma il latte resta fermo al confine”, dice Oxfam. Questo non è caos. È controllo. Se il mondo tace, Gaza non sarà più un’eccezione. Diventerà il modello.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati