Negli Stati Uniti vietato ammalarsi di coronavirus. L'odissea di una donna virale su Twitter
di Fabrizio Verde
Il sistema sanitario pubblico statunitense è notoriamente deficitario. Negli States la sanità è una questione per ricchi. Chi non può permettersi una buona polizza assicurativa capace di coprire quelle che possono essere le esigenze di un paziente che ha bisogno di cure e assistenza medica, probabilmente andrà incontro a esperienze da incubo.
Il coronavirus COVID-19 si sta diffondendo in tutto il mondo e molti paesi stanno affrontando una grande prova per i loro sistemi di governance e capacità. Anche gli Stati Uniti stanno affrontando la minaccia dell'epidemia e la situazione più preoccupante nel paese è quella dei poveri.
Ad alcuni statunitensi piace confrontare il loro sistema con quelli di altri paesi. Queste persone tendono a descrivere come gli altri sistemi siano inferiori ai loro, come se il sistema nordamericano fosse lo standard nel mondo. Ma cosa mette veramente alla prova il sistema di un Paese? La capacità di consentire a tutte le persone di ricevere un'assistenza equa e tempestiva.
A causa del costoso sistema sanitario negli Stati Uniti, molte persone non possono nemmeno permettersi di pagare per un test per COVID-19, per non parlare del costo del trattamento dopo la diagnosi.
In riferimento al nuovo coronavirus la storia resa nota tramite il social network Twitter da una donna di Seattle appare paradigmatica. Una vera e propria odissea.
I live in Seattle, I have all symptoms of COVID-19 and have a history of chronic bronchitis.
— sketchy lady (@into_the_brush) March 3, 2020
Since I work in a physical therapy clinic with many 65+ patients and those with chronic illnesses, I decided to be responsible and go to get tested. This is how that went.
«Vivo a Seattle, ho tutti i sintomi di COVID-19 e ho una storia di bronchite cronica.
Dal momento che lavoro in una clinica fisioterapica con con molti pazienti oltre i 65 anni e altri con malattie croniche, ho deciso di essere responsabile e andare a fare il test. È andata così».
Scrive sketchy lady (@into_the_brush) sul noto social. Poi con una serie di tweet continua la a raccontare la sua esperienza.
«Ho chiamato la linea dedicata al Corona, sono rimasta in attesa per 40 minuti e ho rinunciato.
Quindi ho guardato i siti web di sanità pubblica CDC e Washington. Mi hanno detto di consultare un medico di base, ma non ci sono informazioni sui test.
I called 2 primary care doctors. One told me they don't know where to get testing, and that I should not to seek out testing. The other one told me to go to an urgent care or ER.
— sketchy lady (@into_the_brush) March 3, 2020
I called the Urgent Care, they also had no idea where tests are, but told me to call the hospital.
Ho chiamato 2 medici di base. Uno mi ha detto che non sanno dove fare i test e che non dovrei cercare i test. L'altro mi ha detto di andare in un pronto soccorso o ER.
Ho chiamato l’Urgent Care, inoltre non avevano idea di dove potessero essere effettuati i test, ma mi hanno detto di chiamare l'ospedale».
So. Who does qualify? Those who have been out of the country in the last 14 days, and those who have had contact with one of the few people who have been tested and come up positive. That's it.
— sketchy lady (@into_the_brush) March 3, 2020
L’odissea di questa donna preoccupata per sua salute continua: «Ho chiamato l'ospedale. Non hanno test, ma mi hanno trasferito alla linea dedicata al COVID-19 per "rispondere alle mie domande”».
Un passo avanti. Ma arriva la doccia fredda: «La centralinista è stata molto gentile e professionale e ha capito la mia preoccupazione per la mia salute e per la mia clinica (attualmente in fase di sanificazione). Tuttavia, mi è stato detto che non ho i requisiti per il test. E non mi è stato dato un calendario o informazioni sulle risorse attuali».
Quindi la domanda è: chi si può sottoporre al test? «Quelli che sono stati fuori dal paese negli ultimi 14 giorni e quelli che hanno avuto contatti con una delle poche persone che sono state testate e risultano positive. Questo è tutto».
Può permettersi di trattare così i propri cittadini preoccupati la prima economia del mondo? Quel paese che il presidente Donald Trump vuole ‘great again’?
La risposta è ovviamente no. Il modello da seguire è quello della tanto vituperata Cina che ha prestato tempestiva ed equa assistenza a tutti i suoi cittadini, come confermato anche dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La vicenda ci mostra plasticamente il fallimento di una sanità volta al profitto e non alla cura della popolazione.