Nicolas Maduro: "Il popolo venezuelano sta dicendo all'Impero: basta minacce"

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Nicolas Maduro: "Il popolo venezuelano sta dicendo all'Impero: basta minacce"

 

Il Presidente venezuelano Nicolás Maduro ha lanciato un appello unitario alla nazione, denunciando le pressioni militari e diplomatiche di Washington e affermando che il popolo venezuelano è "più unito che mai" per difendere la sovranità nazionale dalle minacce statunitensi. "Il popolo venezuelano sta dicendo all'impero: basta minacce".

Il pronunciamento è avvenuto in occasione del bilancio dell’operazione “Le caserme vanno al popolo”, un vasto dispiegamento di addestramento condotto dalla Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) e dalla Milizia Bolivariana. Secondo quanto riferito dal leader venezuelano, l'esercitazione, svoltasi in 5.336 circuiti comunitari in tutto il paese, ha visto la partecipazione di migliaia di effettivi impegnati in comunità, villaggi e zone indigene.

"Stanno arrivando i carri armati, i blindati, le armi antiaeree, i fucili, le mitragliatrici, che sono le armi della Repubblica nelle mani delle sue Forze Armate e del popolo", ha dichiarato Maduro, descrivendo l'operazione come la prova della "fusione della profonda unione della nostra FANB [...] e del nostro popolo organizzato e responsabilizzato". Il Presidente ha sottolineato che queste giornate di formazione teorica e pratica preparano la nazione a una potenziale "fase attiva di lotta armata" qualora le minacce da Washington dovessero persistere.

Il contesto delle tensioni geopolitiche

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto di rinnovate tensioni tra Caracas e Washington. Lo scorso agosto, il dispiegamento militare statunitense nei Caraibi meridionali, giustificato ufficialmente con la lotta ai cartelli della droga, è stato interpretato dal governo venezuelano come una manovra aggressiva. Parallelamente, la ricompensa offerta dal procuratore generale statunitense Pam Bondi per informazioni che portino all'arresto di Maduro, accusato di guidare un “cartello del narcotraffico”, è stata da Caracas definita un'accusa infondata.

Il governo venezuelano denuncia che queste azioni facciano parte di una strategia volta a forzare un cambio politico e ad appropriarsi delle vaste risorse naturali del paese sudamericano. In risposta alla postura statunitense, l'amministrazione Maduro ha intensificato le sue contromisure: oltre alla mobilitazione della Milizia Bolivariana, la FANB ha avviato il “Piano Indipendenza 200”, mentre il ministro della Difesa Vladimir Padrino López ha annunciato esercitazioni di “prontezza militare” sull'isola di La Orchila.

Il Presidente Donald Trump ha annunciato possibili attacchi contro presunti “narcoterroristi” venezuelani e ha minacciato di abbattere gli aerei militari del paese sudamericano se avessero messo gli Stati Uniti “in una posizione pericolosa”. Affermazioni che le autorità venezuelane hanno categoricamente respinto. In particolare, il presidente venezuelano Maduro ha accusato gli Stati Uniti di sottoporre il Venezuela a una “guerra multiforme”, violando in modo "immorale" tutto il diritto internazionale sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. Concludendo il suo intervento, il Presidente ha sintetizzato la posizione del suo governo: “Il popolo venezuelano dice all'impero: basta con le minacce. Siamo più uniti che mai per garantire la sovranità, la pace e il diritto alla vita e al lavoro del popolo venezuelano”.

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