Per favorirne la privatizzazione, la sanità pubblica fanalino di coda
I ritardi italici nell’attuazione del Pnrr ci dicono qualcosa di più della crisi che attanaglia il nostro paese. La Meloni cavallo di Troia delle privatizzazioni?
di Federico Giusti
Per ricevere i fondi comunitari occorre rispettare un cronoprogramma, senza quei soldi e senza rispettare lo stato di avanzamento dei lavori non sarà possibile portare a termine i progetti. Riscritture su riscritture degli obiettivi Pnrr, meno progetti sociali e legati alla salvaguardia del territorio, maggiore investimento nei settori trainanti dell’economia, per colmare, diceva qualcuno, il deficit tecnologico.
Pur andando avanti il Pnrr, tuttavia, dalla Relazione semestrale al Parlamento della Corte Conti si evince più di un problema, intanto il 57% degli obiettivi sono stati raggiunti, risultato soddisfacente ma con risultati altalenanti e contraddittori tra i vari capitoli, quanto maggiore è la complessità degli interventi tanto evidenti sono i ritardi, il personale assunto dagli Enti locali a tempo determinato , se nel frattempo si è dimesso per una migliore offerta di lavoro, non è mai stato sostituito, le fasi di progettazione sono quelle ove il paese ha incontrato difficoltà
La Corte dei conti evidenzia che nei primi mesi del 2025 la macchina dei lavori si è parzialmente inceppata allungando i tempi di realizzazione dei progetti. L’Italia ha quindi dedicato risorse ed energie al raggiungimento di alcuni obiettivi giudicati strategici, ad esempio digitalizzazione e competitività (e in misura minore cultura) raggiungendo poco meno del 48% della spesa complessiva ma invece, per quanto riguarda i capitoli sociali ossia inclusione, coesione e sanità, siamo decisamente indietro, anzi è proprio la sanità a registrare i dati peggiori in assoluto con i quattro quinti degli obiettivi non raggiunti.
E stiamo parlando di un paese nel quale il diritto alla salute è costantemente negato da chiusura degli ospedali, lunghe liste di attesa per molteplici prestazioni, mancanza di personale nelle strutture pubbliche anche per gli evidenti limiti di spesa ereditati da Bruxelles e fatti propri dal Governo Meloni (il potere logora chi non lo possiede per citare Andreotti)
La Corte dei conti ricorda che oltre il 70% delle misure del Piano ha speso più o meno un quarto delle risorse a disposizione, e molte misure sono praticamente all’inizio. Prendendo spunto da quanto scrive la Corte dei conti e alcuni articoli pubblicati sulle riviste dedicate agli Enti locali possiamo trarre alcune riflessioni finali.
I capitoli di bilancio verso i quali il Governo ha riservato maggiore attenzione sono quelli che stanno a cuore alle imprese, alle grandi aziende nazionali e a quelle internazionali che promettono investimenti nel nostro paese
I capitoli invece dedicati a istruzione e sanità pubblica sono quelli maggiormente sacrificati e non siamo neppure a un quarto degli obiettivi raggiunti, i ritardi delle amministrazioni statali e territoriali sono del tutto evidenti il che dovrebbe indurre qualche riflessione sul reale funzionamento della macchina amministrativa.
Al Governo Meloni interessa quindi investire in sanità, istruzione e Pubblica amministrazione? E sulla manutenzione dei territori ha qualcosa da dire?
Perfino il quotidiano Enti locali de Il Sole 24 ore punta il dito sui ritardi del Pnrr dedicato alla salute, del resto in rapporto al proprio Pil il nostro paese spende meno di ogni altro in sanità e istruzione.
È assai probabile che la relazione della Magistratura contabile sia anche finalizzata a dettare correttivi e ad accelerare i lavori, nella impossibilità (nostra) di analizzare i singoli capitoli e lo stato reale di avanzamento dei progetti i ritardi nelle attività legate ai capitoli sanità, innovazione, scuola e ricerca sono a dir poco preoccupanti a conferma di una macchina amministrativa che non funziona. E il Governo non potrà prendersela con il passato vista la decisione per interi comparti di contenere il turn over, decisione assunta con l’ultima manovra di Bilancio.