Riconoscere e sterminare
di Pasquale Liguori
Ennesimo spettacolo disgustoso: governi che “riconoscono” la Palestina con una mano, mentre con l’altra forniscono armi, intelligence e copertura diplomatica al genocidio in corso, partecipando attivamente allo sterminio.
È un teatrino indegno, che pretende di spacciare per gesto di pace quello che in realtà è solo l’ennesima mossa di facciata per salvare Israele e riciclare la propria immagine.
La formula dei “due Stati” viene riesumata non per liberare la Palestina, ma per proteggere la legittimità di Israele, per deflazionare la rabbia globale e mantenere intatta la struttura coloniale.
Leader europei screditati, con il consenso ai minimi storici, usano questa mossa come diversivo elettorale, fingendo di concedere a un popolo martoriato ciò che dal XIX secolo (ben prima del 1948 e altro che 7 ottobre 2023!) ha contribuito a distruggere. È la caricatura della giustizia: il riconoscimento dei “resti”, della “carcassa” di una nazione.
E come se non bastasse, a essere premiata è l’Autorità Palestinese, che da anni agisce come cinghia di trasmissione dell’occupante, confezionando l’ennesima resa come se fosse vittoria. È la collaborazione travestita da sovranità, la complicità presentata come riconoscimento.
Riconoscere la Palestina mentre si partecipa al genocidio del suo popolo, imponendo persino chi debba governarla, non è solo ipocrisia: è barbarie istituzionalizzata. È una tattica cinica e depravata per mantenere lo status quo e trasformare l’annientamento di un popolo in campagna di pubbliche relazioni.
I diritti non vengono concessi dai carnefici, si conquistano. E l’unico riconoscimento che avrebbe valore sarebbe quello che mette in discussione l’esistenza stessa dello Stato coloniale che oggi devasta Gaza e opprime la Palestina.
Tutto il resto è scenografia, fumo tossico, complicità.