Roberto Speranza: l'inettitudine al comando

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Roberto Speranza: l'inettitudine al comando

La Lega non voterà la sfiducia al ministro Speranza che dunque, nonostante la campagna di stampa e i diversi sommovimenti parlamentari ostili, riesce a mantenere il ministero della sanità. Potrebbe apparire singolare che un ministro espressione di un partito elettoralmente inesistente e formato da un ceto politico di reduci stanchi, mediocri, senza uno straccio di idea e preoccupati unicamente delle propria sopravvivenza, riesca occupare una posizione che nel contesto attuale è di grande importanza.

In realtà è tutto molto più lineare e chiaro di quello che si crede. Speranza occupa la Sanità senza particolari meriti se non quello di essere politicamente sterile (Barthes vedendolo avrebbe scritto "Il grado zero della politica") e di saper recitare il ruolo ideale per Draghi e soci, ovvero il ruolo del parafulmine. Nessuno della Lega (partito di luridi opportunisti) o delle altre formazioni di governo intende minimamente esporsi e assumersi la responsabilità di una posizione così delicata. Chi occupa la sanità non può fare tanta propaganda. Non può lagnarsi in giro per le chiusure o per le tante irrazionalità della gestione della pandemia. Ci pensa allora Speranza, sostenuto da quei residui di pseudo sinistra con la vocazione al martirio multiplo. 

La nascita del governo Draghi ha offerto motivazioni più che ragionevoli per tornare all'opposizione e magari costruire qualcosa, prepararsi alla gestione politica della crisi sociale oramai già esplosa. E invece no, la pseudo sinistra, non sentendosi morta abbastanza, ha deciso di interpretare il ruolo dell'utile idiota della Lega. Invece di dire "no, questa volta assumetevi voi la responsabilità delle scelte difficile", ha ben deciso di immolarsi in nome di non si sa che cosa. Evidentemente vocazione al suicidio e cretineria vanno di pari passo.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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