Romania: l’insofferenza popolare contro le politiche UE e liberiste, contro la NATO
Il candidato Simion l’ha intercettata e ha, avvedutamente fondato la sua campagna elettorale, a difesa dell’indipendenza e della sovranità nazionali, per la pace e per gli interessi del paese prima di tutto.
I risultati finali ufficiali: George Simion, presidente dell’Alleanza per l’Unione dei Rumeni (AUR) ha ottenuto 3.856.981 voti: 40,96%, Nicusor Dan, candidato dell’Unione per la Salvezza della Romania (USR) e sindaco della capitale è stato votato da 1.976.926 rumeni: 20,99%.
La mappa elettorale mostra la sorprendente vittoria geografica in tutta la Romania. Simion ha anche ottenuto il sostegno del 61% dei voti espressi all’estero. Le elezioni presidenziali di domenica 4 maggio 2025, hanno prodotto un terremoto nel governo rumeno e anche nelle cancellerie occidentali europee. La coalizione governativa PSD (Partito Socialdemocratico), PNL (Partito Nazional Liberale) e UDMR (Unione Democratica Magiara di Romania) è di fatto crollata. Il fallimento delle forze di governo è lampante e non ha più una rappresentanza e credibilità istituzionali.
Dopo che lo scorso 24 dicembre, in un vero e proprio golpe istituzionale i romeni erano stati privati della possibilità di votare per il loro candidato presidenziale scelto, Calin Georgescu, poi estromesso dal processo elettorale, il leader di questo nuovo primo turno, è diventato il candidato radicale George Simion, in continuità con Georgescu, e l’elettorato rumeno ha trasferito i suoi voti su questa figura.
Dopo l’annuncio dei risultati, due leader dei più importanti partiti di governo del PSD e del PNL hanno dichiarato che l’alleanza di governo deve dimettersi.
Premesso che la figura del vincitore è profondamente lontana da valori e storia del movimento operaio, popolare e progressista europeo…anzi, un ennesimo dato è oggettivo e certo: nuovamente i limiti delle forze popolari e di alternativa reale e concreta, sono emersi in modo schiacciante: tranne in Germania con la Sahra Wagenknecht e in Slovacchia con Robert Fico, che hanno costruito programmi fondati sui disagi reali provocati dalle politiche europeiste e guerrafondaie, e sui bisogni materiali delle masse popolari nazionali, ricevendo risposte e rappresentanze reali.
In tutti gli altri paesi le forze progressiste, socialiste o di alternativa, hanno lasciato campo aperto a forze, spesso retrive e reazionarie, ma antisistema e fondate, perlomeno in apparenza, su concezioni di difesa nazionale e sovranità, di volontà di pace e confronto dialettico, di soluzioni negoziali e non di scontro nelle conflittualità, come in Ucraina. Aspetti in tutti questi anni calpestati e devastati dalle logiche e politiche neoliberiste, unipolariste e subalterne ad interessi egemonici delle multinazionali e dei potentati finanziari ed economici delle banche, del FMI, della BCE in Europa e delle “corporation” occidentali, quindi estranei ai reali interessi dei popoli e dei ceti sociali aggrediti dalla crisi e dalla mancanza di sviluppo. QUESTO è il nodo da sciogliere per chi è responsabilmente contro le politiche UE, NATO, FMI, contro la guerra come risposta, altrimenti non si può fare recriminazioni o indignazioni ideologiche.
I milioni di lavoratori e cittadini che faticano a vivere, sono in sofferenza sociale, hanno BISOGNI quotidiani da affrontare e risolvere, rifiutano la guerra, vivono quotidianamente frustrazioni da lunga data, causata dalla corruzione perenne, da una emorragia di emigrazione, soprattutto giovanile, non hanno tempo per sottigliezze o diatribe cavillose, cercano risposte per non soccombere, e se qualcuno gliene fa intravedere, si rivolgono lì, magari anche senza grandi convinzioni, ma lo fanno. E questo è successo anche in Romania.
Va comunque rilevato che le forze socialiste e comuniste rumene, seppure irrilevanti a livello elettorale, avevano dato indicazione di voto per Simion, pur turandosi il naso. Questo l’appello:
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“ …In un momento di straordinaria importanza per il destino della Romania, come alleanza “Gruppo per la Romania”, esortiamo la popolazione ad andare a votare in MASSA ed eleggere l'unico candidato che rappresenta gli interessi nazionali del Paese: George Simion. Nonostante i sospetti e i dubbi sulle reali intenzioni di Simion siano molti, è necessario comprendere che in questo momento egli rappresenta l'unica opzione di cui dispongono i difensori della nostra sovranità nazionale. Si tratta di un'occasione storica in cui, grazie alla candidatura (vietata) di C?lin Georgescu, il popolo rumeno ha preso coscienza e si è in gran parte unificato. Per la prima volta negli ultimi 35 anni, abbiamo una vera possibilità di rovesciare il sistema mafioso che ha preso il controllo del nostro Paese. È necessario restare uniti e agire perché ci sono grandi possibilità di successo…”.
Ora, la domanda angosciante che si fa in tutte le cancellerie occidentali e anche nel paese, è se, nel secondo turno elettorale del 18 maggio, Simion riuscirà a contenere i blocchi di potere politico e finanziari internazionali, che da subito si sono messi all’opera per impedire, la sua vittoria, concentrando il sostegno al rivale Dan, come garante della continuità rumena, che, altrimenti avrebbe ripercussioni sugli equilibri europei, sulla Ue, sulla NATO, sulle relazioni con la Russia e di conseguenza, l’arresto al sostegno della guerra in Ucraina, come invece finora è avvenuto.
Il candidato Euro/NATO Nicusor Dan, ha detto che il secondo turno darà ai rumeni l’opportunità di scegliere “tra una Romania democratica, stabile e rispettata in Europa e un sistema pericoloso di isolamento, populismo e sfida allo stato di diritto, chiedo il sostegno di tutti coloro che credono nella legge, nella verità, nell'istruzione, in un'economia moderna, in forti partnership con il mondo libero…", un linguaggio chiaramente intriso di sottomissione all’architettura politica UE e NATO.
Gli analisti rumeni hanno sottolineato che il sostegno a Dan è concentrato tra le persone con istruzione superiore, garantiti socialmente e con redditi elevati nelle principali città.
Lo snodo è se le forze pro Unione europea e NATO, come è successo in Francia alle ultime elezioni lo scorso anno, si unificheranno intorno a Dan, dimenticando dissapori e scontri, anche feroci, personali, in nome del potere, ribaltando la volontà elettorale popolare. Soprattutto se le forze egemoniche internazionali occidentali, permetteranno la sconfitta delle loro politiche predominanti.
Simion ha più volte espresso la sua opposizione agli aiuti militari all’Ucraina, e l’anno scorso gli era stato vietato di entrare nel paese, Kiev lo ha definito indesiderato, citando le sue “attività anti-ucraine sistematiche”. Simion ha affermato di non essere anti-Ucraina o filo-russo, ma semplicemente “pro-Romania prima di tutto” e sicuramente “euro scettico”.
In un’intervista alla stampa internazionale subito dopo l’esito elettorale, Simion ha detto che se diventerà presidente, cercherà di trovare una maggioranza in Parlamento e poi Calin Georgescu, illegittimamente estromesso dalla precedente elezione vinta, diventerà premier. Tra le modalità menzionate dal Presidente di AUR vi sono il cambiamento dei membri della Corte Costituzionale e dei Servizi segreti.
Se la Romania venisse riportata indietro nel tempo, basterebbero quattro mesi, George Simion, non sarebbe stato un candidato degno di nota nelle elezioni presidenziali. Il voto romeno che si era tenuto il 24 novembre del 2024, lo aveva visto posizionato al quarto posto. Quel primo turno poi è stato annullato, la Corte suprema ha deciso che doveva essere ripetuto: ma più che scomparire dalla politica romena, ne è diventato lo spartiacque e scaltramente Simion, ha utilizzato quel golpe istituzionale, trasformandolo nel principale argomento della sua campagna elettorale.
La decisione della Corte suprema era stata presa perché il candidato C. Georgescu, vincitore indicato dal voto degli elettori, non soltanto era accusato di irregolarità durante la campagna elettorale per l’uso massiccio dei social…come se…milioni di contadini delle campagne rumene, passano il loro tempo su TikTok, Instagram o Facebook! Ma poi l’accusa si trasformò sul fatto che poteva essere un candidato aiutato da una potenza straniera (leggere la Russia), per destabilizzare la Romania, l’Ue, la Nato e quindi l’Ucraina. Peccato che le autorità romene non sono poi state in grado di far emergere una sola prova o fatto concreto a suffragio di questa accusa, così come non sono state in grado di fermare le gravi accuse di sospensione della democrazia, mosse anche dagli Stati Uniti. Il 4 maggio l’insignificante Simion dal quarto posto dell’elezione di novembre ha ottenuto il primo posto. Ci è riuscito presentandosi ai romeni come l’erede di Georgescu, con una campagna dura contro la corruzione del sistema dei partiti locali. Simion è un populista e un nazionalista, abbastanza difficile da delineare con criteri prettamente politico ideologici classici.
Le contraddizioni della sua posizione e del suo partito Aur, si riscontrano anche al Parlamento europeo, dove è collocato in Ecr, con FdI e il PiS polacco: due esponenti della destra atlantista, schierata con l’Ucraina e antirussa. Simion ha preso in prestito molti dei temi di Georgescu riguardo all’economia, ai diritti, alla UE , alla NATO e alla guerra in Ucraina. Georgescu accusava i rifugiati ucraini di approfittare della generosità di Bucarest? La stessa accusa è mossa da Simion. Georgescu sosteneva che fosse il momento di riavvicinarsi a Mosca, per interesse nazionale? Lo stesso sostiene Simion, e così via. Il leader di Aur, da candidato poco conosciuto, adottando i modi e gli slogan di Georgescu è riuscito a imporsi come possibile prossimo presidente della Romania.
E’ curioso rilevare che, prima che la Corte suprema annullasse il voto di novembre scorso, Simion e Georgescu non erano neppure alleati, semplicemente il leader di Aur ha capito il potenziale dell’eredità di un candidato sostenuto a livello popolare come Georgescu. Va tenuto conto che le elezioni in Romania non sono soltanto un problema locale, sono un problema e un nodo geopolitico molto più grande: la Romania confina con l’Ucraina, ha un esercito ben armato e fa parte della NATO, la quale ha basi strategiche molto importanti, quindi ha un ruolo fondamentale e strategico nella “guerra” alla Russia. Se ricostruisse relazioni stabili e non conflittuali con il Cremlino sarebbe una pericolo e uno sconvolgimento dell’intera area e soprattutto per Kiev e Bruxelles.
La dimensione sovranazionale di queste elezioni è dimostrata anche dall’interessamento degli Stati Uniti, con le dichiarazioni di Elon Musk che ha accusato l’UE di ingerenza e di voler frenare la democrazia. Anche il figlio del presidente Trump, Donald Jr. ha sostenuto apertamente Georgescu e ora Simion, ed è in Romania proprio in questi giorni, la vicinanza con il voto non è una coincidenza.
A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG