Solo un "bluff"? La deterrenza atomica russa e le "linee rosse" della NATO

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Solo un "bluff"? La deterrenza atomica russa e le "linee rosse" della NATO

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Vladimir Putin si è insediato martedì per il suo quinto mandato da Presidente della Federazione Russa. Il trionfo elettorale di marzo ha consolidato il suo potere, rinnovato lo slancio bellico russo nel teatro di guerra ucraino e rafforzato la postura della Russia nello scenario internazionale. Mosca adesso può alzare l’asticella dinnanzi ai tentativi dell’Occidente di superare ulteriori linee rosse.

E infatti, proprio ieri, il giorno prima della grande cerimonia di insediamento, ha deciso di tenere esercitazioni nucleari in risposta alle dichiarazioni bellicose di leader e funzionari occidentali.

L’Ucraina non può perdere

La Russia ricorre alla deterrenza nucleare per frenare la crescente cobelligeranza dell’Occidente che, a causa del rischio concreto di un collasso delle forze ucraine, non esclude più l’invio di truppe in Ucraina. La NATO è disposta in extrema ratio ad un intervento diretto pur di evitare la sconfitta di Kiev.

Emmanuel Macron ha parlato di utilizzare l’ambiguità strategica come deterrente. L’Ucraina non può perdere ed è necessario infliggere una sconfitta strategica alla Federazione Russa. Tuttavia non è chiaro quale siano le linee rosse dell’Occidente. La Francia, infatti, ha posto due condizioni per l’invio di truppe: la richiesta del governo ucraino o uno sfondamento del fronte in Donbass.

Un articolo pubblicato domenica su Repubblica a firma Tommaso Ciriaco, Anais Ginori e Claudio Tito, afferma che la NATO valuta un intervento in due casi:

  • la partecipazione diretta o indiretta di un terzo attore in guerra, ad esempio la Bielorussia;
  • una provocazione di Mosca contro i baltici, la Polonia o la Moldavia. Non necessariamente un’invasione ma anche un semplice affondo per testare la reattività della NATO.

In ogni caso l’Occidente interverrà qualora Mosca dovesse di nuovo puntare su Kiev. Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha posto la stessa linea rossa, in un’intervista rilasciata lunedì al Messaggero.

“Le truppe ex sovietiche che arrivano a Kiev – ha detto - sarebbero un elemento totalmente destabilizzante per l’Europa e per il mondo. Porterebbero inevitabilmente ad uno scontro con altre nazioni che non accetterebbero i carri armati russi al confine”.

L’opzione dell’invio di truppe è utilizzata come deterrenza contro l’aggressività di Mosca. Nello stesso articolo di Repubblica, però, si evidenzia come l’Europa, senza gli USA, non sia all’altezza di un confronto diretto con la Russia. La Francia, ad esempio, in tempi rapidi avrebbe a disposizione solo 20.000 uomini. L’aeronautica non potrebbe reggere per più di 10 giorni, secondo l’ex comandante delle Forze aeree strategiche Bruno Maigret. Per altri Paesi le stime sarebbero anche peggiori. Il generale Bertolini sul Fatto Quotidiano[1] sottolinea le difficoltà per gli eserciti NATO:

“Bisogna tenere presente – dice - che questa guerra non è il tipo di guerra rapida e altamente tecnologica su cui da decenni sono basate le dottrine degli eserciti occidentali”.

Serve meno tecnologia e più uomini, mentre la NATO ha meno uomini e più tecnologia. Probabilmente è per questa ragione che gli annunci di Macron non hanno provocato un effetto deterrenza, imprimendo invece una pericolosa accelerazione nell’escalation tra NATO e Russia.


Deterrenza nucleare russa: bluff o rapida escalation?

Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato lunedì che Mosca utilizzerà la propria deterrenza nucleare in risposta alle minacce sempre più persistenti dell’Occidente alla sua sovranità e integrità territoriale.

In un documento[2] ufficiale ha affermato che le potenze occidentali stanno manifestando deliberatamente la disponibilità ad entrare in un conflitto “diretto e armato” con la Federazione Russa, ovvero uno scontro militare frontale tra potente nucleari, “come parte dell’attuazione di una linea ostile: infliggere una sconfitta strategica al nostro Paese”.

Sergey Lavrov si riferisce non solo a Macron, ma anche al via libera di Londra a Kiev per l’utilizzo di armi britanniche contro il territorio russo.

“Il regime di Kiev e i suoi ispiratori occidentali dovrebbero finalmente rendersi conto che i loro passi sconsiderati stanno portando la situazione sempre più vicino all’accumulo di una “massa critica” esplosiva”, si legge.

Sempre lunedì, il ministero ha convocato l’ambasciatore britannico in merito alle dichiarazioni del ministro degli Esteri Cameron e ha minacciato Londra colpire obiettivi britannici in Gran Bretagna e fuori dall’Ucraina, se Kiev dovesse attaccare il territorio russo con missili britannici. E’ il primo avvertimento di attacco diretto che Mosca lancia ad un Paese della NATO.

Dopo queste mosse, Varsavia ha dichiarato che non invierà truppe in Ucraina. In serata anche il presidente Joe Biden ha chiarito che Washington non manderà forze. Una posizione analoga è stata assunta dall’Italia, che esorta una soluzione politica del conflitto. 

In Italia, tuttavia molti commentatori ritengono che la minaccia nucleare sia un bluff. Anna Zafesova, sulle pagine de La Stampa, ricorda che tante altre volte Putin abbia agitato lo spauracchio dell’atomica, senza poi reagire quando l’Occidente ha oltrepassato le linee rosse di Mosca. Trattare la Russia come se non fosse una potenza nucleare, però, equivale a giocare alla roulette russa con un’arma di distruzione di massa al posto dei proiettili. Tanto più che adesso, la Russia ha un evidente vantaggio militare. E potrebbe volerlo usare.

Secondo un’analisi della rivista ucraina Strana[3], una fetta di opinione pubblica russa, guidata da falchi e Z-blogger è favorevole all’utilizzo del nucleare. Ritiene che l’Occidente stia bluffando: non metterà davvero a rischio l’umanità con una guerra atomica per sottrarre Berdyansk o Melitopol al controllo russo. Alcuni esperti militari chiedono di porre fine rapidamente alla guerra e al sacrificio di uomini presentando un ultimatum con la minaccia di un attacco nucleare. Si ripeterebbe insomma una crisi come quella di Cuba del 1962.

Gli oppositori del nucleare ritengono che ripetere adesso lo scenario caraibico sia molto rischioso e potrebbe non essere possibile arrivare ad un compromesso. In realtà gli eventi si stanno sviluppando sempre più rapidamente verso una drammatica escalation.

La posizione di Pechino, che finora ha considerato inammissibile il ricorso al nucleare, è un potentissimo deterrente per Mosca. Sarà cruciale l’incontro che si terrà a Pechino a metà mese tra Putin e Xi Jinping. 

 

[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/05/07/esercitazioni-nucleari-russe-bertolini-mosse-che-alzano-la-temperatura-di-questo-conflitto/7538313/

[2] https://mid.ru/ru/foreign_policy/news/1948486/

[3] https://t.me/stranaua/153298

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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