"Stiamo aspettando il nostro turno, uno dopo l'altro". Giornalista palestinese si strappa l'equipaggiamento della stampa in diretta
Sui suoi social Al Jazeera ha pubblicato il video di un giornalista palestinese a Gaza che compie un gesto estremamente simbolico, strappandosi via l'equipaggiamento e la protezione fornita agli operatori dell'informazione nei teatri di guerra. "Stiamo aspettando il nostro turno, uno dopo l'altro". Queste le sue parole in diretta pochi minuti dopo che un suo collega era stata assassinato da Israele.
"Stiamo aspettando il nostro turno, uno dopo l'altro".
— lantidiplomatico.it (@Lantidiplomatic) November 3, 2023
Un giornalista palestinese di Gaza si è strappato l'equipaggiamento protettivo durante un servizio in diretta dopo che uno dei suoi colleghi è stato ucciso in un attacco israeliano. pic.twitter.com/YuDYP3hikE
In 28 giorni sono 36 i giornalisti uccisi da quando è iniziato il conflitto tra Israele e Resistenza palestinese, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ). In un comunicato, l'organizzazione ha spiegato che "al 2 novembre, le indagini del CPJ hanno mostrato che almeno 36 giornalisti e operatori dei media erano tra i circa 10.000 uccisi dall'inizio della guerra, il 7 ottobre."
Non solo, secondo l'organizzazione, i giornalisti sul campo devono affrontare altri rischi per salvarsi la vita, proprio per la devastante potenza degli attacchi aerei israeliani. Oltre al fatto, che ci sono delle difficoltà operative per frequenti le interruzioni dei servizi di telecomunicazione e interruzioni di corrente.
Questa è il riepilogo della situazione al 3 novembre
- Confermata morte 36 giornalisti e operatori dei media: 31 palestinesi, 4 israeliani e 1 libanese.
- 8 giornalisti feriti.
- 3 giornalisti sono stati denunciati come dispersi.
- 8 giornalisti arrestati.
Tra l’altro, il CPJ ha annunciato delle sue indagini "su numerose segnalazioni non confermate di altri giornalisti uccisi, scomparsi, detenuti, feriti o minacciati e di danni agli uffici dei media e alle case dei giornalisti.”
L’organizzazione ha sottolineato “che i giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante durante i periodi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra", secondo Sherif Mansour, coordinatore del programma Medio Oriente e Nord Africa del CPJ.
E’ stato osservato che “i giornalisti di tutta la regione stanno facendo grandi sacrifici per coprire questo conflitto straziante. Quelli di Gaza, in particolare, hanno pagato, e continuano a pagare, un tributo senza precedenti e si trovano ad affrontare minacce esponenziali. Molti hanno perso colleghi, famiglie e sono fuggiti in cerca di sicurezza quando non esiste un rifugio o un’uscita sicura”.
Da parte sua, Volker Turk ’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ieri, ha ricordato che almeno 46 giornalisti sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2023 e almeno 531 sono stati messi in custodia nel periodo segnalato.