TVE rompe l'omertà occidentale sul numero dei militari ucraini morti
Strage di Berlino: perché mostrarci il poliziotto che lo ha “ucciso”?
Ma com’è che ora si rende subito noto, oltre al nome e cognome, anche la fotografia del poliziotto che ha appena ucciso un terrorista? Una ipotesi: Marco Minniti – da tempo immemorabile tutor dei servizi segreti e ora anche Ministro dell’Interno – si era reso conto che la morte di Anis Amri, - identificato come il responsabile della strage con il TIR a Berlino grazie ad un ennesimo documento di identità miracolosamente ritrovato dopo 24 ore – per mano di un ignoto avrebbe legittimato in tutta l’opinione pubblica i sospetti che Anis Amri non fosse altro che un Patsy (come Lee Harvey Oswald o Shiran Bishara Shiran).
Sospetti fortificati da una serie di circostanze riportate dai media. Ad esempio: il suo video, così difforme da quello dei tanti “martiri jihadisti” (girato in un luogo coperto, bandiera alle spalle, sguardo fisso, riferimenti precisi al gesto che intende fare...) e che sembra, invece, la goffa recita di qualcuno pagato per fare un discorso (in cui, tra l’altro, si dichiara di voler colpire i responsabili dei raid aerei occidentali, tra i quali non si possono certo annoverare i Tedeschi); i suoi tragitti ferroviari (Germania, Francia, Italia) dopo la strage attestati dai biglietti usati che, non si sa per quale ragione, teneva ancora nelle sue tasche; il suo conseguente transitare senza nessun problema per stazioni ferroviarie, come quella di Milano, dotate di innumerevoli telecamere (e, pare, anche di sistemi di sorveglianza con software di riconoscimento biometrico); il suo trovarsi, al momento della sua morte, ad appena 1500 metri dal luogo dove era partito il TIR poi usato per la strage.
E a rendere ancora più sospetto il tutto provvede Repubblica che, forse inavvertitamente, pubblica prima e cancella poi un articolo (qui lo screenshoot) che ricostruisce l’origine del conflitto a fuoco parlando di “spari che hanno fatto accorrere una volante”. Ammettendo che questi spari ci siano davvero stati, a che avrebbero dovuto servire se non a fare accorrere la polizia e spingere Anis Amri a sguainare la pistola? “Pistola” per modo di dire: la foto pubblicata (soltanto) da Repubblica si direbbe poco di più di una Scacciacani (una ipotesi che si direbbe convalidata dal piccolissimo foro che sarebbe riuscita a creare sulla divisa del poliziotto). E, ciliegina sulla torta, le ultime parole dell’attentatore: non già l’immancabile “Allahu Akbar” ma “poliziotti bastardi”. Proprio quello che ci si aspetterebbe da qualcuno che scopre di essere stato sacrificato a sua insaputa.
Un Patsy.
Potrebbe anche interessarti
Investitori tedeschi e ruolo della Polonia. Le nuove rivelazioni del Washington Post sul sabotaggio del Nord Stream
Gli investigatori tedeschi stanno esprimendo seri dubbi sulla narrazione ufficiale sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream, che è stata spinta con forza all'indomani dell’inchiesta bomba di...