Strage di migranti a Crotone. Come Repubblica (e la Meloni) vi nascondo i reali assassini
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Questi 40 corpi sono solo ciò che a noi è dato vedere della brutale conseguenza delle nostre azioni.
Non c'è dolore, non c'è comprensione, non c'è umanità. Solo il teatro di chi fa propaganda sulle conseguenze (da una parte o dall'altra) e non ha la volontà di occuparsi delle cause.
E le cause risiedono in quelle milizie di Tripoli responsabili della tratta di esseri umani, che illudono e adescano per interesse centinaia di migliaia di ragazzini africani, la maggior parte dei quali nemmeno sa a cosa va incontro.
Quelle milizie di Tripoli baluardo degli interessi europei in quel 20% di Libia, Tripoli e dintorni, dove gli africani sono ridotti in schiavitù e costretti a rischiare la vita sui gommoni sgonfi.
Sono l'effetto collaterale del nostro intervento coloniale in Libia, che perdura a 12 anni di distanza dalla caduta di Gheddafi.
Pensare di soccorrere i migranti senza l'abbattimento della giunta coloniale di Tripoli che noi chiamiamo governo è solo narrazione fiabesca eurocentrica.
Intanto oggi, 26 febbraio, il film "L'Urlo" torna a Napoli grazie all'invito di GalleRi Art, 3 mesi e 1 giorno dopo l'episodio di squadrismo buonista di cui è stato oggetto. Segnalo con amarezza che in questi 3 mesi non ho ricevuto alcun attestato pubblico di solidarietà, figuriamoci di scuse, da alcuna associazione o istituzione napoletana. Nemmeno formale. Nemmeno di quelli che salvano la forma senza necessariamente avallare il contenuto dell'opera, ci mancherebbe.
Segnalo, questa volta con disillusione, che la fiammata d'amore di alcuna destra di governo rispetto all'episodio e all'opera, si è presto spenta, per il rammarico dei detrattori umanitaristi, non appena dalle conseguenze del fenomeno migratorio, si è passati alle cause. E lì io resto, con tutto il lavoro dell'Urlo. Resto a puntare il dito contro quell'occupazione militare della Tripolitania (al fine del saccheggio delle risorse), ottenuta sul campo attraverso quelle milizie che poi producono anche la tratta di esseri umani. Se però il carattere speculativo e di breve durata dell'interesse della destra di governo verso l'Urlo era scontato durasse il tempo di un titolo di giornale, quanto occorso al Festival Del Cinema dei Diritti Umani di Napoli lo scorso 25 novembre, per chi non ha avuto imbarazzo a soffermarvisi, rappresenta la fine della Società Aperta.
La rappresentazione plastica della mendacità dell'ideologia diffusasi negli ultimi decenni all'ombra dell'opera di Karl Popper, attitudine altre volte declinata e definita come politica del doppio standard. "Lungi da noi voler censurare questa schifezza, ma ve la vedete senza di noi", è una frase che, per quanto retorica (nel frattempo la proiezione era stata fisicamente già interrotta), mina le basi del consesso civile, viola quella grammatica del confronto necessaria all'agire politico che altrimenti si trasforma in qualcos'altro.
Nessuno l'ha notato, o meglio, tutti hanno fatto finta di non vedere, ma l'omertà non toglie un grammo alla pesantezza di quelle immagini della sala in ostaggio del furore ideologico globalista, inclusivo che con una società che si definisca aperta non ha proprio nulla a che fare.
Un comportamento che non è malcostume, ma è riverbero di un conflitto mondiale alle porte alimentato più da quello stesso furore ideologico che inverte a piacere con disinvoltura aggressore e aggredito, che non dalle armi sul campo.
Ma quanto successo lo scorso 25 novembre a Napoli (benché fosse solo l'epifania di una censura in corso da anni), non è stato un caso isolato nemmeno nella sua gravità. Al contrario, la conseguente visibilità dell'Urlo ha dato il via ad un attacco su larga scala a suon di squadrismo, intimidazioni, calunnie, diffamazione, minacce e presto chissà che altro.
Ho vissuto 2 anni a Napoli, adoro questa città. Conosco le sue mille risorse. E per tanto: se ci fosse qualche napoletano a cui tutto questo non sta bene, l'appuntamento è per questa sera.
Le prossime date dell'Urlo
26 febbraio - NAPOLI
02 marzo - PRATOVECCHIO (AR)
03 marzo - AREZZO
04 marzo - TOLENTINO (MC)
06 marzo - REGGIO EMILIA
11 marzo - SANREMO (IM)
12 marzo - TORINO
13 marzo - GIFFONI VALLE PIANA (SA)
Segnalo, questa volta con disillusione, che la fiammata d'amore di alcuna destra di governo rispetto all'episodio e all'opera, si è presto spenta, per il rammarico dei detrattori umanitaristi, non appena dalle conseguenze del fenomeno migratorio, si è passati alle cause. E lì io resto, con tutto il lavoro dell'Urlo. Resto a puntare il dito contro quell'occupazione militare della Tripolitania (al fine del saccheggio delle risorse), ottenuta sul campo attraverso quelle milizie che poi producono anche la tratta di esseri umani. Se però il carattere speculativo e di breve durata dell'interesse della destra di governo verso l'Urlo era scontato durasse il tempo di un titolo di giornale, quanto occorso al Festival Del Cinema dei Diritti Umani di Napoli lo scorso 25 novembre, per chi non ha avuto imbarazzo a soffermarvisi, rappresenta la fine della Società Aperta.
La rappresentazione plastica della mendacità dell'ideologia diffusasi negli ultimi decenni all'ombra dell'opera di Karl Popper, attitudine altre volte declinata e definita come politica del doppio standard. "Lungi da noi voler censurare questa schifezza, ma ve la vedete senza di noi", è una frase che, per quanto retorica (nel frattempo la proiezione era stata fisicamente già interrotta), mina le basi del consesso civile, viola quella grammatica del confronto necessaria all'agire politico che altrimenti si trasforma in qualcos'altro.
Nessuno l'ha notato, o meglio, tutti hanno fatto finta di non vedere, ma l'omertà non toglie un grammo alla pesantezza di quelle immagini della sala in ostaggio del furore ideologico globalista, inclusivo che con una società che si definisca aperta non ha proprio nulla a che fare.
Un comportamento che non è malcostume, ma è riverbero di un conflitto mondiale alle porte alimentato più da quello stesso furore ideologico che inverte a piacere con disinvoltura aggressore e aggredito, che non dalle armi sul campo.
Ma quanto successo lo scorso 25 novembre a Napoli (benché fosse solo l'epifania di una censura in corso da anni), non è stato un caso isolato nemmeno nella sua gravità. Al contrario, la conseguente visibilità dell'Urlo ha dato il via ad un attacco su larga scala a suon di squadrismo, intimidazioni, calunnie, diffamazione, minacce e presto chissà che altro.
Ho vissuto 2 anni a Napoli, adoro questa città. Conosco le sue mille risorse. E per tanto: se ci fosse qualche napoletano a cui tutto questo non sta bene, l'appuntamento è per questa sera.
Le prossime date dell'Urlo
26 febbraio - NAPOLI
02 marzo - PRATOVECCHIO (AR)
03 marzo - AREZZO
04 marzo - TOLENTINO (MC)
06 marzo - REGGIO EMILIA
11 marzo - SANREMO (IM)
12 marzo - TORINO
13 marzo - GIFFONI VALLE PIANA (SA)