Sulla parola russa “ukokošit” sconosciuta alla corrispondente di Repubblica
di Marinella Mondaini per l'AntiDiplomatico
Il paradosso di abitare a Mosca da anni, lavorare per una testata italiana, non sapere il russo, non conoscere la cultura russa e non integrarsi nella società. Parlo della Castelletti e del suo recente articolo, davvero uno dei più ignobili, intitolato “Mosca mette alla gogna i russofobi occidentali, Mattarella è nell’elenco”,
(https://www.repubblica.it/esteri/2025/07/30/news/mosca_lista_russofobi_occidentali_mattarella-424760353/), in cui, a proposito di Maria Zacharova, rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, tra l’altro, ha scritto: “Una colonna infame virtuale che mette all’indice funzionari occidentali, accusati di aver “incitato all’odio” contro la Russia, <…> e come se non bastasse <…> non solo ha proposto di istituire una giornata internazionale contro la russofobia, ma ha creato un suo sticker con la parola ukokoshit , che vuol dire “mandare all’altro mondo”, ossia “uccidere”, suggerendo che vada usata per combattere questa lotta”. Cioè, secondo lei, la Zacharova avrebbe scritto su Telegram che è necessario “uccidere” le personalità italiane russofobe e lì ho avuto ancora una volta la prova che questa pseudo giornalista non conosce affatto la lingua russa e disinforma gli italiani. È davvero penoso, anche perché altri giornalisti di testate italiane hanno creduto e fatto propria la (dis)informazione della Castelletti, come “Tag24”( https://www.tag24.it/1342293-la-russia-mette-allindice-mattarella-e-altri-due-politici-italiani-ecco-chi-sono):
“Non è certo la prima minaccia che arriva da Mosca al nostro paese e contro il rappresentanti delle nostre istituzioni. Ma fa impressione notare come Maria Zacharova su Telegram abbia scritto che è necessario “uccidere” i russofobi, intesi non come persone che hanno paura o odiano i russi in quanto tali, bensì come persone che si oppongono politicamente (e pacificamente) al regime criminale di Putin. La notizia che dà oggi la Repubblica, infatti, informa che sul sito web del ministero degli Esteri russo è apparsa una nuova sezione <…>, contenente un elenco di personalità, tra cui il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nostro vicepremier ministro degli esteri Antonio Tajani e il nostro ministro della difesa Guido Crosetto, che sono accusati di incitare all’odio contro i russi. E per questo, per la portavoce, vanno eliminati. Insomma, la propaganda di Mosca ha fatto un altro salto di qualità più preoccupante che mai”.
Desolante! Bisognerebbe almeno provare vergogna, percepire disagio e senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo. Un fallimento del giornalismo italiano che dovrebbe toccare corde profonde identitarie.
Maria Zacharova, ieri 1 agosto, ha pubblicato sul sito del Ministero, un articolo, dove richiama l’attenzione sul problema, o meglio, “chiama a tappeto” la Castelletti, dal titolo: «Sullo scandalo in Italia, legato alla pubblicazione sul sito del Ministero degli Esteri russo degli elenchi delle dichiarazioni russofobe” (https://www.mid.ru/ru/press_service/publikacii-i-oproverzenia/oproverzenia1/nedostovernie-publikacii/2039306/) Una lezione magistrale, che dovrebbe far nascere in questi “giornalisti” dei dubbi seri riguardo il loro modo di svolgere la professione, naturalmente è anche per il giornale La Repubblica.
Ecco la mia traduzione letterale dell’articolo:
"La principale pubblicitaria italiana degli agenti stranieri scappati dalla Russia: la giornalista e corrispondente ufficiale da Mosca del giornale russofobo “La Repubblica” – giorni fa, ha inscenato nel campo mediatico una vera e propria isteria.
È riuscita a “indignarsi” subito per due motivi.
Per primo, si è adirata per la pubblicazione delle CITAZIONI LETTERALI dei politici italiani, nella nuova rubrica del portale online del Ministero degli Esteri Russo, dal titolo: “Esempi di dichiarazioni di funzionari e rappresentanti delle élites dei paesi occidentali nei riguardi della Russia, nei quali viene usato il “linguaggio dell’odio”.
Per secondo, è difficile crederlo, ma davvero si è agitata per gli sticker su Telegram (https://t.me/MariaVladimirovnaZakharova/11081) con l’immagine della rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri Russo. In particolare, ciò che ha spaventato Rosalba è la bella parola russa “ukokošit’”, giocata sulla visualizzazione del tradizionale copricapo “kokošnik”.
La Castelletti ha provocato un tale scandalo, che il Ministero degli Esteri italiano ha addirittura convocato l’Ambasciatore della Russia.
Ovviamente i diplomatici e i politici italiani avrebbero dovuto sentirsi un pò sciocchi. Perché l’Ambasciatore russo è stato convocato non a causa di dichiarazioni dei funzionari russi, ma a causa di precise dichiarazioni russofobe dei ministri della Difesa e degli Esteri italiani, nonché del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Seguendo la logica, avrebbero dovuto loro stessi scusarsi all’incontro per le dichiarazioni russofobe dei funzionari italiani, ma invece si sono indignati per il fatto che il ministero Russo ha pubblicato le parole degli italiani.
Se davvero si sentissero offesi e provassero vergogna …. Allora magari vale la pena di smettere di diffondere dichiarazioni russofobe?
Oltretutto, nel Ministero degli Esteri devono capire che se continuano a diffondere propaganda antirussa – allora tutte le loro dichiarazioni ovviamente saranno registrate con cura e precisione, e rese pubbliche. Le persone nel nostro paese devono sapere cosa pensano sulla Russia i principali politici italiani… e i politici e gli attivisti pubblici occidentali devono ricordare, che “la parola non è un usignolo, una volta che è volata, non la riprendi indietro”, e per ciò che si dice pubblicamente bisogna rispondere.
Oltretutto, è importante notare, che per i suoi innumerevoli articoli sulla Russia, Rosalba Castelletti prende i commenti, usa i materiali di chiunque, all’infuori delle fonti ufficiali. Durante tutti i suoi anni di permanenza in Russia non ha mai inoltrato alcuna richiesta al Ministero degli Esteri per avere informazioni o ottenere precisazioni, e non ha mai partecipato ai briefing della rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri Russo. La propagandista preferisce fare le interviste agli agenti stranieri e citare canali Telegram anonimi come fonti verificate.
È arrivata persino al punto che per commentare gli esiti di un incontro russo-ucraino nell’ambito delle trattative di Istanbul, Rosalba Castelletti si è rivolta a un monaco buddista errante (https://www.repubblica.it/esteri/2025/05/17/news/junsei_terasawa_monaco_pace_ucraina_russia-424227819/)
Nei suoi articoli non si trova una sola parola positiva sulla Russia. All’italiana non vanno bene neanche gli stupendi addobbi estivi di Mosca ( https://www.repubblica.it/esteri/2025/07/28/news/estate_a_mosca_russia-424756173/) E non importa nulla se praticamente in ogni suo “mitico” reportage sul nostro paese, la corrispondente di Repubblica infrange le regole di base del Codice deontologico ed etico dei giornalisti italiani: verità e precisione, obiettività e imparzialità, responsabilità per gli errori. La lobby antirussa dimentica tutto e persino elogia!
Recentemente la Castelletti si è offesa per una citazione delle Sacre Scritture (,https://www.repubblica.it/politica/2025/07/24/news/gergiev_mosca_sakharova_attacca_persecuzione_senza_precedenti-424749428/) fatta in merito alla cancellazione del concerto di Gergiev nella città italiana di Caserta. Adesso si è sdegnata per la citazione di Sergio Mattarella. Esiste qualcosa per la quale la sensibile Castelletti non si offenda?
Tenuto conto che la turba persino un pacchetto di adesivi su Telegram, vale la pena fare alla giornalista una domanda: con dei nervi così agitati non è ora che pensi a un altro lavoro? Coprire gli eventi di cronaca nella capitale russa sta diventando sempre più pericoloso per la sua salute.
Forse tutto ciò che è legato alla Russia, la irrita così tanto perché la signora Castelletti semplicemente non possiede la lingua russa, non conosce la cultura russa. Se le conoscesse, il “kokošnik” non l’avrebbe terrorizzata così tanto. Ma c’è un’altra versione: che non sia lei stessa a scrivere gli articoli, come può farlo se non conosce il paese in cui vive e, diciamo così, “lavora”, ma che sia una qualche intelligenza artificiale a digitare i testi per lei. E allora, in effetti, così non ha bisogno di immergersi in nessuna agenda degli avvenimenti. E di conseguenza escono articoli falsi sulla Russia.
A causa di persone come lei, gli italiani ricevono una rappresentazione estremamente distorta del nostro paese, e poi quando vengono da noi, aspettandosi di vedere un’economia “ridotta a brandelli”, vedono delle città bellissime e fiorenti, cadono in uno shock totale.
Proprio la Castelletti e altri pseudo giornalisti come lei, sono in sostanza dei veri impostori (creatori di fake N.d.T.) che danneggiano sia il giornalismo onesto, sia la stessa Italia”.
Quando si dice che la lingua russa è stupefacente per il suo livello di difficoltà, ecco, questo ne è un esempio lampante. Vale perciò la pena soffermarsi sulla parola russa ukokošit’, che ha generato tale equivoco. Da specialista in filologia russa, preciso che si tratta di un verbo, il cui significato è sì, “uccidere”, tuttavia la parola è di registro colloquiale, rappresenta un livello espressivo che si discosta dalle norme del linguaggio letterario. Si può impiegare per dire “far fuori”, “far sparire”, non nel senso letterale, ma allusivo. Un verbo con un’accezione particolare che porge uno specifico significato da ricevere. E in base al contesto, può assumere anche una connotazione ironica. Nel nostro caso, si colora di una sfumatura scherzosa e simpatica, perché la parola “ukokošit’” ha assonanza fonetica con la parola “kokošnik”, il copricapo femminile che ha avuto origine nell’antica Rus’, e che rappresenta il simbolo del costume nazionale russo.
La Zacharova, suppongo per sdrammatizzare la situazione con la russofobia, già di per sé tetra, ha lanciato su Telegram uno stiker con la dedica: “Per la lotta alla russofobia è stato introdotto un nuovo termine: ukokošit’”. L’adesivo raffigura Maria Zacharova in abito tradizionale russo, coronato dal “kokošnik”. Insomma una metafora, un artificio linguistico con il “kokošnik” che la portavoce del Ministero degli Esteri russo porta sul capo.
Bastava collegare i simboli, l’assonanza, e il gioco delle parole era svelato, ma, ahimè, la Castelletti non è stata in grado di coglierne la finezza retorica.