Sulla sospensione dell'attività della Fondazione di Navalnij e le condizioni di salute

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Sulla sospensione dell'attività della Fondazione di Navalnij e le condizioni di salute

Come era già stato annunciato negli ambienti giornalistici russi, il 26 aprile sarebbe stato un momento cruciale per l’attività del “principale e più pericoloso dissidente-oppositore di Putin” - secondo la narrazione falsa dell’informazione ufficiale italiana, ma ritenuta nociva e distruttiva dal popolo russo.  La Procura di Mosca, dopo aver svolto tutti gli accertamenti necessari ha presentato al Tribunale una denuncia con il fine di riconoscere la Fondazione Navalnij e le sue relative strutture come “estremiste”. Cosa significa “estremiste”? Significa che sono a un gradino prima dall’essere “terroristiche” (come l’ISIS, Al-Qaida, ecc.) Significa che Navalnij e chi tira i fili di questo burattino, conducono un’attività pericolosa per la società russa.

Un giornalista ha dichiarato che potranno prendersi dagli 8 anni ai 12 anni di carcere se la Fondazione verrà dichiarata “estremista”, se qualcuno si azzarderà ad uscire in strada esibendo il suo simbolo, sarà giudicato per lo stesso reato di chi esibisce la simbologia nazista estremista.

Il Tribunale ha esaminato tutta la documentazione e ha preso le dovute misure preventive: è stata sospesa l’attività di Navalnij – della sua Fondazione Anticorruzione “FBK” e di tutte le varie sedi. La società russa lo chiedeva da un pezzo e ora il processo è stato avviato. La prossima seduta per procedere è stata fissata per il 29 aprile.

Così in Russia hanno ricevuto un preciso messaggio anche i liberali che difendono Navalnij: è stata intrapresa la strada per porre fine all’indisturbato deleterio baccano della “quinta colonna” nella Federazione Russa.  Ricordo che in un vecchio video Navalnij diceva ai colleghi delle tv d’opposizione russe: “questo potere deve essere rovesciato, anche con la violenza”. Dichiarazioni di un personaggio che l’Unione Europea ha innalzato a eroe per i diritti umani, civili e libertà (già due le dichiarazioni di Draghi che alludevano proprio alla mancanza di tutto ciò in Russia) La Ue lo difende con i denti contro “l’assenza di democrazia di questo paese autoritario” chiamato Russia, lo sostiene perché “ingiustamente detenuto in carcere, moribondo e gravemente ammalato”,  menzogne diffuse dai media d’opposizione russi, il cibo quotidiano e unico dato in pasto ai popoli dal mainstream occidentale, propinate come verità assoluta dai mass media italiani.

In un lungo reportage i giornalisti russi hanno mostrato un video che riprende Navalnij mentre all’aperto fa ginnastica, salta e sta appeso alla sbarra, come una persona sana. Non è certo il fisico di uno che ha fatto lo “sciopero della fame dal 31 marzo”, ed è “debilitato dai maltrattamenti subiti in un durissimo carcere”. Per l’inciso si tratta di una prigione “leggera”, per reati non pesanti, dove lui si muove in tutta libertà, gira col thè in mano, chiacchera, va al negozio, si rifiuta di fare le pulizie, ha preteso letto e materasso nuovo.  Riguardo la sua salute, sono state fatte le verifiche non solo dai giornalisti, ma anche dall’incaricata per i diritti dell’Uomo in Russia, Tatjana Moskalkova, la quale ha esaminato analisi, referti e pareri dei medici, non facenti parte della prigione di Navalnij, e ha dichiarato che “solo dal 24 marzo al 20 aprile il detenuto è stato visitato da radiologo, neurochirurgo, gastroenterologo, nefrologo, neurologo e altri specialisti.  Da quando è in prigione Navalnij ha sempre ricevuto tutti i giorni la visita dei medici. Tutti! Gli hanno fatto TAC e altri indagini, riceve flebo di vitamine, massaggi, allenamento, tutta la terapia possibile e non esiste alcun serio rischio per la sua salute”. Nessun detenuto è così coccolato e curato, ma nonostante tutto, il “paziente avvelenato di Berlino” continua a spingere i giovani in piazza perché è “trattato male e lasciato morire”. La forte diminuzione di partecipazione alle proteste pochi giorni fa è anche dovuta al fatto che la gente sta capendo l’inganno, vedono come è trattato, la grande discrepanza fra ciò che dichiara e quello che riceve, l’aspetto che ha nella realtà.

Peccato per tutti quei ragazzi e cittadini russi che hanno aderito alle manifestazioni non autorizzate. Come abbiamo visto nell’ultima protesta, la polizia ha cambiato tattica, ha lasciato fare e dire, non ha portato via nessuno per la registrazione dei dati. Sta operando in un altro modo: oltre il 70 % dei partecipanti sono stati individuati dopo, li stanno andando a prendere adesso uno per uno a casa, con la prova incontrovertibile dei video che attestano la loro partecipazione e mostra il comportamento tenuto. Pagheranno secondo la Legge e avranno la reputazione rovinata. Volkov, Zhdanov e gli altri, con la promessa di “indagare sulla corruzione” hanno registrato i partecipanti, ottenendo una banca dati con la quale commerciano, hanno raccolto una grande quantità di soldi dai cittadini tramite le donazioni, ma ora tutto vacilla, è finita la sfilza di giustificazioni dei liberali, tipo “ma-loro-sono-solo-bambini”.  Capendo che tale baraonda avrebbe subito prima o poi una stretta a causa dell’alto grado di malcontento dei cittadini russi e quindi le autorità sarebbero state costrette a reagire, Volkov e i soci già scappati prima all’estero, ora meditano di spostare il loro “quartier generale”, probabilmente a Berlino, non a caso la moglie di Navalnij si reca con assiduità in Germania.

La sospensione dell’attività di Navalnij ha già prodotto la condanna dell’Ue, Joseph Borrel ha chiesto alla Russia di “smettere la persecuzione delle attività di Navalnij e della sua Fondazione, poiché ciò non corrisponde ai suoi obblighi internazionali”

Forse sarebbe il caso di consigliare a Borrel di non cercare la pagliuzza nell’occhio alla Russia quando nell’occhio della Ue c’è una trave, anzi molto più di una. Vogliamo ricordargli Carles Puigdemont e gli altri detenuti leader politici catalani? Julian Assange, detenuto per nulla, ma solo per aver diffuso informazione veritiera sui crimini degli USA e per davvero oramai ridotto in fin di vita? Delle percosse e maltrattamenti che la polizia in Europa rifila a chi protesta nelle piazze?  Dei giornalisti russi perseguitati nei paesi baltici o in Ucraina? E si potrebbe continuare…

Marinella Mondaini

Marinella Mondaini

Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

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