Trump: una Brexit statunitense?

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di Miguel Angel Ferrer per teleSUR
 

Il ministro delle Finanze messicano, José Antonio Meade, ha dichiarato che il Messico è preparato per un’eventuale vittoria del candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump. Il ministro teme che questa eventualità si tramuti in realtà il prossimo 8 di novembre? Meade è a conoscenza di qualcosa che noi comuni mortali ignoriamo? Oppure si tratta semplicemente di un sospetto più o meno fondato? Qualcosa dev’essere per non prendersi la briga di affermare che il Messico è preparato per un’eventuale vittoria di Hillary Clinton.

 

Il predecessore di Meade al Ministero delle Finanze, Luis Videgaray, fu il promotore e l’artefice dell’invito di Peña Nieto a Trump, affinché, da candidato, visitasse il Messico. La visita si rivelò un disastro per Peña Nieto e Videgaray stesso, ma qualcosa indicava la preoccupazione del governo messicano rispetto a una vittoria di Trump.

 

Sarebbe così negativo per il Messico l’arrivo di Trump alla Casa Bianca? Indubbiamente esiste una potente ed estesa corrente di opinione che sposa quest’ottica. Una corrente d’opinione nata nella cupola economica messicana e alimentata fondamentalmente dai mezzi di comunicazione. Tutto questo porta milioni di messicani a desidera e finanche promuovere la sconfitta di Trump e la vittoria della candidata Clinton. 

 

Il presidente Clinton sarebbe meglio per il Messico rispetto al presidente Trump? Non si capisce il perché. I due sono entrambi xenofobi, anti-messicani, razzisti, imbroglioni, sono entrambi due plutocrati finiti e notoriamente sociopatici. Forse l’unica differenza visibile sta nel fatto che la Clinton è una guerrafondaia senza scrupoli, mentre di Trump non abbiamo esperienza diretta in materia. 

 

Trump di certo ha detto una montagna di barbarità. Ma Hillary Clinton le ha commesse. Spaventano le parole ma non i fatti? Cosa porta la cupola economica messicana a temere tanto il trionfo di Trump? Hanno paura di un terremoto politico negli Stati Uniti che possa disturbare le attuali relazioni delle cuspidi di entrambi i lati della frontiera?

 

L’elite economica messicana teme che con Trump presidente si esauriscano gli attuali business lucrativi? Per esempio che Washington ripudi il North American Free Trade Agreement, il tristemente noto NAFTA, che ha gravemente colpito la popolazione messicana ma ha arricchito enormemente la cupola. 

 

Di solito un presidente democratico degli Stati Uniti è, con alcune sfumature, sostanzialmente uguale a un presidente repubblicano. Per il Messico e per il pianeta. «Lo stesso cane ma con un collare diverso», come ha detto una volta Fidel Castro. C’è qualcosa di diverso ora? Tutto ciò può significare uno scisma nel sistema politico statunitense?

 

Qualcosa che scuota il sistema statunitense, come la Brexit ha scosso il sistema europeo? Un annuncio interno del crollo della potenza imperiale? Un sintomo che il sistema imperialista e colonialista non è più sostenibile? Un riassestamento delle forze economiche degli Stati Uniti che cominciano a guardare verso l’interno e non verso l’esterno?

 

Un terremoto, un sisma di tale portata colpirebbe il Messico e il pianeta. Ma non necessariamente in peggio. La caduta dell’impero non sarebbe una cattiva notizia. La Brexit annuncia una nuova Europa meno dannosa di quella attuale. Trump presidente sarebbe l’annuncio di un inarrestabile declino degli Stati Uniti meno dannoso per il mondo e per il Messico? O sarebbe solamente lo stesso cane con un diverso collare?



(Traduzione dallo spagnolo de l'AntiDiplomatico)

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