USA: Biden presidente. Nessun motivo per festeggiare

16994
USA: Biden presidente. Nessun motivo per festeggiare



di Fabrizio Verde
 

Festeggiamenti, giubilo, gioia internazionale. Joe Biden riesce ad agguantare il numero sufficiente di grandi elettori per essere nominato 46° presidente degli Stati Uniti d’America. Sconfitto il ‘mostro’ Donald Trump. Nessuno qui si sogna di difendere un reazionario come Trump. Nemico giurato di ogni istanza socialista o anche solo timidamente antimperialista. Ma celebrare l’elezione di Biden come foriera di nuove speranze o significativi cambiamenti negli USA, ci sembra francamente eccessivo. 

 

Joe Biden, bisogna sempre tenerlo a mente, era pur sempre il vice del premio 'Nobel per la Pace' Barack Obama. Altro presidente celebrato come una speranza di cambiamento per gli states. Sappiamo tutti come è andata. Il 'Premio Nobel per la Pace', durante la sua presidenza ha sganciato bombe su Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria. Ha imposto sanzioni criminali contro il Venezuela, definito «minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza nazionale», armato i golpisti a Caracas così come a Managua nel tentativo, naufragato, di rovesciare il governo sandinista guidato dal Comandante Daniel Ortega in Nicaragua. Sostenuto le operazioni di lawfare in America Latina che hanno condotto al golpe parlamentare contro Dilma Rousseff in Brasile e il killerraggio politico dell’ex presidente argentina Cristina Kirchner. 

 

La famiglia Biden ha legami e affari poco chiari con i neonazisti in Ucraina. Hunter Biden - figlio di Joe - entrò nel consiglio d'amministrazione della Burisma Holdings, compagnia ucraina del gas, nel maggio 2014, con uno stipendio di 50 mila dollari al mese. Il figlio di Biden venne scelto nonostante non parlasse la lingua e non avesse particolari esperienze nel campo energetico. Ma venne cooptato pochi mesi dopo la decisione di Obama di affidare al suo vice il compito di seguire la transizione politica in Ucraina. Dove per transizione si intende la rivoluzione colorata che ha portato al potere in Ucraina i neonazisti in luogo del presidente Viktor Yanukovich.  

 

Insomma, i sinceri democratici e antimperialisti non hanno motivi per celebrare l’elezione di Joe Biden. D’altronde bisogna comprendere che negli Stati Uniti vige un regime a partito unico. Le politiche e gli interessi portati avanti sono i medesimi. Solo che questo partito è diviso in due tronconi: Democratici e Repubblicani. 


Magari cambieranno le forme, ma la natura rapace, guerrafondaia e profondamente antidemocratica del regime statunitense è immutabile.  

Non possiamo non concordare con il candidato alle presidenziali per il Green Party - di cui non conoscete l'esistenza a causa delle storture di un sistema falsamente democratico come quello statunitense - Howie Hawkins, quando afferma tramite il proprio profilo Twitter: "Non importa chi siede alla Casa Bianca, continueremo a lottare per la giustizia sociale, la democrazia e i diritti umani centrati sulle persone".


C'è un però. Se il vecchio Jo dovesse scegliere la via della Carta delle Nazioni Unite in luogo della vecchia e già battuta strada delle bombe, delle sanzioni e dei crimini internazionali, siamo pronti a fare ammenda. E saremo anche i primi a scriverlo. L'augurio è quello di poter raccontare con stupore delle politiche di discontinuità applicate dall'amministrazione Biden. Ci pare assai arduo questo possa accadere viste le premesse. Ma non vogliamo porre limiti alla provvidenza.

 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

Il Poker delle monete è allo “stallo messicano" di Giuseppe Masala Il Poker delle monete è allo “stallo messicano"

Il Poker delle monete è allo “stallo messicano"

1 maggio, le nuove frontiere del lavoro in Cina   Una finestra aperta 1 maggio, le nuove frontiere del lavoro in Cina

1 maggio, le nuove frontiere del lavoro in Cina

Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione» di Francesco Erspamer  Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione»

Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione»

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi di Geraldina Colotti Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest? di Francesco Santoianni Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Lavoro e vita di Giuseppe Giannini Lavoro e vita

Lavoro e vita

La Festa ai Lavoratori di Gilberto Trombetta La Festa ai Lavoratori

La Festa ai Lavoratori

Freedom Flotilla: l’Armata Brancaleone delle Ong di Michelangelo Severgnini Freedom Flotilla: l’Armata Brancaleone delle Ong

Freedom Flotilla: l’Armata Brancaleone delle Ong

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Le inutili spese militari globali di Michele Blanco Le inutili spese militari globali

Le inutili spese militari globali

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti