USA: censura mediatica verso le manifestazioni di solidarietà per Maduro e il Venezuela a Washington

USA: censura mediatica verso le manifestazioni di solidarietà per Maduro e il Venezuela a Washington

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di Clara Statello
 

Negli Stati Uniti d'America, la più grande democrazia del mondo, talmente democratica da potersi sostituire al popolo venezuelano ed eleggerne il Presidente, per magia di un videomessaggio del vice di Trump, non c'è spazio per le voci che solidarizzano con il legittimo presidente della Repubblica Bolivariana. Il silenzio mediatico cala sui cittadini che dissentono dalle politiche imperialiste di Washington. I media del cosiddetto mondo libero, non danno spazio alle voci discordanti che appoggiano Nicolas Maduro. Lo faremo noi.


In tutto il paese sono stati indetti sit-in e manifestazioni per le strade, dinnanzi alle ambasciate o alle sedi delle TV, per fermare il colpo di Stato in Venezuela. "Hand off Venezuela" , giù le mani, è la loro parola d'ordine. I manifestanti chiedono di fermare l'ennesima guerra di rapina per il petrolio. Chiedono la pace, il rispetto della legalità internazionale e della sovranità popolare, il rispetto del voto di oltre 6 milioni di cittadini venezuelani, più della metà degli aventi diritto.

Denunciano l'ipocrisia delle potenze Nordamericane, Usa e Canada, che mostrano preoccupazione per la crisi umanitaria in Venezuela, quando sono loro, con il blocco economico, a provocare la crisi economica in cui versa il paese. Chiedono la cessazione immediata delle sanzioni, disumane e criminali, che hanno lasciato donne, uomini, bambini e anziani senza medicine, senza i prodotti di prima necessità, senza gli alimenti. La stessa ipocrisia di quegli stati (USA, Canada, Gruppo Lima, UE), che piangono lacrime di coccodrillo per le violazioni della democrazia e dei diritti umani, ma poi forniscono sostegno politico, economico, logistico e mediatico ai gruppi paramilitari armati che bloccano le strade, uccidono i cittadini, distruggono ambulanze, depositi di cibo e medicine, cabine elettriche e attaccano ospedali, scuole, supermercati e persino asili, in quanto simboli del socialismo bolivariano.


Condannano apertamente il modello che gli Stati Uniti vogliono esportare: la democrazia di Pence "è una democrazia per i ricchi, non per i lavoratori, i poveri, gli indigeni e i neri del Venezuela" scrivono in un appello. Una democrazia che conosciamo bene, quella che perseguita i Mapuche in Cile e Argentina, i sindacalisti, le donne che lottano per la loro emancipazione, che ha ucciso Marielle Franco, Santiago Maldonado, Martin Licata e Catrillanca.


Oltre ai vari sit-in indetti a Washington, Los Angeles, Baltimora, New York, Dallas da partiti comunisti come Party for Socialism and Liberation, Word Workers Party, Struggle - La Lucha for Socialism, comitati per la pace Alliance for Global Justice, United National Antiwar Coalition, Cuba and Venezuela Solidarity Committee, Code Pink, sono stati lanciati petizioni e appelli come questo (clicca qui per il link).


La sinistra statunitense democratica, pacifista, chiede la fine della dottrina Monroe, chiede che Washington smetta di considerare l'America Latina il suo "patio trasero". A differenza della sinistra italiana istituzionale, che è ormai sconfinata nel campo neoliberale e si è trasformata nell'ala di sinistra dell'imperialismo, che scambia i carnefici con le vittime e chiama dittatore un presidente eletto dal popolo e riconosce come legittimo un presidente eletto da Washington, la sinistra statunitense è consapevole che la guerra al processo socialista bolivariano è la stessa guerra che l'oligarchia Usa conduce contro i lavoratori, le donne, i neri, i latini, i disoccupati del paese e di tutto il mondo.

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