Venezuela: viaggio nei barrios dove non ci sono proteste e si difende la Rivoluzione

Venezuela: viaggio nei barrios dove non ci sono proteste e si difende la Rivoluzione

In molte località le persone si sono mobilitate per difendere varie installazioni minacciate dalla violenza dell’opposizione

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di Fabrizio Verde
 

Secondo la narrazione post-veritiera del circuito mainstream il Venezuela sarebbe una polveriera sul punto di esplodere. Con un popolo allo stremo in rivolta in ogni angolo del paese, dove il governo riesce a mantenere il controllo solo grazie al pugno di ferro e al decisivo appoggio dell’esercito. 

 

La realtà sul terreno è ovviamente ben diversa e confuta decisamente questa fallace descrizione che rispecchia una situazione desiderata e non concreta. In realtà le immagini che invadono il nostro etere, trasmesse in modo martellante e spesso mistificatorio, provengono da pochi e circoscritti punti della capitale Caracas. A cui vanno ad aggiungersi pochi altri luoghi del paese, come mostra con grande efficacia questa infografica. 

Infatti, quando vediamo strade chiuse, edifici pubblici dati alle fiamme, mezzi pubblici dati alle fiamme, assalti alla metropolitana, a scuole od ospedali, dobbiamo sapere che questi atti avvengono in zone ben precise della capitale Caracas. I quartieri ricchi per la precisione. Questi sono i luoghi dove l’opposizione monta i suoi show mediatici con maschere antigas e giubbotti antiproiettile. Dove le telecamere cercano di mostrare l’immagine di un paese in guerra devastato dall’inettitudine del governo socialista. 

 

Lo stesso scenario, come si evince dalla precedente infografica, che si ripete in pochi e selezionati punti in altri Stati del paese sudamericano. Di contro vi sono migliaia di quartieri, ‘barrios’, colline e settori popolari del paese che vivono la loro quotidianità normalmente. 

 

Uno di questi luoghi è il ‘barrios’ popolare 23 de Enero - come racconta MIsion Verdad - situato nella zona ovest di Caracas, dove circa 200mila abitanti continuano la propria routine quotidiana. Non vi sono giornate segnate da bombe incendiarie, gas lacrimogeni e guarimbas. I bimbi vanno a scuola con la classica divisa. La metropolitana viaggia senza problemi. I negozianti aprono i propri negozi senza il rischio di assalti o saccheggi. 

 

Insomma, la vita scorre normale, nessuno ha intenzione di replicare quanto avviene nella zona ricca della città dove le classi alte vorrebbero ricacciare i poveri nella condizione di povertà estrema dove languivano negli anni precedenti la Rivoluzione Bolivariana. 

 

Lo stesso accade in altri quartieri vicini: La Pastora, Catia, Lidice. Così come San Agustín, Mamera, Petare, El Cementerio e altre centinaia settori popolari. Oltre 6 milioni di persone solo a Caracas. I ricchi non sono riusciti a coinvolgere nella protesta contro il governo le classi popolari. 

 

A Caracas come nel resto del paese. Anzi, in molte località le persone si sono mobilitate per difendere varie installazioni minacciate dalla violenza dell’opposizione. Scuole, ospedali, palestre, non saranno distrutte dalla furia devastatrice dei militanti dell’opposizione e dalle squadre mercenarie ingaggiate per la destabilizzazione del paese. 

 

Mentre i ricchi reclamano ‘libertà’, i settori popolari difendono la Rivoluzione e le sue conquiste.

 

I media mainstream continueranno a deformare la realtà per ingannare l’opinione pubblica internazionale. 

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