"Ho smesso di attaccare Trump da mercoledì.” E' la stampa, bellezza

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"Ho smesso di attaccare Trump da mercoledì.” E' la stampa, bellezza

Mai letto qualcosa di Bernard Guetta? Non vi siete persi nulla. Megafono della propaganda atlantista e della Nato, prima per Le Monde e poi per tutti gli altri “prestigiosi giornali” della Sinistra Imperiale, approda oggi sulle pagine de l’Internazionale per regalarci perle di saggezza sull’etica dell’informazione che fanno impallidire le lamentazioni di Giovanna Botteri nel giorno del trionfo di Trump.

A proposito, qui sotto una sintesi delle sbalorditive dichiarazioni di quest’altra strapagata (con soldi nostri) giornalista: appena 69 secondi di video, ma crediamo possono bastare:


Ma torniamo al buon Guetta che esordisce cercando di commuoverci narrando la vita grama dei giornalisti: “È difficile essere un giornalista (... anche perché ci accusano) di far parte dell’élite il cui benessere non è minacciato dalla globalizzazione mentre gli altri vedono il loro tenore di vita peggiorare. (...) È un atto d’accusa che risuona ovunque, ma è totalmente infondato, prima di tutto perché i giornalisti non fanno parte delle classi sociali più avvantaggiate. (È) ingiusto presentare i giornalisti come privilegiati quando invece sono penalizzati dallo status quo più di molte altre categorie.”


Ma asciughiamoci le lacrime e arriviamo al nocciolo della dichiarazione di questo strapagato giornalista: “I più grandi giornali occidentali non avrebbero mai voluto veder vincere Donald Trump, ma è forse un crimine?” Forse un crimine no, ma sarebbe stato il caso spiegare perché mai i “grandi giornali occidentali” stavano proni davanti a Killary Clinton anche a costo di spacciare tutte le bufale che l’ammantavano. Inavvertitamente Guetta svela l’arcano con una frase che ha dell’incredibile: “Non dobbiamo giudicare a priori, e in questa rubrica ho smesso di attaccare Trump da mercoledì.” Cioè da quando Trump è diventato presidente degli Stati Uniti. Insomma: ho un nuovo padrone e devo pur campare.


È la Stampa, bellezza.

 

Francesco Santoianni

 

 

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